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XVI domenica dopo Pentecoste

Omelie di un domenicano per l'anno liturgico25 Settembre 2022
Testo dell'audio

Osservando come i convitati scegliessero i primi posti, prese a dir loro questa parabola

L’atmosfera di questo Vangelo è tesa. Un importante Fariseo ha invitato il Signore a cenare con lui in giorno di sabato. Un pasto in giorno di sabato tra gli ebrei avrebbe dovuto essere un’occasione di festa, ma, come dice san Luca, Gli tenevano gli occhi addosso. Forse c’era buona volontà da parte del Fariseo, ma c’era anche evidentemente molto sospetto. La situazione peggiora quando Cristo prima pone loro una domanda a cui hanno paura di rispondere, cioè se sia lecito guarire in giorno di sabato; poi guarisce l’uomo affetto da “idropisia”‘ (cioè da grave ritenzione idrica), contrariamente alla loro interpretazione esagerata del “riposo sabbatico”; e, infine, con una semplice domanda mostra che la loro interpretazione della Legge di Mosè è incoerente e veramente disumana. Se essi sarebbero pronti a liberare una loro bestia di valore da un pozzo in giorno di sabato, trascinandola – anche con gran fatica – fuori dall’acqua o dal fango in cui è caduta, come possono poi obiettare se Egli libera un uomo, fatto a immagine di Dio, dall’acqua che rende infelice la sua vita?

Se le menti del fariseo e dei suoi amici erano impegnate a cercare il significato di un quesito, almeno sarebbero state distolte dal loro rancore contro di Lui. E a volte, quando la mente è attratta dalle parole di qualcuno, i cuori poi seguono. È forse in risposta a questa atmosfera ostile che Nostro Signore prosegue raccontando una parabola. 

Dico “il significato di un quesito”, perché penso che dovesse esser chiaro – almeno al più intelligente degli ascoltatori di Nostro Signore – che a Lui non interessava dir loro come ottenere il massimo onore in un matrimonio. Il meno perspicace tra loro doveva riconoscere che Gesù non desiderava l’onore umano; e, inoltre, se avesse davvero pensato a tale onore, non avrebbe avuto motivo di limitare il Suo consiglio ai banchetti di nozze, poiché la stessa tattica, quella di sedere all’ultimo posto per essere portato pubblicamente più in alto, avrebbe funzionato altrettanto bene in qualsiasi altro tipo di banchetto.

No, il matrimonio, insieme al Regno, è l’immagine preferita da Nostro Signore per indicare ciò che è venuto a inaugurare. Un banchetto di nozze, che è qualcosa a cui tutti sono contenti di andare, e che in qualche modo eleva tutti i partecipanti al di sopra della loro normale routine di preoccupazioni e occupazioni, è il simbolo perfetto della comunione a cui Dio, la Santissima Trinità, chiama tutti gli esseri razionali. I primi ad essere invitati a questa festa furono gli Angeli. Gli Angeli furono creati nella bellezza spirituale, pur non vedendo ancora il volto di Dio, ma capaci, con un solo atto di sottomissione alla Volontà divina, di entrare nella beatitudine eterna.

Lucifero, come sappiamo, rifiutò di obbedire. Voleva qualcosa al di là di ciò che il suo Creatore gli offriva. Ma cosa poteva desiderare, cosa c’era da desiderare, più dell’eterna beatitudine? Alcuni scrittori mistici hanno detto che, all’inizio della creazione, agli Angeli fu mostrato che il Verbo di Dio un giorno si sarebbe incarnato come uomo, e che Dio richiese loro di accettare questo santo mistero. Coloro che l’accettarono furono premiati con la beatitudine eterna, mentre quelli che rifiutarono il decreto divino ne furono esclusi. Questi scrittori dicono che Lucifero, essendo molto in alto, o forse il più alto tra gli Angeli, pensava che fosse un affronto alla sua dignità angelica che il Verbo di Dio assumesse la natura umana: se una natura doveva unirsi in una sola Persona con il Verbo eterno, riteneva che tale natura dovesse essere la sua, quella angelica. E così, nel suo orgoglio, rifiutando Dio, cadde dal Cielo come un fulmine.

Ciò potrebbe essere vero. La rivelazione pubblica, tuttavia, non contiene un racconto completo della caduta degli angeli, né del motivo di essa. Eppure, possiamo dire che Lucifero, il primo degli angeli caduti, desiderava avere la visione beatifica come se fosse stato un suo diritto, e non riceverla in dono, alle condizioni stabilite da Dio. Si arrogò, cioè, una posizione superiore a quella che gli apparteneva come semplice creatura, per quanto nobile fosse la sua natura. Voleva godere di un privilegio che appartiene, e può appartenere solo a Dio, vale a dire essere perfettamente beato senza dover godere della beatitudine eterna per dono di un altro. Si pose in tal modo, almeno col desiderio, al primo posto, e così fu scacciato dal Cielo, e cominciò a occupare con vergogna l’ultimo posto, nelle regioni infernali, tenuto nelle tenebre – sebbene fosse il “portatore di luce” – fino al giorno del giudizio, dice san Pietro (2 Pt 2, 4). Sicuramente, questo fa parte di ciò che la beata Vergine intendeva quando disse che Dio ha rovesciato i potenti dai troni.

La posizione che Lucifero desiderava non poteva essere sua, perché è una creatura. Tuttavia, c’è qualcuno a cui appartiene di diritto. Gesù di Nazareth, il Figlio della Vergine, è il Verbo di Dio in persona. La beatitudine eterna dunque Gli appartiene di diritto, ed è questo il motivo per cui la Sua Anima umana, sin dal primo momento della Sua esistenza, ha goduto della visione di Dio, senza doverla meritare, come fecero gli Angeli. Essendo Dio, e l’unico uomo sulla terra beato (cioè che godeva della visione beatifica) per diritto proprio, Cristo avrebbe potuto quindi apparire nel mondo come sovrano del mondo, e avrebbe potuto esigere ogni obbedienza da tutti i popoli. Invece, scelse di agire in modo più divino. Scelse il seno della Vergine, la nascita in una grotta, l’esilio in Egitto, l’oscurità a Nazareth di Galilea. Sebbene fosse lo Sposo, si comportò come se fosse un semplice ospite al banchetto di nozze organizzato dal Padre Suo, occupando l’ultimo posto, affinché potessimo imparare ad amare l’umiltà.

E poiché Lui, il Figlio, umiliò Sé stesso facendoSi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce, il Padre, per così dire, Gli disse al mattino della Sua Resurrezione: Amico, sali più in alto. Con la Sua Ascensione, Gesù ottenne il posto più alto, agli occhi di tutti, manifestandoSi come il Figlio di Dio con potenza, almeno agli Angeli, poiché sarà manifestato a tutti gli esseri razionali, sia gli eletti che i reprobi, nell’ultimo giorno.

Tale, mi sembra, è il significato profondo di questa parabola. Naturalmente, non ci si poteva aspettare che il Fariseo e gli altri ospiti nella sua casa lo comprendessero chiaramente, specialmente se consideriamo che gli stessi Apostoli spesso non capivano il significato delle parole di Cristo fin quando non venne lo Spirito Santo, la domenica di Pentecoste. Ma avrebbero potuto almeno accettare la legge che Egli stabilisce alla fine: chiunque si innalza sarà umiliato, e chi si umilia sarà innalzato

Dato che siamo membra di Cristo, la nostra vita deve riprodurre in qualche modo la Sua. Noi prendiamo il posto più basso – qualunque sia il nostro rango esteriore – quando interiormente riteniamo gli altri più degni di onore di noi, a causa dei nostri peccati. Ma sappiamo anche che l’umiltà è così preziosa agli occhi di Dio che Egli onorerà coloro che persevereranno in questa virtù fino alla fine; e che Egli li farà onorare non dai potenti di questo mondo (ciò che sarebbe un peso piuttosto che una ricompensa), ma da coloro che siedono a tavola con Lui nell’altro.

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