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VI domenica dopo Pentecoste

Omelie di un domenicano per l'anno liturgico17 Luglio 2022
Testo dell'audio

Ho compassione di questa moltitudine, perché già da tre giorni sono con Me

Uno dei miracoli più famosi di Nostro Signore è la moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini, oltre a donne e bambini, con cinque pani e due pesci. Questo è il miracolo che ascoltiamo la quarta domenica di Quaresima, domenica Lætare, ed è narrato da tutti e quattro gli Evangelisti. Il miracolo che viene descritto oggi nel Vangelo è diverso: è la moltiplicazione dei pani per quattromila uomini, oltre a donne e bambini, con sette pani e qualche pesciolino. Nel caso in cui qualcuno volesse supporre che si tratti dello stesso evento, e che gli Evangelisti abbiano semplicemente fornito dati diversi del numero delle persone presenti, troviamo che sia san Matteo che san Marco narrano entrambi i miracoli. La moltiplicazione dei pani per i cinquemila avvenne prima, circa un anno prima della morte di Nostro Signore, mentre la moltiplicazione dei pani per i quattromila avvenne dopo, poco prima della Sua trasfigurazione. Ma ciò che più conta è che Gesù parla agli Apostoli di questi due miracoli, dopo che li ha compiuti, e fa loro capire che c’è un significato misterioso non solo nei miracoli, ma nel numero di persone nutrite in ciascuna occasione, nel numero di pani moltiplicati e anche nel numero di ceste avanzate alla fine. Potete leggerlo nell’ottavo capitolo del Vangelo di san Marco.

Questa mattina non cercherò di svelare tutti questi misteri, ma semplicemente di fare questa domanda: “Perché Nostro Signore ha operato due miracoli simili? Quale ne è stato il motivo?”. Potreste dirmi: “Forse è stato solo perché in due occasioni c’era una grande folla da sfamare”. Questo è vero, ma non spiega perché entrambi i miracoli siano stati registrati dagli Evangelisti. San Giovanni ci dice alla fine del suo Vangelo: Molti altri segni fece Gesù in presenza dei Suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Nostro Signore ha operato molti miracoli di cui non sappiamo nulla. Se lo Spirito Santo ha mosso gli Evangelisti a registrare un miracolo piuttosto che un altro, c’è sempre un motivo. Allora, perché ha mosso san Matteo e san Marco a registrare le moltiplicazioni miracolose dei pani, sia dei cinquemila sia poi dei quattromila?

Certamente il pane, in questi due miracoli, è un simbolo del Corpo di Cristo. Gesù stesso usa questo paragone altrove, quando dice alla folla nella sinagoga: Io sono il pane vivo. E nella Santa Eucaristia riceviamo il Suo Corpo, realmente presente sotto le sembianze del pane. Quindi, sembra naturale supporre che nella moltiplicazione dei pani, per i cinquemila e per i quattromila, il pane rappresenti il Suo Corpo.

Ora, in entrambi questi miracoli, il pane viene benedetto, cioè è offerto al Padre, poi spezzato e offerto alla folla. La prima frazione di questo pane mi sembra rappresentare la Passione di Cristo. Il Suo Corpo fu come spezzato sulla Croce. In uno dei Salmi, Gesù predice la Sua Passione, dicendo: Come acqua sono versato, sono slogate tutte le Mie ossa. Il Mio Cuore è come cera, si fonde in mezzo alle Mie viscere. Quando spezza il pane, alla moltiplicazione dei pani per i cinquemila, Egli rappresenta ciò che Gli sarebbe accaduto nella Pasqua successiva, quando avrebbe dato la Sua vita per il mondo.

Se è così, se la frazione del pane rappresenta la Passione, ci aspetteremmo che un tale miracolo dovesse avvenire una sola volta, perché Nostro Signore ha sofferto una volta sola. Come ci dice oggi san Paolo, Cristo risuscitato dai morti, ora non muore più. È vero, ma sebbene abbia sofferto solo una volta, non offre il Suo Corpo una sola volta. Gesù ha lasciato il Suo sacrificio alla Chiesa, la Santa Messa, e in tal modo continua ad offrire Sé Stesso, finché durerà questo mondo.

Per questo, mi sembra, ha operato due miracoli tanto simili tra loro. È perché la Messa è tanto simile alla Passione. Nel primo miracolo, compiuto in prossimità della Pasqua, Egli rappresentò la Sua morte sulla Croce, che sarebbe avvenuta un anno dopo. Nel secondo miracolo, il Vangelo di oggi, rappresentò la santa Messa. Nella Passione, il Corpo di Cristo fu come spezzato dalle sofferenze, e quando invia il Suo Spirito – nella Messa – ciò avviene misticamente, alla consacrazione, e ancora quando il sacerdote spezza l’Ostia per riceverla. Per questo gli Apostoli chiamavano talvolta la Messa “la frazione del pane”: è la frazione, cioè l’offerta di Cristo, pane vivo.

Forse è per questo che al secondo miracolo erano presenti meno persone che al primo. Nostro Signore è morto per il mondo intero. Ma la Messa è il sacrificio della Chiesa, ed è offerta soprattutto per il Corpo mistico, che è meno del mondo intero. Ecco perché il sacerdote all’inizio del Canone dice: “RicordaTi, o Signore, dei Tuoi servi e delle Tue serve, di cui conosci la fede e la devozione”.

Se è così, capiamo perché entrambi i miracoli fanno parte del Vangelo che il Signore ha voluto che fosse predicato in tutto il mondo. È necessario che entrambi siano conosciuti. Le persone hanno bisogno di sapere che hanno un Salvatore, che Dio le ha tanto amate da venire in mezzo a loro e morire per loro. Questa è la moltiplicazione dei pani per i cinquemila. Niente potrebbe essere più meraviglioso. Tuttavia, per quanto meraviglioso, Dio desiderava fare di più. Non voleva che il Suo sacrificio fosse semplicemente qualcosa di cui le generazioni successive potessero leggere, un evento riportato da un libro, fosse pure l’evento più bello scritto nel più veritiero dei libri. Oltre a sfamare i cinquemila, voleva anche sfamare i quattromila. Ha voluto che il Suo Sacrificio continuasse nella Messa, perché noi fedeli, che siamo come la folla che Lo segue nel deserto, non vivessimo solo di parole o di ricordi, ma del Suo vero Corpo. Così facendo, cominciamo fin da ora a realizzare le parole di san Paolo: Come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in novità di vita.

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