Usa, le radici cattoliche

La presenza cattolica in territorio americano si è affermata nel corso di circa mezzo millennio. Ne viene resa testimonianza oggi da alcuni importanti luoghi di culto, che hanno fatto da scenario a miracoli e ad importanti tappe nel processo di evangelizzazione del continente.
È il caso del Santuario di Chimayo, collocato nel Nuovo Messico, presso i monti Sangre de Cristo, un segmento delle Montagne Rocciose. Tale struttura è méta di pellegrinaggio, in particolare nel corso della Settimana Santa, ed è stata ribattezzata «Lourdes del continente americano». L’area in cui sorge parrebbe esser stata già abitata dal secolo XII. Quando vi misero piede i conquistadores, essi portarono il Cristianesimo alle popolazioni autoctone (in particolare, agli indiani Pueblo). Dopo alcuni scontri burrascosi, tuttavia, gli spagnoli furono respinti e costretti alla ritirata.
Pochi anni più tardi, fra il 1692 e il 1696, le truppe spagnole furono di nuovo impegnate sul territorio del Nuovo Messico. Questa volta, erano comandate dal governatore Diego de Vargas. Gli indiani Pueblo cercarono ancora di ribellarsi, ma con forza e tenacia minore che in passato. Fu così che, agli inizi del XVIII secolo, la Corona spagnola già si impose su questa regione. In realtà, sembra che il Cristianesimo qui non sia andato eclissandosi, nel periodo compreso fra il primo sbarco dei conquistadores e il secondo. Diego de Vargas, in proposito, raccontò di aver individuato presso i nativi americani un deposito di cimeli appartenenti alla tradizione cristiana, a quanto pare ancora utilizzati quotidianamente.
Le famiglie dei conquistadores si insediarono lungo le rive del fiume Santa Cruz e al villaggio di El Potrero, presso il quale furono poi gettate le fondamenta del Santuario citato e nel quale si diffuse, durante il XIX secolo, una speciale devozione per un’immagine miracolosa di Cristo, conosciuta come “Nostro Signore di Esquipulas”.
La statua, ancora oggi conservata presso il Santuario, fu trovata da un penitente, il quale fu stupito di vedere un fascio di luce provenire, a quanto gli parve, dal suolo, sopra una delle quattro colline cui si è accennato. Incuriosito, questi scavò a mani nude e trovò, nel terreno, un crocifisso. Subito alcuni uomini si recarono da un sacerdote, frate Alvarez, per renderlo partecipe di questo evento prodigioso. Era la notte di Venerdì Santo del 1810. Il religioso prese con sé la scultura e la portò presso la propria chiesa. Il giorno dopo il manufatto fu dato per disperso: inspiegabilmente, fu rinvenuto poi nell’esatta collocazione in cui lo si era trovato poche ore prima. L’episodio si ripeté un paio di volte. Le guarigioni miracolose, legate alla visita a questo luogo di culto, furono tante e tali che, dopo soli tre anni, si ritenne opportuno erigere, al suo posto, un Santuario di maggiori dimensioni: quello che ancora oggi viene visitato da migliaia di fedeli. L’immagine sacra di Cristo è conservata tuttora alle spalle dell’altare maggiore.
Merita di essere accennato anche il miracolo che si verificò nel cortile del monastero francescano di Santa Croce, a Querétero, nel vicino Messico. Qui era stato nominato Superiore padre Antonio Margil, uomo conosciuto per il suo zelo e la sua fede. Un tempo era in missione presso i nativi americani del Guatemala. Già quando era in vita, si raccontavano di lui gesta prodigiose. Quando gli indiani Talamanca lo misero in cima a una pira e appiccarono il fuoco, l’immagine del crocifisso che stringeva a sé ne fu carbonizzata, ma il religioso ne uscì illeso. Secondo la testimonianza di un sacerdote, inoltre, padre Antonio portava con sé una borsa piena di grano, per cibarsene e per condividerlo con la gente che incontrava nel corso della sua missione.
Tale scorta gli bastò miracolosamente per un periodo di circa tre mesi. Nel monastero di Santa Croce, dunque, il religioso, di ritorno dalla predicazione in un vicino villaggio, impiantò al suolo il proprio bastone da passeggio. Dopo alcuni giorni, da esso crebbe una pianta, che, anziché fiori e frutti, produsse piccoli rami, a forma di croce. Da ognuno di essi, spuntavano tre ramoscelli più piccoli, come a imitazione della corona di spine che Cristo portava sul Calvario. Si lesse tale prodigio come un’immagine efficace di quei missionari, che si sono spesi e hanno dato la vita per la conversione del Nuovo Mondo.
Questo testo di Rino Zabiaffi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it