Un fiume di santità

Don Giuseppe Cafasso, chiamato «il prete della forca» per la sua assistenza ai condannati a morte, riusciva a penetrare nel cuore e nelle menti di coloro che incontrava tutti i giorni in confessionale. La sua strada prese le mosse da Castelnuovo d’Asti, il paese che ha dato i natali anche a san Giovanni Bosco (1815-1888), al beato Giuseppe Allamano (1851-1926) e al missionario e Cardinale Giovanni Cagliero (1838-1926). Una terra dalla tradizione cattolica robusta e solida, dalla vita fatta di lavoro e di preghiera, di famiglia e sacrifici, di serenità e di santa Messa.
Don Cafasso, un modello per santi sacerdoti
Maestro e padre spirituale di san Giovanni Bosco, Cafasso modellò non solo sacerdoti, ma santi sacerdoti, fra i quali ci limitiamo a ricordare: Giovanni Cocchi (1813-1895), fondatore di uno dei primi oratori di Torino e del Collegio degli Artigianelli; beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888), fondatore dell’Opera di Santa Zita e della congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio; Gaspare Saccarelli (1817-1864), fondatore dell’Istituto della Sacra Famiglia; Pietro Merla (1815-1855), fondatore del Ritiro di San Pietro in Vincoli (massacrato da criminali, a pugni e sassate, a soli 40 anni, perché sottraeva le donne dalla strada e dallo sfruttamento dei protettori); Francesco Bono (1834-1914), fondatore dell’Istituto del Santo Natale; beato Clemente Marchisio (1833-1903), fondatore dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe; Lorenzo Prinotti (1834-1899), fondatore dell’Istituto dei sordomuti poveri; Adolfo Barberis (1884-1967), fondatore delle Suore del Famulato Cristiano.
Non possiamo dimenticare, inoltre, la stima e l’amicizia che sorse fra don Cafasso e l’oratoriano padre Felice da Carpignano (1810-1888).
Anime per il Regno di Dio
La vita religiosa si respirava non solo in chiesa, ma nelle case, nelle contrade, nei mercati, nelle aule di scuola, nei ricoveri… Sante Messe, processioni, adorazioni eucaristiche, Quarantore, predicazioni quaresimali, voti promessi dalla cittadinanza… erano un fatto normale e imprescindibile.
Il servo di Dio marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo (1782-1838), Decurione e poi Sindaco di Torino, fece innalzare una colonna marmorea alla Beata Vergine Consolata, patrona della città, proprio dove si erge il Santuario mariano, come ringraziamento per la liberazione dal colera.
Il marchese di Barolo e la consorte, la serva di Dio Giulia Colbert (1786-1864), di origini vandeane, divennero padre e m adre dei poveri e fondarono due congregazioni religiose: offrirono tutte le loro ingenti ricchezze e il loro prestigio per il Regno di Dio.
La Divina Provvidenza trovò in questo lembo di terra anime pronte a riceverla con amore riconoscente. San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) proprio a Lei intitolò il suo incredibile Istituto sanitario, la «Piccola Casa della Divina Provvidenza», nella ferma convinzione che Ella non avrebbe fatto mancare il necessario per sostenerne l’opera. Così fu.
San Giuseppe Benedetto Cottolengo affermava sempre di essere più certo dell’esistenza della Divina Provvidenza che della città di Torino.
Questo testo di Cristina Siccardi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it