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Tre simboli della religiosità lituana

Tesori del Mondo24 Novembre 2018
Testo dell'audio

La storia delle chiese di Vilnius è profondamente intrecciata con la storia della città e della Chiesa cattolica in Lituania. Uno dei simboli tradizionali di questo popolo è infatti la croce a due braccia, rappresentata da sola o sullo scudo retto da un cavaliere.

Molte sono le chiese di Vilnius e della Lituania che sono degne di nota, per i loro pregi architettonici e per la loro storia gloriosa e dolorosa (per le persecuzioni subite dai cattolici prima durante la dominazione zarista — che volle imporre il culto ortodosso — e poi quella sovietiche — che cercò di impone l’ateismo), tanto che sarebbe difficile elencarle tutte; ma almeno tre sono i luoghi particolarmente caratteristici di questa terra che sono strettamente legati alla religiosità: le Tre Croci, che dominano la città di Vilnius; la Porta dell’Aurora, che accoglieva i visitatori della città antica.

Le Tre Croci

Le Tre Croci dominano e proteggono il centro di Vilnius. Alte circa dieci metri, costruite prima in legno, poi distrutte e ricostruite in cemento, costituiscono un monumento ai primi martiri cristiani. Si trattava di sette monaci francescani, giunti in Lituania per convertire la popolazione al Cristianesimo, vennero martirizzati dai pagani: la tradizione narra che i corpi dei martiri furono seppelliti su questa collina dove fu in seguito costruita una cappella e poi furono messe tre croci.

Queste furono distrutte prima dal tempo e poi dalla brutalità dell’uomo: nel primo caso esse furono ricostruite (correva l’anno 1916) e divennero uno dei monumenti distintivi della città. Poi furono i sovietici che, nel 1950, si accanirono su questo come su altri simboli della religiosità. All’indomani del crollo della dittatura comunista, le Tre Croci riapparvero immediatamente sulla collina, a proteggere la città che al simbolo della Redenzione si è sempre affidata.

La Porta dell’Aurora

Visitando il quartiere più antico di Vilnius su giunge a una larga strada che porta verso le mura della città. È la via della Porta dell’Aurora, fiancheggiata da antichi palazzi e monasteri e che culmina, al termine della leggera salita che la caratterizza, in una porta sovrastata da una cappella che fu costruita tra il 1503 e il 1522 come parte delle fortificazioni di Vilnius, la capitale della Lituania. Il nome della porta deriva dalla sua posizione verso est, quindi verso la posizione del sole nascente ed è l’unica rimanente delle nove porte della città.

Come spesso accadeva, le porte ospitavano cappelle o immagini religiose per invocare la protezione della città da epidemie e attacchi nemici, nonché per impetrare la benedizione di coloro che si mettevano in viaggio. La Cappella della porta dell’Aurora contiene tuttora una celebre effigie della Vergine Maria Madre della Misericordia ritenuta miracolosa: per secoli il dipinto è stato uno dei simboli della città e un oggetto di culto sia da parte dei cattolici, sia da parte degli ortodossi.

Migliaia di tavolette votive adornano le pareti e molti pellegrini provenienti dalle nazioni vicine vi si recano per pregare di fronte all’effigie mariana. Le Messe sono celebrate in lituano e in polacco. Visitata anche da Giovanni Paolo II (che volle fermarsi a recitarvi il Rosario), è sempre frequentata da fedeli che spesso salgono le scale di accesso in ginocchio.

La festa della Vergine Maria Madre della Misericordia viene celebrata la terza settimana di novembre ed è una delle principali ricorrenze per l’arcidiocesi di Vilnius.

Il Monte delle Croci

«Visitando ultimamente i Paesi Baltici, sono andato in questo luogo stupendo, straordinario, che si chiama Monte delle Croci. È un Santuario, Santuario di un popolo. Ho detto che qui dovrebbe pellegrinare tutto il mondo, soprattutto l’Europa, questa Europa che sempre più si secolarizza». Così si espresse, nel 1993, Giovanni Paolo II, che nel settembre di quell’anno aveva visitato la Lituania.

Il Papa ricordò come l’usanza di piantare croci sulla collina fosse strettamente collegata alle persecuzioni sovietiche: «Veniamo qui, sul Monte delle Croci, per ricordare tutti i figli e le figlie della vostra terra, anch’essi sottoposti a condanne, anch’essi mandati in prigione, nei campi di concentramento, deportati in Siberia oppure a Kolyma e condannati a morte. Si condannavano degli innocenti. Nella vostra Patria allora infuriava un terribile sistema improntato a violenza totalitaria. Un sistema che calpestava ed umiliava l’uomo: figli e le figlie della vostra terra portavano su questo Monte croci che erano simili a quella del Golgota su cui morì il Redentore. Proclamavano in tal modo la certezza della loro fede che cioè quanti tra i loro fratelli e sorelle erano morti — o piuttosto: erano stati uccisi in modi diversi — avevano raggiunto la vita eterna».

Anche il Monte delle Croci ha avuto una storia travagliata: nato per commemorare i soldati morti distanti dalla Patria, i cui corpi giacevano sopra lontani campi di battaglia privi di sepoltura, divenne ben presto il miglior modo per ricordare i lituani trasferiti in Siberia dal governo zarista prima, da quello sovietico poi. Esso sorge vicino a Siauliai, nel nord della Lituania.

L’ultima grande distruzione del sito risale al 1974, ma in breve la gente tornò a piantarle come simbolo della propria fede e della resistenza al regime totalitario. Il “monte” in realtà è poco più di un colle, ma è completamente ricoperto da migliaia e migliaia di croci di tutte le misure, da quelle che adornano il rosario ad altre alte fino a cinque metri tra le innumerevoli croci, spiccano quella donata dal Papa durante la visita a questo luogo di pellegrinaggio, il più frequentato della Lituania dopo la Madonna della Misericordia, e quella donata dall’Armenia, la “Terra delle Croci”, la prima nazione a convertirsi al Cristianesimo. Una “staffetta” ideale con questo Paese baltico, l’ultima nazione europea a divenire cristiana, ma una delle più attaccate alle sue radici religiose.

 

Questo testo è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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