Tratti particolari

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
La pratica della presenza di Dio si caratterizza per la semplicità, l’interiorità, il silenzio interiore e il raccoglimento.
I) La Semplicità
Essendo un tipo di preghiera contemplativa, questa pratica è semplice per sua natura. Dice Bossuet: ‘La perfezione di questa vita consiste nell’unione al nostro Bene sovrano; e più grande è la semplicità, più perfetta è anche l’unione. È per questo che la Grazia sollecita interiormente coloro che vogliono essere perfetti a semplificarsi, per rendersi capaci infine di godere dell’Uno necessario, cioè l’Unità Eterna; diciamo dunque spesso dal fondo del cuore: O unum necessarium! Unum volo, unum quaero, unum desidero, unum mihi est necessarium, DEUS meus et omnia!… Bisogna dire che questa vera semplicità ci fa ‘vivere in una morte continua ed in un perfetto distacco, in quanto ci fa andare a Dio in modo perfettamente diretto e senza fermarci su alcuna creatura… tramite una grande purezza di cuore ed una vera mortificazione e disprezzo di noi stessi’ (Bossuet).
II) L’Interiorità
La pratica coinvolge un movimento verso l’interno. Il principio che governa questo movimento è: ‘quanto possibile verso l’interiore e quanto necessario verso l’esteriore’. A questo riguardo, si osservi che più lontano si è dal centro, più forti sono le forze centrifughe; e più vicino si è al centro, più forti le forze centripete.
Sant’Alberto Magno scrive: ‘Salire verso Dio significa rientrare in sé stessi… Dobbiamo dunque liberare e proteggere il nostro cuore dalle distrazioni del mondo, ricondurlo alle gioie intime, per fissarlo infine nella luce della contemplazione divina. Vita e riposo del nostro cuore è dimorare in Dio, sostenuti dall’amore e dolcemente vivificati dalla divina consolazione… Il salire fino alla visione misteriosa della Santissima Trinità nell’Unità, dell’Unità nella Trinità per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo, è più ardente nell’anima a misura che la forza d’ascensione le sia più intima; e più vantaggioso a misura che la Carità la renda più concreta. Nel mondo dell’esperienza spirituale non c’è nulla di più elevato di ciò che è più intimo’.
San Pier Giuliano Eymard osserva nel suo libro L’Eucarestia e la Vita Cristiana, nel capitolo sulla vita d’unione con Dio: ‘Vivete interamente con largo respiro in Dio. Questa sola intimità divina è vera vita. La vita esteriore è un vero indebolimento per la nostra virtù già debole. È chiaro che la radice della vite è la forza dell’albero, ma osservate com’è nascosta e come lavora nel silenzio e nella pace. Ora procurate seriamente di divenire interiori, cioè di vivere in Dio, lavorando in unione con Lui, sentirvi in Lui felici’.
III) Il Silenzio interiore
Un tratto essenziale dell’interiorità è il silenzio. Si distinguono due tipi di silenzio: un silenzio interiore ed un silenzio esteriore, anche se tutti e due si condizionano vicendevolmente. Il silenzio interiore è il silenzio delle facoltà dell’anima: delle facoltà intellettuali della ragione, della volontà e della memoria; e poi delle facoltà sensitive come l’immaginazione e l’appetito sensibile. Tutte queste facoltà devono tacere, cioè devono essere private dei loro oggetti naturali. La ragione cessa di ragionare sulle cose create, la volontà cessa di desiderarle, la memoria cessa di ricordarle, l’immaginazione cessa di operare e i sensi cessano di ricercare le loro proprie soddisfazioni.
Questo silenzio non è un silenzio vuoto però, con queste facoltà aventi il nulla come oggetto (come pretendono i Buddhisti), poiché il nulla non esiste; ma, piuttosto, staccandosi dal creato intero, si attaccano, fino al grado possibile, a Dio Stesso.
L’intelletto si attacca alla Fede, la volontà alla Carità e la memoria cede alla Speranza, mentre le tre facoltà sensitive dell’anima dormono. ‘O quante cose s’imparano in questo dolce sonno di silenzio interiore in cui l’anima si riposa in Gesù’, dice san Pier Giuliano Eymard.
Il brano seguente, scritto da padre Cornelio a Lapide, si può applicare al silenzio sia interiore sia esteriore: ‘L’acqua trattenuta s’innalza, dice san Gregorio; così l’anima silenziosa si leva in alto verso il cielo. L’acqua, lasciata libera, se ne va e si perde, così l’anima nemica del silenzio scorre qua e là dissipata, s’infiacchisce, svanisce, cade, si perde e scompare. Chi non è difeso dal muro del silenzio, presenta la città dell’anima sua aperta alle incursioni del nemico; il quale tanto più facilmente la soggioga, quanto più ella con la sua loquacità lo aiuta a vincerla e prostrarla’.
Scrive un autore spirituale che il silenzio interiore è indistinguibile dalla Presenza di Dio; e di fatti questo silenzio interiore ha un oggetto e questo oggetto è Dio. San Giovanni della Croce scrive (Spunti di Amore 21): ‘Il Padre pronunciò una parola che fu Suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio: perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall’anima’.
IV) Il Raccoglimento
Raccoglimento significa raccoglimento delle facoltà dell’anima in Dio e corrisponde al processo di far tacere le facoltà e farle riposare in Dio fino al grado possibile. San Pier Giuliano Eymard parla del raccoglimento abituale che consiste nel considerarsi ininterrottamente alla presenza di Dio e dice: ‘Evitate con cura la dissipazione dello spirito, che è assai dannosa al cuore, perché l’anima che vuole essere dappertutto, divertirsi di tutto, preoccuparsi di mille inezie, lascia arido il cuore, privandolo dei buoni pensieri e allontanandolo dalla presenza di Dio: la fantasia è sempre all’opera per procurare distrazioni allo spirito’.
I Benefici della pratica
Secondo Bossuet, la pratica può rappresentare l’intenzione di ogni nostra azione: ‘per ringraziare Dio per le grazie ricevute durante la notte e tutta la vita, per offrire sé stessi e tutte le azioni a Dio…’
‘Poiché l’operazione di Dio è riposo’, scrive lo stesso prelato, ‘l’anima Gli diviene in un certo qual modo simile in questa preghiera e riceve pure effetti meravigliosi. Come i raggi del sole fanno crescere, fiorire e fruttificare le piante, così l’anima che è attenta ed esposta in tranquillità ai raggi del Divin Sole di Giustizia, ne accoglie meglio le influenze, che la arricchiscono di ogni genere di virtù’.
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Per illustrare la dottrina della presenza di Dio, citiamo in conclusione un passo del Diario di santa Faustina (§ 887, nella foto), che accenna, tra l’altro, all’importanza della Grazia di Dio e del silenzio: ‘La vita nel momento attuale mi scorre in una silenziosa consapevolezza della presenza di Dio. Di Lui vive silenziosamente la mia anima e questa consapevole vita di Dio nella mia anima è per me sorgente di felicità e di vigore. Non cerco la felicità se non nel profondo della mia anima, in cui dimora Iddio; sono consapevole di ciò… Ho scoperto nell’anima la sorgente di felicità, cioè Dio. O mio Dio, vedo che tutto ciò che mi circonda è pieno di Voi e soprattutto la mia anima, adornata della Vostra grazia. Comincio già a vivere di quello di cui vivrò nell’eternità. Il silenzio è un linguaggio così potente che raggiunge il trono del Dio vivente. Il silenzio è il Suo linguaggio, benché misterioso, ma potente e vivo’.
Vediamo, in una parola, che la pratica della presenza di Dio è nient’altro che la parte interiore di quella ricerca della perfezione che è la vita spirituale: il distacco da tutto il creato e l’attaccamento a Dio solo.