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Terrinca una fonte di vocazioni tra le Alpi Apuane

Tesori d'Italia06 Marzo 2021
Testo dell'audio

Della Versilia medicea fa parte anche il Comune di Stazzema che, insieme al Comune di Seravezza, costituisce la cosiddetta “alta Versilia” a ridosso delle Alpi. Le poche migliaia di anime che vi abitano, fino a pochi decenni fa, hanno trovato unicamente nelle risorse del territorio il necessario per vivere. La loro ricchezza era un po’ di terra da coltivare, qualche animale da allevare, le selve in cui raccogliere le castagne, che hanno sfamato intere generazioni, e l’oro bianco della montagna, il marmo. Ma più di tutto questo, la vera ricchezza della gente dell’alta Versilia era la fede in Dio e nella Santa Madre del Redentore.

In ogni paese era l’atteso suono delle campane a scandire i vari momenti della giornata, la loro melodia gioiosa che annunciava la festa, i rintocchi gravi e mesti che avvisavano di una perdita e invitavano tutti a pregare per il ritorno dell’anima alla Casa del Padre. In particolare, il campanile della chiesa del paese di Terrinca ha avuto l’onore di richiamare al rendimento di grazie i suoi fedeli, per un loro fratello che si consacrava al Signore e al servizio del suo popolo. In questo piccolo borgo infatti, nell’arco di 450 anni, dal 1550 al 1992, è maturato un numero eccezionale di vocazioni,in relazione al numero di abitanti del paese nello stesso periodo: 241 tra sacerdoti, monache e religiosi, ricordati con ammirazione e gratitudine nel libro “I frati di Terrinca” di Marino Bazzichi.

L’Ordine più rappresentato è quello dei Francescani. Tra tutti loro sono numerosi i missionari, soprattutto in Argentina e in Brasile, alcuni eccellenti predicatori, di cui si conservano i preziosi scritti, come le opere di Padre Fedele Stagi, Padre Natale Cocci (ancora vivente), brillanti professori come Padre Alfonso Maria Paiotti, Padre Cesare Coppedè, scolopio e direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze. Dieci le vocazioni femminili oltre alla Santità certa nella memoria dei compaesani, ma misteriosa per l’incompletezza dei documenti storici, della Beata Taddea Olobardi, vissuta tra il 1583 e il 1649.

Una spiritualità e una fede viva, quella dei terrinchesi del tempo, espressa appassionatamente nella devozione alla Beata Vergine Maria, decoro del Carmelo. La Santa Madre non ha mancato di dare segni potenti dell’amore per i suoi figli, in particolare nel 1944 quando i soldati tedeschi minarono il paese per frenare l’avanzata degli americani verso la vicina Linea Gotica. Tutti gli abitanti si riunirono in preghiera nella chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Clemente e Colombano, davanti alla venerata immagine della Madonna del Carmine, implorando il suo aiuto. Il parroco, don Egisto Salvatori, sostenuto dalla preghiera del popolo, trattava nel frattanto con il Comandante competente ed ottenne miracolosamente che il paese fosse risparmiato. Non si teme di definirlo miracolo; a pochi chilometri di distanza, nel paese di Sant’Anna, un mese prima, il 12 agosto 1944, gli stessi non esitarono a commettere l’atroce eccidio della popolazione inerme, radunata a forza nel piazzale davanti alla chiesa. A ricordo della Grazia i terrinchesi fecero voto di festeggiare solennemente ogni anno tale ricorrenza e il 14 agosto 2003 è stata eretta sulla piazza del paese una statua alla Vergine a commemorare quel 12 settembre 1944.

Un altro luogo dedicato espressamente alla Santissima Madre di Dio è l’unico Santuario Mariano della Diocesi di Pisa, intitolato alla “Madre del bell’Amore”, meglio conosciuta in zona come la Madonna del Piastraio, dalle antiche cave nelle vicinanze. Da queste cave infatti, sotto la dominazione dei Medici, partirono i marmi usati per molti altari e monumenti della Firenze rinascimentale.

 

Questo testo di Maria Beatrice Maggi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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