Tabernacolo

Il termine tabernacolo deriva dal latino tabernaculum. È diminutivo di taberna con significato di dimora e, prima dell’avvento del Cristianesimo, significava capanna, accampamento mobile per i soldati. Nel passo della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, descritto nei Vangeli sinottici di Marco, Matteo e Luca, quando appaiono Mosè ed Elia, Pietro dice: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia»; il termine «tenda» richiama la «tenda dell’Arca dell’Alleanza», che fungeva da tempio durante il cammino di Israele nel deserto e indicava la presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
Dal periodo patristico fino al tempo carolingio si riscontrano due generi di custodia del Santissimo Sacramento: quella privata dell’Eucarestia nelle case dei fedeli e quella dell’Eucarestia in chiesa per portarla ai malati o ai morenti; in questo secondo caso erano i diaconi a mettere quanto avanzasse delle specie eucaristiche consacrate durante la Messa in una stanza particolare, chiamata “Pastoforio”, che nelle chiese orientali si trovava nella parte sud dell’altare.
Riguardo al tempo pre-carolingio non si ha conoscenza dell’uso dell’altare come luogo per la riserva dell’Eucarestia. Dal IX sec. la collocazione in chiesa del SS. Sacramento divenne la norma. I Sinodi di Parigi e del Laterano, nel 1196 e 1215 rispettivamente, raccomandarono di vegliare alla custodia del Corpo del Signore, chiedendo che esso fosse collocato «in pulcheriori parte altaris».
In Italia si preferì, per solidità e sicurezza, il tabernacolo a muro anziché sospeso. La custodia eucaristica, nelle prime basiliche, ebbe due forme: la torre e la colomba. La torre in argento servì da custodia alla colomba d’oro, che conteneva il pane eucaristico.
Come luogo della riserva eucaristica, in Italia, dall’XI al XVI secolo si preferì fare uso di armadi fissati al muro oppure di secretarium, in una degna sacrestia. Il termine tabernacolo, riferito a uno specifico oggetto atto a conservare il SS. Sacramento, viene menzionato dalle fonti solo a partire dal sec. XII, come nel caso delle prescrizioni redatte dal vescovo di Parigi Oddone di Sully; tuttavia fin dal sec. XI esisteva la memoria di una vera e propria edicola eucaristica posta sull’altare della basilica di Alba Regia, fondata da Stefano I, il santo re d’Ungheria. Durante il corso dei primi secoli del Medioevo il luogo in cui si conservava l’Eucarestia era definito conditorium, armarium, ciborium, propitiatorium, repositorum, capsa e turris.
Un tipo particolare di tabernacolo è quello pensile, che – soprattutto a partire dal sec. X – trovò largo sviluppo nei paesi dell’Europa settentrionale, in particolare in Inghilterra, Germania e Francia. Esso è costituito da un contenitore generalmente sormontato da un baldacchino o da una corona, che veniva assicurato tramite un gancio al ciborio, oppure appeso ad un pastorale posto dietro l’altare.
Risale al IX sec. la prescrizione di conservare la pisside con le ostie consacrate sull’altare. Poco a poco si affermò, per sicurezza, l’uso di racchiuderle in un contenitore, che si strutturò come piccolo tabernacolo detto propitiatorium, venne adottato principalmente in Italia e in Francia, alla fine del XIII secolo. Da quello stesso periodo il tabernacolo venne intronizzato al centro dell’altare insieme alla croce.
Nel 1215 il sinodo Lateranense prescrisse la necessità di strutture chiuse per la conservazione delle pissidi e divennero frequenti i tabernacoli murali, diffusi poi in tutto il Quattrocento in Italia e in Germania. Erano queste edicole murate a fianco dell’altare in corum evangelii, cioè a sinistra dal punto di vista del fedele che guardava frontalmente l’altare, oppure nel coro, con sportello munito di serratura e una sorta di cornice normalmente marmorea con rilievi allusivi al mistero eucaristico. Esempio pregevolissimo è l’almarium, tabernacolo a muro della chiesa di San Clemente a Roma, opera di Arnolfo di Cambio, dono fatto nel 1299 da Giacomo Castani, nipote di Bonifacio VIII.
Nel 1576 un sinodo di Milano proibì i tabernacoli murati. Dal XVII al XVIII secolo quasi ovunque i tabernacoli d’altare saranno tutti secondo le istruzioni di san Carlo Borromeo, pubblicate nel 1577 nel libro Instructionum Fabricae et Supellectilis Ecclesiasticae Libri II: sull’altare maggiore, con precise indicazioni circa i materiali da utilizzare, sullo stile, sui motivi decorativi, sulle dimensioni, e via elencando. Da allora tutto fu ben codificato, riportando ordine nella delicata materia.
Questo testo di Domenico Lalli è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it