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Subterranea Confessio – I parte

Storia08 Febbraio 2018
Radio Roma Libera - Subterranea Confessio
Testo dell'audio

Infine giungerai «attraverso la cripta dalla parte del capo del beato Pietro Principe degli Apostoli»: così un’antica guida della Basilica vaticana, risalente al VII secolo ma completata alla fine dell’VIII e contenuta nella Notitia Ecclesiarum urbis Romae, conduceva i pellegrini alla méta sospirata e attesa, al luogo più santo, intimo e solenne, e vicino alla tomba dell’Apostolo. Sì, perché dell’Apostolo Pietro si conosce con certezza il luogo della tomba e, dopo la campagna archeologica degli anni quaranta del XX secolo, anche le vere reliquie del corpo.

Il cuore della Basilica

Il cuore della basilica è sempre stato questo. Senza un simile centro non avrebbe forza quel che è cresciuto intorno e, sopra, sul medesimo luogo la sequenza serrata degli altari: quello di papa Gregorio Magno (590-604), quello di Callisto consacrato nel 1123 e l’altare di Clemente VIII consacrato nel 1594. L’archeologia ha reso visibile, attraverso un fascinoso percorso, il luogo della tomba, onorata fin dal II secolo da un piccolo monumento funerario, solennizzato da Costantino prima di por mano all’edificazione della grande basilica (IV secolo) e le reliquie. La sepoltura fu subito circondata di onore e, quando la basilica l’avvolse come uno scrigno, il desiderio di collegare il sepolcro del Santo alla chiesa spinse a considerare adeguate vie di accesso alla tomba fin dal VI secolo.

Papa Gregorio Magno, ma più probabilmente il suo predecessore Pelagio II (579-590), fece rialzare la zona dell’altare della basilica costantiniana, creando un passaggio sotterraneo verso la tomba di Pietro: ricavò un corridoio semicircolare lungo la curvatura dell’abside con accesso dalle navate laterali. Al colmo dell’anello di passaggio, una galleria di raccordo conduceva al sepolcro del Principe degli Apostoli sotto l’altare. Una disposizione, questa, che consentiva ai pellegrini di vedere e concepire la tomba di Pietro come parte integrante dell’edificio sacro. Il Liber Pontificalis, nella biografia di Gregorio, commenta così tale ristrutturazione edilizia: «Hic fecit ut super corpus beati Petri missas celebrarentur». Già nel VII secolo il culto a san Pietro si svolgeva secondo due modalità: una solenne e pubblica, officiata dal papa sull’altare della basilica innalzato sulla tomba, l’altra intima e privata nella cripta dove i sacerdoti potevano celebrare ad corpus e i pellegrini, girando intorno alla tomba, facevano scendere fazzoletti di stoffa (brandea) sul sepolcro, secondo la tradizione appoggiata con convinzione dallo stesso papa Gregorio.

Le cripte anulari

L’esempio vaticano fece scuola e le cripte anulari si diffusero un po’ ovunque nelle basiliche sorte sulle tombe dei martiri e dei santi: a Roma bastino gli esempi di San Pancrazio e di San Crisogono. Ancor oggi il vano centrale della Cappella Clementina coincide con la confessione sotterranea realizzata dai papi Pelagio e Gregorio. L’altare in malachite e porfido in essa collocato, che racchiude l’altare in mattoni probabilmente degli inizi del VII secolo visibile dalla fenestrella, è detto ad caput sancti Petri per il fatto che è addossato al monumento costantiniano dalla parte dove si ritiene sia stata la testa dell’Apostolo. La consuetudine di seppellire i corpi santi con la faccia volta ad Oriente, là dove sorge il sole, unitamente alla direzione della preghiera liturgica, determinò la pianta delle chiese sorte sulle tombe sante. Per 1.500 anni i pellegrini hanno compiuto il loro pellegrinaggio accedendo alla tomba dell’Apostolo dopo aver percorso metà del peribolo fino al luogo della subterranea confessio, nella Cappella Clementina, all’altare ad caput Petri. Qui in preghiera dalla parte del capo di Pietro, come lui volti a Oriente, hanno invocato Colui «qui visitavit nos, oriens ex alto» (Lc 1,78).

Completando il giro della tomba ossia percorrendo l’altra metà del peribolo, i pellegrini uscivano risalendo alla basilica. Le attuali scale poste nei piloni di San Longino e di Sant’Andrea per l’accesso e l’uscita dal peribolo rimontano a Paolo V (1616) e sono la berniniana monumentalizzazione del percorso antico. Allo stesso pontefice spetta anche la facies marmorea monumentale attuale della Confessione per la devozione del papa. Nel tortuoso saliscendi i pellegrini avevano agio a capacitarsi dell’altezza di queste soglie e scalinate, dei livelli, soprattutto si convincevano fisicamente del valore del luogo e della ragione per la quale si erano messi in cammino. Tracciando scale e gradini allora badavano soltanto alla ragione superiore che richiedeva simili interventi, al ritmo architettonico, all’armonia delle pendenze e dei dislivelli; la comodità, la curiosità abdicava a beneficio del senso e dello stile.

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