Subterranea Confessio – II parte

Alla fine degli Anni Settanta del Novecento un intervento architettonico «suggerito dalla mutata configurazione artistica e spirituale delle grotte stesse, la ininterrotta frequentazione dei pellegrini, causata da una migliore agibilità dell’ambiente in seguito alle modifiche novecentesche, le sepolture degli ultimi pontefici e le esigenze di ordine celebrativo, in seguito alla riforma liturgica conciliare» (come scrive Vittorio Lanzani ne La visita, L’area prospiciente la Confessione in Roma Sacra. Guida alle Chiese della Città Eterna, Le Grotte Vaticane) condizionò fino a mutarlo il più che millenario percorso di venerazione della tomba dell’Apostolo.La parete in faccia alla nicchia dei palli, posta tra le due rampe di scale che scendono dall’emiciclo superiore, fu rimossa, creando un varco tra le cosiddette grotte vecchie e la Confessione. La solenne e ieratica statua del papa Pio VI orante in ginocchio innanzi alla Confessione con il volto sollevato in alto a contemplare lo Spirito Santo che si libra sull’altare papale dal baldacchino berniniano – che lo stesso papa, deportato in Francia da Napoleone, desiderò fosse posta lì alla sua morte –, opera di Antonio Canova ultimata da un allievo nel 1822, fu fatta uscire dall’emiciclo e confinata in fondo a guardare un angusto soffitto. Il secondo esilio di papa Braschi basta da solo a dare la cifra dell’intervento. Le modifiche odierne han troppo riguardo per la gente coi piedi dolci e con l’effimero desiderio di vedere tutto in poco tempo: coi nostri scalini stiacciati e le nostre rampe, con le nostre verande, credo che poco in alto si potrà salire e poco oltre si potrà vedere.
Il funzionalismo scenografico
Funzionalismo, archeologismo in chiave scenografica e spettacolare, idee bizzarre, musealizzazione sembrano aver prevalso su storia, arte e fede: oggi i fedeli non pellegrinano più alla tomba dell’Apostolo trovandosi a compiere un tour tra le tombe dei papi. E’ inusuale adire al peribolo, compiendo il tradizionale giro della tomba: la Cappella Clementina è divenuta sconosciuta ai più proprio perché difficilmente raggiungibile. I pellegrini sfilano coi turisti innanzi alla “vetrina” della Confessione, dove alla sommità l’iscrizione Sepulcrum Sancti Petri Apostoli induce a pensare che nel cofano bronzeo della nicchia ci siano le ossa di San Pietro anziché i palli, con uno slittamento di significati impressionante. L’alterazione del tradizionale percorso processionale alla tomba ha finito per rendere fragile la devozione all’Apostolo e debole l’identità del luogo. Forse, questi interventi sono stati valutati troppo poco a partire dalle conseguenze; oggi ci troviamo ancora una volta di fronte alla crudezza della «legge delle conseguenze inaspettate». Alla tomba e alle reliquie di San Pietro è possibile accostarsi, ormai, solo attraverso il percorso museale di visita agli scavi della basilica, fuori dal contesto del pellegrinaggio o liturgico, o con concessione speciale.