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Storie di vescovi, martiri e uomini di cultura

Storia07 Settembre 2018
Testo dell'audio

Trento è nota al mondo cattolico soprattutto in virtù del Concilio Ecumenico che vi si tenne tra il 1545 e il 1563, durante il quale vennero prese decisioni di enorme rilevanza per la Chiesa Cattolica. Tuttavia, il contributo fornito dalla cittadina trentina all’intera cristianità risulta interessante anche per alcune figure di santi, martiri e religiosi.

 

San Vigilio: un pastore evangelizzatore

Parliamo innanzitutto di san Vigilio. Le testimonianze più preziose circa la sua vita sono contenute nella Passio Sancti Vigilii, testo databile attorno al VII-VIII secolo. Fu il terzo vescovo di Trento ed operò sul finire del IV secolo.

Una volta confermato a guida della Chiesa trentina da sant’Ambrogio, il neovescovo si adoperò affinché non solo la città, bensì l’intera regione, venisse cristianizzata e si distinse per un’intensa opera pastorale e caritativa. Per questo insieme di motivazioni, san Vigilio è considerato il principale fondatore della Chiesa tridentina.

Rese l’anima a Dio il 26 giugno di un anno compreso tra il 400 e il 404, in Val Rendena. In seguito la sua salma fu traslata a Trento con una processione trionfale, durante la quale avvennero molti miracoli e guarigioni.

Il corpo del Santo venne quindi deposto nella basilica cimiteriale fuori dalle mura della città, vicino alle ceneri dei martiri Sisinio, Martirio e Alessandro. In questo luogo si sviluppò fin da subito un culto fervente delle reliquie del vescovo, portando all’erezione di una basilica a lui dedicata, della quale sono state recentemente rinvenute alcune attestazioni sotto l’attuale cattedrale di Trento.

 

Martirio, Sisinio e Alessandro: tre martiri venuti da lontano

All’apostolato di san Vigilio è strettamente legata l’opera di evangelizzazione svolta in Anaunia da Martirio, Sisinio e Alessandro, tre giovani giunti a Trento grazie alla mediazione di sant’Ambrogio.

Sisinio, il più anziano del gruppo, era un diacono di origine cappadocia, «ricco di fede più che di mezzi», secondo la testimonianza di san Vig ilio in una lettera a san Simpliciano.

Martirio ed Alessandro erano fratelli: il primo svolgeva il ruolo di lettore e cantore, animando le orazioni comunitarie e insegnando ai nuovi cristiani come pregare il Signore, mentre Alessandro aveva il compito di “ostiario”, ossia curava la chiesa e si preoccupava di accogliere le persone che ivi convenivano.

L’Anaunia, che corrisponde all’attuale Valle di Non, nei primi secoli era una zona assai chiusa e refrattaria alla penetrazione del Vangelo, in quanto fortemente dedita ai culti pagani. Tuttavia, l’apostolato pacifico svolto dai tre evangelizzatori, destò curiosità e generò molte conversioni. La sera del 28 maggio 397, però, la situazione si incrinò.

I pagani si stavano preparando per celebrare l’annuale festa in onore di Saturno e, in tale frangente, rivolsero una chiara provocazione a un neofita cristiano: gli chiesero di offrire in sacrificio dei capretti; questo atto, se compiuto, avrebbe significato un chiaro ripudio della Fede.

Sisinio, Martirio ed Alessandro accorsero immediatamente in difesa del loro confratello, ma questo suscitò le ire degli idolatri, che ferirono gravemente Sisinio alla testa con una scure. Non soddisfatti, la mattina seguente i pagani si recarono dai tre evangelizzatori e posero violentemente fine alla vita terrena del già agonizzante Sisinio. Successivamente uccisero, trafiggendolo con dei pali aguzzi, Martirio, che si era rifugiato in preghiera in un orticello, e catturarono Alessandro.

Questi, unico superstite, fu posto di fronte a una scelta: se avesse abiurato la Fede avrebbe avuta salva la vita, altrimenti sarebbe stato arso vivo assieme ai corpi esanimi dei suoi due compagni. Alessandro rimase saldo nell’amore di Cristo e sacrificò a Lui la sua giovane vita.

Venuto a conoscenza – forse grazie a una visione – del terribile avvenimento, san Vigilio si recò personalmente in Anaunia e pregò a lungo sulle ceneri dei tre martiri, che poi raccolse e portò a Trento per deporle nella basilica situata fuori dalla città dove lui stesso sarebbe stato sepolto pochi anni dopo.

In seguito gli omicidi dei tre martiri vennero condannati dalle autorità civili, ma il vescovo di Trento e i fedeli dell’Anaunia perdonarono gli aguzzini e chiesero che venisse concessa loro la libertà. Questo gesto misericordioso fece sì che molte persone cogliessero la Verità e si convertissero al Cristianesimo.

 

Fede e cultura nel Trentino del Seicento

Nel corso del 1600 tre furono i gesuiti trentini che si distinsero agli occhi di Dio e dei fedeli: Martino Martini, Eusebio Chini e Andrea Pozzo.

Per accostarsi alla figura di Martino Martini (Trento, 1614 – Hangzhou, 1661) occorre volgere lo sguardo alla Cina, terra dove approdò nel 1643. Personaggio coraggioso e determinato, il missionario trentino si distinse soprattutto nei campi della geografia e della storia, elaborando degli scritti all’avanguardia e di indubbio interesse.

Simile è anche la storia di Eusebio Francesco Chini (Segno, 1645 – Magdalena de Kino, 1711), benché questi abbia dedicato la propria vita a evangelizzare le zone del centro America. Cartografo, astronomo e antropologo dotto e instancabile, p. Kino è spesso raffigurato a cavallo, mezzo con il quale percorse più di 13.000 chilometri all’insegna di un inesauribile amore per il prossimo.

Infine, Andrea Pozzo (Trento, 1642 – Vienna, 1709). Questo piissimo gesuita diede lustro alla città di Trento soprattutto grazie alle sue doti artistiche e architettoniche, di cui sono tutt’oggi presenti in diverse città d’Italia molte attestazioni.

 

Questo testo di Giulia Tanel è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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