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Storia dell’Aventino, cuore spirituale della città eterna

Storia18 Settembre 2018
Testo dell'audio

Prima di essere il nome di un luogo fisico, cioè il più meridionale dei colli su cui sorse Roma, il termine “Aventino” indica storicamente una situazione di protesta (usando un vocabolo contemporaneo potremmo parlare di “sciopero”) ed è indissolubilmente legato alla famosa secessione della plebe che venne interrotta grazie alla mediazione di Menenio Agrippa, che convinse i plebei a tornare in città e a riprendere le proprie attività narrando il famoso apologo dello stomaco e delle membra.

Il racconto – che una volta veniva insegnato fin dalle scuole elementari – è sostanzialmente una smentita delle teorie marxiste sulla contrapposizione tra classi e meriterebbe di essere ancora ricordato.

Il fatto curioso, però, è che il famoso discorso non si svolse sul monte Aventino, bensì nei pressi dell’Aniene, sul Monte Sacro dove si era accampato l’esercito romano, rifiutandosi di ingaggiare battaglia contro gli Equi. Era il 493 a. C. e Menenio Agrippa, che dieci anni prima era stato console e aveva dimostrato grande moderazione, venne incaricato di fare da paciere, riscuotendo successo.

I plebei dimostravano infatti il proprio disappunto chiudendo le loro botteghe e ritirandosi sull’Aventino, che tra i sette colli era quello più isolato e di accesso più difficile.

 

Colle prima dei plebei e poi dei patrizi

Il nome del sito è di origine incerta: forse da un mitico re di Albalonga, figlio di Ercole (la tradizione vuole che il colle sia stato popolato per la prima volta da Anco Marzio trasferendovi gli abitanti di alcune città da lui conquistate e distrutte), o forse da una locuzione latina (legata alla posizione geografica, ad un tempio o ai vaticini basati sull’osservazione degli uccelli).

Dichiarato nel V secolo a.C. proprietà pubblica, venne diviso tra le famiglie plebee, che apprezzarono la vicinanza del fiume, che favoriva gli scambi commerciali; inoltre il colle ospitava la sede degli Edili della Plebe, nonché la caserma (statio) della IV Coorte dei Vigili, opportunamente collocata in un luogo da cui si poteva dominare gran parte del territorio a sud-est della città, fra l’attuale Porta San Paolo e Porta San Sebastiano.

Nella leggenda il colle è legato al mito di Ercole e Caco e a Remo, il quale avrebbe scelto la sua cima per avvistare gli uccelli che gli avrebbero fruttato la corona, mentre Romolo scelse il Palatino. La contrapposizione Aventino-Palatino riecheggia nella divisione sociale di Roma antica, poiché il Palatino fu tradizionalmente la sede dei patrizi.

Tra gli abitatori più illustri del colle vanno ricordati i due poeti Quinto Ennio (l’autore del celeberrimo, ridondante verso «O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti!» e Gneo Nevio (che scrisse il Bellum Poenicum).

Un ulteriore sviluppo giunse dalla costruzione, nel II secolo a. C., del porto fluviale (o Emporium), assieme a vari mercati coperti, nei cui pressi, si formò il Monte Testaccio, una collina artificiale creata comprimendo i cumuli di cocci dei vasi (o “testae”) usati per il trasporto dei beni alimentari.

Giunta l’età imperiale, questa zona popolare e commerciale venne appetita dagli aristocratici: vi vissero, tra gli altri, anche Traiano e Adriano prima di diventare imperatori, mentre i meno abbienti si spostavano dall’altra parte del fiume (Trans-Tiberim, odierna Trastevere).

 

Sede di templi e chiese

Il monte fu sede di numerose terme (la Surana e la Deciana destinata ad un pubblico scelto, quelle di Caracalla invece frequentate da una clientela più semplice) e di molti templi, anche dedicati a divinità straniere (infatti la presenza del porto fluviale favorì anche la presenza di una nutrita colonia di stranieri).

Altri santuari erano quelli di Iuppiter Liber e della Libertas, e quello, di origine greca, dedicato a Cerere, Libero e Libera (corrispondenti a Demetra, Dioniso e Kore). Non mancavano un Iseum (in onore di Iside, in corrispondenza dell’attuale basilica di Santa Sabina) ed un paio di Mitrei (in onore di Mitra, in corrispondenza di Santa Prisca e di Santa Balbina).

Proprio la ricchezza delle ville attirò Alarico e i suoi Goti durante il Sacco di Roma del 410, dopo di che il luogo venne a lungo abbandonato, fino a che non sorsero alcuni complessi monastici, generalmente costruiti sul sito di antichi templi: la più antica costruzione cristiana tuttora esistente è la basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, completamente rifatta, la cui origine risale addirittura al III secolo.

Invece la Basilica di San Saba (le cui attuali forme risalgono al XII secolo) prende nome dal monastero e relativa chiesa che furono per secoli, dopo la caduta dell’Impero Romano, l’unica presenza abitata della zona, diventando, prima dell’anno Mille, il monastero più importante di Roma.

La tradizione vuole che vi abbiano dimorato san Gregorio Magno e sua madre santa Silvia, mentre è certa nel VII secolo la presenza di alcuni eremiti che si insediarono sulle rovine di quella che probabilmente era stata la statio della IV coorte dei vigili. Va notato che tutte le chiese del colle sono insignite del titolo cardinalizio, tranne San Saba, che è una diaconia.

 

L’Aventino oggi

Tra le principali costruzioni del periodo moderno va ricordata la Villa del Priorato di Malta, sede dell’Ordine dei Cavalieri di Malta: la piazza antistante fu disegnata nel 1765 da Giovan Battista Piranesi, che è sepolto nell’adiacente chiesa di Santa Maria del Priorato.

Ai nostri giorni la collina è una elegantissima zona residenziale: alcune strade conservano ancora il sapore della “città-campagna” che Roma fu fino all’Unità. Ma il nome del colle rimane comunque legato al concetto di astensione dalla vita pubblica: ancora nel 1924, in seguito al delitto Matteotti, i deputati dell’opposizione decisero di abbandonare i lavori del parlamento, prendendo il nome di “aventiniani”. In quel caso, però, non ci fu alcun Menenio Agrippa a dissuaderli e incominciò il potere dittatoriale di Mussolini.

 

Questo testo di Gianandrea de Antonellis è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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