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Soldati di Dio (Parte I)

Storia09 Luglio 2021
Testo dell'audio

La voce e l’azione della Chiesa furono molto importanti durante lo svolgimento della Prima guerra mondiale; tuttavia le avvisaglie di un conflitto imponente erano già entrate nei Sacri Palazzi molto prima dell’assassinio a Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno 1914), erede al trono dell’Impero austroungarico.

Il 21 agosto spirò Papa Sarto e il nuovo Pontefice, Benedetto XV, chiamò come Segretario di Stato, dopo la morte del Cardinale Domenico Ferrata, il Cardinale Pietro Gasparri, autore del Codex iuris canonici (1917). Discepolo di Leone XIII, giurista solido, abile diplomatico e uomo pratico, fu, insieme al Cardinale Bonaventura Cerretti, il più valido collaboratore di Benedetto XV.

L’atteggiamento che il Sommo Pontefice assunse e mantenne nel corso della prima Guerra Mondiale è chiaramente delineato già nell’enciclica Ad Beatissimi Apostulorum del 1° novembre 1914. Vera causa della «disastrosissima guerra» è per il Papa la scomparsa dagli ordinamenti statali delle norme e delle pratiche cristiane: «Invero, da quando si è lasciato di osservare nell’ordinamento statale le norme e le pratiche della cristiana saggezza, le quali garantivano esse sole la stabilità e la quiete delle istituzioni, gli Stati hanno cominciato necessariamente a vacillare nelle loro basi, e ne è seguito nelle idee e nei costumi tale cambiamento che, se Iddio presto non provvede, sembra già imminente lo sfacelo dell’umano consorzio».

I mali della società erano così individuati: «la mancanza di mutuo amore fra gli uomini, il disprezzo dell’autorità, l’ingiustizia dei rapporti fra le varie classi sociali, il bene materiale fatto unico obiettivo dell’attività dell’uomo, come se non vi fossero altri beni, e molto migliori, da raggiungere. Sono questi a Nostro parere, i quattro fattori della lotta, che mette così gravemente a soqquadro il mondo. Bisogna dunque diligentemente adoperarsi per eliminare tali disordini, richiamando in vigore i princìpi del cristianesimo, se si ha veramente intenzione di sedare ogni conflitto e di mettere in assetto la società […]. È la parola di pace che Ci ritorna sul labbro; per questo con voti fervidi ed insistenti invochiamo di nuovo, per il bene tanto della società che della Chiesa, la fine dell’attuale disastrosissima guerra».

Nel documento si condanna l’egoismo nazionalistico, l’odio di razza, la lotta di classe. Benedetto XV, fin dal principio del suo pontificato denuncia, ai capi delle potenze belligeranti e ai popoli, le cause ideologiche comuni del conflitto, insistendo in maniera particolare sulla scristianizzazione della società e sugli interessi meramente empirici dell’attività dell’uomo moderno, propenso sempre più al soddisfacimento dei propri bisogni materiali e dei piaceri personali.

In genere i cattolici in Italia aderirono alla neutralità, allineandosi alle posizioni della Santa Sede. Una parte (la minoranza) prese posizione, invece, nella difesa dell’Austria, considerata baluardo contro i nemici di Dio e dell’Europa cristiana; essi videro nella guerra un flagello di Dio «ad corripiendos nomine», causato dalla ribellione delle società all’Onnipotente e giudicarono il conflitto come una realtà sostenuta dalla Massoneria al fine di eliminare i regnanti cattolici: la tragica vicenda dell’Imperatore Carlo d’Asburgo (beatificato nel 2004) ne è una vivida testimonianza.

 

Questo testo di Cristina Siccardi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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