Santo Sacrificio della Messa dal punto di vista dogmatico, liturgico e ascetico (Parte IV)

L’ultima parte del salmo riguarda la Passione, e dice:
v. 23 Annunzierò il Tuo nome ai miei fratelli, Ti loderò in mezzo all’assemblea.
v. 26. Sei Tu la mia lode nella grande assemblea: scioglierò i miei voti davanti ai Suoi fedeli.
v. 27. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: «Viva il loro cuore per sempre».
v. 28. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a Lui tutte le famiglie dei popoli.
v. 29. Poiché il regno è del Signore, Egli domina su tutte le nazioni.
v. 30. Anche i potenti della terra mangeranno alla mensa del Signore e l’adoreranno: davanti a Lui si curveranno quanti discendono nella polvere.
Queste parole del Salmo si comprendono appieno solamente in rapporto al Sacrificio e all’Eucaristia. Mentre il Signore sulla Croce sprofonda nell’abisso dei supplizi del corpo e dell’anima, sgorga dal Suo cuore la preghiera della sofferenza e della morte del nostro salmo.
Poi, improvvisamente dispaiono le buie e tenebrose nubi temporalesche: sul Suo volto appare la lucentezza e la chiarezza dell’alba della Resurrezione con tutte le benedizioni e i frutti della Sua sofferenza e morte; ai Suoi occhi splende consolante e radioso il futuro colmo di salvezza e di gloria. In questa beata anticipazione, il Signore pronuncia l’inno trionfale che annuncia un Sacrificio e una Cena eucaristica a cui tutti gli abitanti della Terra sono invitati.
V 23. Tutti quelli che sono stati redenti dal Sacrificio cruento della Croce sono “fratelli” di Cristo e figli di Dio: come tali essi compongono una grande famiglia, cioè la Chiesa, che viene raccolta da tutte le nazioni. “In mezzo a questa Chiesa” continua a vivere misteriosamente Cristo, il Risorto, come autore e fonte della Buona Novella, per mezzo della quale viene annunciato ai “Fratelli” di Cristo il “Nome” del Dio Uno e Trino: nel Santo dei Santi di questa Chiesa abita e vive per sempre il Redentore trasfigurato come base imperitura della “lode” eterna a Dio.
V. 26. In tal modo il Signore promette di glorificare Suo Padre “con canti di lode nella grande assemblea” della Chiesa Cattolica. Il coronamento di questa lode dev’essere quello di “onorare le Sue solenni promesse” offrendo, giorno dopo giorno, un Sacrificio pubblico di ringraziamento. Con ciò si vuol significare il Sacrificio eucaristico di pace, che viene offerto “davanti a coloro che temono il Signore”, cioè quelli che onorano la Sua Maestà con fede, con amore e devozione. Qui il Signore annuncia che, per ringraziare della Sua liberazione dalla sofferenza e dalla morte, offrirà perennemente il Santo Sacrificio della Messa, e ciò non soltanto come un’eterna continuazione incruenta, ma anche come dolce frutto dell’amaro Sacrificio della Croce.
V. 27. A questo Sacrificio è congiunta una Cena eucaristica: la comunione al meraviglioso Corpo di Cristo. A questa Cena di amore sono stati invitati tutti quanti; i più favoriti però sono i “poveri” di spirito, gli umili e i piccoli: insomma, coloro che hanno un cuore libero e staccato dai beni terreni e, invece, sono affamati e desiderosi del cibo celeste imperituro. Questi “poveri mangeranno” al tavolo del Signore e saranno “saziati”, cioè fortificati, consolati, colmati di grazie e gioie. Ristorati e ravvivati dal cibo celeste, “essi canteranno lodi al Signore che li ha cercati” poiché hanno assaporato e degustato la Sua indescrivibile dolcezza. Per questo “anche i loro cuori vivranno in eterno”: infatti, chi mangia il pane divino dell’Eucaristia che dà la vita “non morirà in eterno” (Giov. 6,50).
V. 28. A questo Sacrificio e a questa Cena della salvezza non è chiamato solamente Israele, ma sono invitate “tutte le genti della terra”. Destate dall’eco della predicazione apostolica, le nazioni pagane che, dimentiche ed estraniate da Dio, andavano vagando per la terra come pecore sperdute, tramite la Fede “si ricordano di Dio” e facendo penitenza “si convertono” a Lui: un tempo, i pagani “non erano in possesso della Grazia ma ora, divenuti partecipi di essa, hanno ottenuto misericordia” (1Pietro 2,10). Appartenendo al Regno di Dio, essi “adoreranno” il Signore in spirito e verità.
V. 29. La Chiesa di Dio, il Regno della Grazia che il Signore ha ottenuto con il Suo sangue, abbraccia tutti i confini della terra e tutti i “popoli”, perché “Cristo ha vinto, Cristo regna, Cristo impera” grazie alla Sua morte sacrificale: regnavit a ligno Deus (“Dio regnò dal legno [della Croce]”).
V. 30. Ma non solamente i poveri bensì anche “i ricchi, i grandi, i potenti della terra”: veramente tutti coloro il cui destino è quello di scendere nella tomba della “polvere” “si prostreranno” con profondo timore reverenziale davanti all’altare sul quale, nascosta, viene sacrificata la Maestà del Salvatore eucaristico.