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Santo Sacrificio della Messa dal punto di vista dogmatico, liturgico e ascetico (Parte II)

Liturgia11 Febbraio 2021
Testo dell'audio

Sull’eterno Sacerdozio e sul Sacrificio di Cristo secondo l’ordine di Melchisedek una profezia annunciata in Malachia – l’ultimo dei profeti – sparge una sorprendente, chiarissima luce (1,10-11). “Non mi compiaccio di voi – dice il Signore degli eserciti – e non accetto l’offerta delle vostre mani! Poiché dall’Oriente all’Occidente grande è il Mio nome fra le nazioni e in ogni luogo si brucia incenso al Mio nome e si fanno offerte pure, perché grande è il Mio nome fra le nazioni. Dice il Signore degli eserciti”.

I Padri insegnano unanimi – e la Chiesa stessa lo ha formalmente dichiarato – che la nostra Messa è quel “Sacrificio puro che non può essere macchiato da nessuna indegnità o depravazione del celebrante, del quale il Signore profetizzò tramite Malachia, che al Suo nome, che sarà grande tra i popoli, si dovranno fare offerte in ogni luogo”. Nella suddetta profezia si proclama chiaramente e decisamente in primo luogo (v. 10) l’abolizione e il rifiuto del servizio sacrificale veterotestamentario; poi (v. 11) si annuncia un altro servizio divino, ed in esso la promessa di un purissimo nuovo Sacrificio incruento, da celebrare ovunque come cibo sacrificale: solamente così è comprensibile la celebrazione dell’Eucaristia nell’ambito della Chiesa Cattolica.

Il duro e amaro richiamo del Signore: “Non ho più compiacenza in voi”, è rivolto ai sacerdoti leviti che, dopo il ritorno dall’esilio, “disprezzavano il Nome divino” esercitando il rito del Sacrificio con negligenza e irriverenza; infatti Dio deplorava presso i profeti che, non ottemperando alla Legge, Gli offrivano sacrifici “zoppi e ciechi e malsani”. Il Signore quindi esprime la Sua disapprovazione per i sacrifici difettosi e impuri dei sacerdoti levitici; in questa occasione Egli annuncia la fine prossima dei riti sacrificali del Vecchio Testamento: “Dalle vostre mani non accetterò più i sacrifici”.

La vera ragione per cui il Signore non vuole più il Sacrificio mosaico non sta nell’offerta negligente, ma nella circostanza che un sacrificio diverso, del tutto nuovo Gli verrà offerto dall’Oriente all’Occidente. “Egli abolisce il primo (cioè i sacrifici del Vecchio Testamento) per stabilire l’altro (cioè il Sacrificio del Nuovo Testamento)” (Ebr. 10,9).

Al posto dell’antico rito sacrificale che viene abolito, è introdotto infatti un culto del tutto nuovo e di gran lunga migliore. Tramite il culto promesso “il Nome di Dio diventa grandioso”, e cioè festeggiato e glorificato non solamente in Gerusalemme, ma “dall’Oriente fino al calar del sole”, cioè nel mondo intero e non solamente tra i Giudei, ma “in mezzo a tutti i popoli della terra”: in breve, “in ogni luogo”. Al contrario del rito mosaico, confinato ad un solo popolo e in un solo luogo, il nuovo culto viene descritto come diffuso in mezzo a tutte le nazioni e in tutto il mondo. È cioè un culto divino veramente “cattolico”, presente in nessun altro luogo all’infuori della Chiesa di Cristo. Solamente questo può essere il vero culto cristiano. Perciò la profezia citata si riferisce a quel tempo in cui Cristo come Principe di pace “stenderà il Suo dominio da mare a mare, e dal fiume fino ai confini della terra. E Lui adoreranno tutti i re, tutti i popoli Lo serviranno” (Sal. 71,8-11).

Questo nuovo culto cristiano viene caratterizzato più precisamente come il vero rito proprio del Sacrificio. Alla Nuova Alleanza viene promesso un sacrificio vero che dovrà sostituirsi a quelle offerte che il Signore non vuole più ricevere dalle mani del sacerdozio di Aaron, le quali però erano ugualmente sacrifici. “Non fu rifiutato il sacrificio in generale; infatti presso gli Ebrei vige il sacrificio, e anche nella Chiesa c’è il Sacrificio: ma è la forma del sacrificio che è mutata” (S. Ireneo). “E in tutti i luoghi verrà offerto il Sacrificio al mio Nome e verrà offerta un’oblazione pura”.

Questa frase non può venire intesa simbolicamente come sacrificio improprio, per esempio, nel senso metaforico della preghiera e delle opere buone; essa vuole invece significare il vero Sacrificio, se vogliamo considerare il contesto del discorso. Qui s’intende, infatti, il Sacrificio puro del Nuovo Testamento contrapposto al rito sacrificale impuro del Vecchio Testamento: tale contrapposizione emerge perché da ambo le parti s’intende il sacrificio in senso proprio. Le singole parole, inoltre, sono espresse in una tale forma da non poter indicare come proprio un sacrificio qualsiasi: questo, infatti, è specificato più chiaramente come Sacrificio incruento. Ciò vale soprattutto per il vocabolo mincha, che nel linguaggio liturgico viene sempre usato per indicare la libagione eucaristica.

Alla promessa di questo sacrificio viene aggiunto anche l’annuncio di un nuovo sacerdozio destinato a offrire il nuovo Sacrificio: e per riverenza all’ufficio sacerdotale, il medesimo profeta Malachia chiama i nuovi ministri dell’altare “figli di Levi” (3,3–4). Poiché il nuovo Sacrificio viene celebrato in ogni luogo, i sacerdoti non appartengono più ad una sola tribù, ma il Signore li sceglie da tutte le nazioni e, tramite una consacrazione soprannaturale, li santifica e li abilita a svolgere il loro ministero. Dopo che il profeta Isaia (66,18 ss.) ebbe descritto la conversione dei popoli pagani e il loro ingresso nella Chiesa cristiana, afferma: “E anche alcuni di loro voglio chiamare, e farne sacerdoti e leviti, parla il Signore”.

In base alle profezie finora citate e spiegate, non sarà poi tanto difficile dimostrare la verità sul Sacrificio eucaristico. Il Profeta annuncia che nell’era cristiana verrà celebrato in tutto il mondo un vero Sacrificio incruento. Con ciò può essere intesa solamente la celebrazione dell’Eucaristia: se questa poi non fosse un sacrificio proprio, allora bisognerebbe dire che la profezia divina non si è verificata, e questo naturalmente è da escludere. Le parole profetiche non possono essere intese come riferite al sacrificio della Croce, poiché questo è avvenuto solamente in un luogo e fu eseguito in maniera cruenta; mentre il Sacrificio qui menzionato è incruento e viene offerto ovunque. D’altra parte sono presenti nel Sacrificio della Messa – e
solo in quel Sacrificio – tutti quegli elementi riuniti con cui il Profeta caratterizza il Sacrificio promesso della Nuova Alleanza.

La promessa si riferisce ad un sacrificio eucaristico: e non è questa l’Eucaristia intesa nel senso più meraviglioso? “Non ti offriamo un sacrificio cruento Signore ma, implorandoti con preghiere, ti offriamo il Corpo del Sacerdote eterno. Perciò ricordati Signore, quanto Egli ha sofferto per noi, e che Egli ha espiato i nostri peccati. Vestici dunque con la veste di giustizia, affinché nessuno si avvicini a Te senza il decoro nunziale e con questo fiorisca di gioia divina il banchetto della Nuova Alleanza”. (liturgia Mozarabica)

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