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Santi e beati di Ivrea. Il miracolo del quadro

Tesori d'Italia01 Novembre 2021
Testo dell'audio

L’8 dicembre 1859, festa dell’Immacolata Concezione, i coniugi Pizio di Torino si fecero protestanti dietro promessa di aiuti finanziari, trovandosi essi nell’indigenza. Lo stesso giorno il marito, Alberto Pizio, cercò di vendere alcuni vecchi mobili e, tra questi, un bel quadro della Vergine dipinto su legno, ma i compratori, vedendo l’immagine dell’Immacolata, proruppero in orrende bestemmie ed uno di essi tentò ripetutamente di farlo a pezzi con una scure; se non che la scure si ruppe e l’immagine rimase illesa.

Infuriati, i tre malviventi gettarono il quadro nel fuoco, ma il miracolo si ripeté: le fiamme carbonizzarono tutto il legno intorno all’immagine, rispettando prodigiosamente la figura della Vergine. I profanatori allora fuggirono spaventati e Pizio nascose il quadro. Un mese dopo, sua moglie, saputa la cosa, incredula e ostinata nelle sue idee, volle a sua volta tentare di distruggerlo. Lo cosparse di alcool e gli diede fuoco, ma nuovamente il miracolo si ripeté. Tormentati dai rimorsi, i due coniugi si consigliarono con un sacerdote, che suggerì loro di consegnare il quadro a qualche persona pia, affinché pregasse per loro. Essi decisero di consegnarlo alle prime persone religiose, che avrebbero incontrato la sera del mercoledì santo 1860.

La Provvidenza dispose che tali persone fossero precisamente due religiose della Congregazione dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, da poco fondata. Da allora il quadro venne gelosamente conservato dalle suore, le quali lo hanno ora esposto alla pubblica venerazione in un grandioso tempio dedicato appunto alla Madonna Immacolata dei Miracoli, che sorge ad Ivrea presso la loro Casa Madre. I fatti prodigiosi riguardanti l’effigie miracolosa vennero esaminati in un regolare processo canonico nel 1910 dal cardinale arcivescovo di Torino Agostino Richelmy e di tale processo si conserva copia autenticata presso l’Archivio della Casa Generalizia di Roma. Tale Congregazione, che si occupa in particolare dell’istruzione dei bambini, fu fondata nel 1806 (ma riconosciuta solo nel 1828) dalla beata Antonia Maria Verna, nata nel 1773 da una povera famiglia contadina di Rivarolo Canavese e morta nel 1838.

Un altro fatto, se non prodigioso, quantomeno singolare, è costituito da una bomba di cannone che, sparata dai francesi durante l’assedio del 1705, colpì la chiesa di San Nicola da Tolentino, andando tuttavia ad incastrarsi nel soffitto (dove è tuttora visibile), senza provocare alcun altro danno.

 

Questo testo di Leone Inaudi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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