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Santa Ildegarda di Bingen, maestra della cristianità

Storia21 Agosto 2020
Testo dell'audio

«In lei la Sapienza di Dio sedeva sul trono della potenza con sublime autorità e, operando per mezzo suo cose mirabili, palesava i giudizi sulla realtà»: così scrivevano nel XII secolo i monaci benedettini Goffredo e Teodorico nel libro Vita di santa Ildegarda. Ciò che maggiormente colpisce di questa maestra di cristianità non è soltanto il suo immenso scibile, ma soprattutto la consapevolezza che possedeva di ogni cosa, sia divina che terrena.

Mistica sui generis, che non entrava in estasi, ma era sempre presente a se stessa, anche quando il soprannaturale irrompeva nella sua vita, Ildegarda potrebbe essere definita come colei a cui è stato dato il dono di conoscere nel profondo le melodie del cosmo. Non cercò uno spazio per sé nella Chiesa, è la Chiesa che ebbe necessità di lei, perché ella si mise umilmente e con disinteressato amore al suo servizio.

A partire dall’Umanesimo, dove se ne ravvisano le prime consistenti tracce, in un crescendo che culminerà nell’Illuminismo e da questo tornerà a crescere fino al devastante relativismo odierno, il pensiero ha iniziato a concentrarsi sull’uomo e con il trascorrere dei secoli, ha abbandonato sempre più la correlazione fra Dio (e le Sue leggi di Fede e di morale) e l’umanità, intesa tanto collettivamente, quanto come caratteristica dell’individuo. Per fare ciò è stato necessario denigrare e ridicolizzare il periodo della storia umana dove maggiormente questo rapporto fra Creatore e creatura ha pervaso e informato la vita, sia individuale che collettiva della cristianità.

Ed ecco che lo si è definito Evo Medio (Medioevo), vale a dire quell’epoca, sottointeso di barbarie, che si colloca tra l’antichità e l’epoca contemporanea, entrambe viste come civili, piene di vitalità e, la seconda, anche di positivo progresso. In quest’ottica ideologica, il Medioevo era letto come un’epoca oscurantista, dove la donna veniva relegata, oppressa, silenziata. Le cose, in realtà, sono andate ben diversamente.

Degnissima figlia di san Benedetto da Norcia, sant’Ildegarda fu paladina della Fede, la difese con tutte le sue forze e con tutte le sue meravigliose capacità. Visse in un secolo, il XII, di grandi movimenti e fermenti, sia di pensiero che di azione, caratterizzati dall’approfondimento scolastico-sistematico, dal progresso scientifico e dalle crociate. A questa monaca benedettina vennero concessi meriti e privilegi eccezionali e fu resa degna di divenire «megafono del Signore».

Eppure ella si proclamava indocta e attingeva le sue mirabili conoscenze da una ricchissima cultura infusa. Scrisse sempre in latino, pur non avendolo mai studiato. Si occupò di teologia, di filosofia, di morale, di agiografia, di scienza, di medicina, di farmacologia, di cosmologia; compose liriche, eccelsa musica e intrattenne un fitto scambio epistolare con numerosi corrispondenti di tutta Europa.

Entrò in convento a 8 anni, prese i voti perpetui a 15 e divenne maestra della Chiesa: a lei ricorreva l’alto e basso clero, monaci e monache. Con i suoi consigli e con i suoi rigorosi ammonimenti, indicò la via del ben operare, sciogliendo i dubbi di chi vacillava. Interpellava le alte personalità della stessa Chiesa e dell’Impero ricordando i loro compiti, le loro responsabilità davanti a Dio, prima ancora che davanti agli uomini e rammentando l’origine del loro potere.

Nel 1150 fonda il convento di Rupertsberg, nei pressi di Bingen e nel 1165 quello di Eibingen, al di là del Reno. La sua fama si amplia nel continente e viene chiamata anche per tenere prediche contro le eresie.

 

 

Questo testo di Cristina Siccardi è tratto da Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it

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