Santa Cecilia

Ricercando le tracce della Santa nella Capitale, una prima tappa va fatta presso la stupenda chiesa di San Luigi dei Francesi. In queste sacre mura, nella seconda cappella a destra, un poco in ombra, si conserva tutta la sua vita, raccontata da un genio della pittura italiana, l’emiliano Domenico Zampieri detto il Domenichino per la sua bassa statura e per il suo carattere semplice. La cappella di Santa Cecilia fu voluta dal card. Pierre Polet per celebrare il ritrovamento dei resti della Santa nell’omonima basilica di Trastevere, il 20 ottobre del 1599.
Cecilia nacque a Roma agli inizi del III secolo dopo Cristo da una gens patrizia di tutto riguardo. Doveva avere per praenomen, cioè per nome, Caia, in onore della progenitrice Caya Tanaquilla, etrusca, consorte del re, Tarquinio Prisco. Di certo le origini della gens Cecilia erano etrusche e non sorprende, quindi, che Cecilia vivesse, con la sua famiglia, dalle parti del Gianicolo: per i romani dei primi secoli l’altra sponda del Tevere era territorio straniero, quasi pericoloso. Cecilia, voltate le spalle al paganesimo, giovanissima, si era votata al Signore.
La famiglia, però, si oppose e la volle sposa. La scelta cadde su di un giovane appartenente ad una gens patrizia tra le migliori di Roma: la Valeria, gente valente, con radici antichissime. Il capostipite si diceva che fosse stato un certo Volusio, giunto a Roma con Tito Tazio, il re sabino, che aveva governato con Romolo.
Valeriano e Cecilia si sposarono. Domenichino dipinse il loro «matrimonio mistico»: i due sposi, ritratti bellissimi uno di fronte all’altro, sono separati da un angelo, l’angelo che proteggeva Cecilia e che Valeriano vide solo dopo essere stato battezzato. Egli morì poi martire, assieme a suo fratello Tiburzio e col soldato che li aveva arrestati, di nome Massimo.
Cecilia visse di carità. Con sdegno si rifiutò di adorare gli idoli. Dolente è la scena della sua morte: accasciata, ha le spalle poggiate al muro e gli occhi rivolti al cielo, mentre un angelo le porta la palma del martirio. Il pittore l’ha ritratta in Cielo, giunta sin lassù grazie ad uno dei panni santi, che lei donò ai poveri.
Questo testo di Benedetta de Vito è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it