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San Giovanni Nepomuceno, il santo martire della Boemia

Tesori del Mondo02 Febbraio 2019
Testo dell'audio

Chi si reca a Milano, nel cortile d’armi del Castello Sforzesco, forse rimane sorpreso dal fatto che la statua che si trova dinanzi, posta proprio dirimpetto alla torre di Bona di Savoia, è quella di un santo boemo, Giovanni Nepomuceno, opera dello scultore Giovanni Dugnani datata 1729.

Nel piedistallo della scultura si leggono le seguenti parole: «Dom D. Joanni Nepomuceno qui animam propter Christum quam perdidit ne proderet sacramentum invenit in coelis Annibal vicecomes magnas Hispaniarum omnibus emeritis stipendiis exercituum ductor Caroli VI Caes. Aug. ab intimis consiliis eiusque postremo beneficio arcis praefectus an. Dn. MDCCXXIX».

L’iscrizione dice, tra l’altro, proprio a proposito del personaggio in questione: «A Giovanni Nepomuceno, che trovò nei cieli l’anima che perse per Cristo per non tradire il sacramento». Chi era dunque questo santo, canonizzato il 19 marzo 1729 e la cui festa si celebra il 16 maggio?

Fedele alla Chiesa fino alla morte

Giovanni nacque a Pomuk, in Boemia (la città fu poi denominata Nepomuk, donde l’appellativo Nepomuceno), ove suo padre esercitava probabilmente la professione di giudice. Studiò diritto canonico a Praga e a Padova. Fu notaio e chierico della diocesi praghese. Verso il 1380 venne ordinato sacerdote.

Intorno al 1389 diventò vicario dell’arcivescovo di Praga Giovanni Jenstejn, proprio nel delicato momento in cui i rapporti tra l’alto prelato e il Re Venceslao IV erano giunti a un punto davvero critico: il sovrano tentava da anni, anche con la violenza, di impadronirsi dei beni ecclesiastici e del controllo della Chiesa boema, e l’arcivescovo opponeva una strenua resistenza a tale progetto.

Venceslao mirava infatti a limitare il potere arcivescovile e, per conseguire tale scopo, voleva elevare a diocesi l’Abbazia di Kladruby per porvi come arcivescovo un proprio favorito. Invece lo Jenstejn inviò il suo vicario generale, Giovanni appunto, a Kladruby per presiedere e controllare l’elezione dell’Abate e scomunicò pure il sottocamerario del Re, Sigismondo Huler, con l’accusa di essere eretico e bestemmiatore.

Venceslao, che, dopo questa ennesima prova di forza da parte di Jenstein avrebbe voluto più di ogni altra cosa mettere le mani su di lui, si limitò a convocare i ministri dell’arcivescovo, tra i quali c’era Giovanni, e li sottopose a duri interrogatori e a torture di ogni tipo; infine, liberati gli altri, trattenne Giovanni e nottetempo lo fece gettare nella Moldava, dove annegò.

Martyr sanctus

Il corpo del martire fu trovato il giorno seguente e gli fu data sepoltura, dapprima nella Chiesa di Santa Croce Maggiore, poi nella Cattedrale di San Vito a Praga. La tradizione narra che il corpo del santo, immerso nel fiume, era lambito da cinque fiamme, ed è per questo che l’iconografia lo raffigura sempre con cinque stelle intorno alla testa.

È venerato come un martire del sigillo sacramentale, in memoria della lealtà e del silenzio che seppe mantenere anche sotto tortura per non tradire la sua Chiesa. Vi è pure una tradizione più tarda che parla di un Giovanni confessore della moglie del Re, la Regina Sofia, che venne fatto annegare nella Moldava perché si rifiutava di rivelare al sovrano il nome dell’amante della donna, appreso in confessione.

Sulla porta del Duomo di Praga, già nel 1620/1630, il martire fu raffigurato da Georg Bendl come un santo nazionale boemo, testimone di un’eroica resistenza al potere monarchico. La modalità della sua morte ci fa capire come mai statue raffiguranti il Nepomuceno furono collocate specialmente sui ponti, quasi che egli fosse un protettore dai vortici delle acque sottostanti: alla fine del 1600 l’artista Johann Brokoff realizzò sul famosissimo Ponte Carlo a Praga una grande statua del santo; una si trova anche sul ponte sopra il Tevere, lungo la via Flaminia.

Non sappiamo con precisione se, dopo il ritrovamento del corpo del Nepomuceno e la sua sepoltura nel duomo di Praga, seguì subito un culto pubblico nei suoi confronti o se per un certo numero di anni Giovanni venne semplicemente considerato eroe della patria e della fede: è tuttavia certo che, quando l’arcivescovo Janstejn presentò a Bonifacio XI l’atto di accusa contro il Re Venceslao, Giovanni di Pomuk venne per la prima volta chiamato martyr sanctus e la sua morte fu definita martyirium.

Un patrimonio dell’intera Europa

La venerazione di Giovanni prese piede in particolare dopo la Guerra dei Trent’anni. Quando in Boemia e in Moravia ebbe inizio il processo di controriforma e di riforma cattolica condotto dai gesuiti, questi ultimi diffusero volentieri il culto del Nepomuceno: infatti, dal momento che i protestanti rifiutavano, tra l’altro, il sacramento della confessione, i figli di sant’Ignazio esaltavano questo sacramento come unica strada per ottenere la remissione dei peccati, e in particolare sottolineavano l’inviolabilità del segreto confessionale.

Nell’iconografia tradizionale il Nepomuceno è ritratto per lo più in abito talare oppure vestito dei paramenti sacri, in preghiera o nel momento del martirio. È posto fra i santi protettori della Boemia e tiene in mano la palma di martire, oppure il dito sulle labbra, come allusione alla sua fedeltà al segreto confessionale.

A Roma, in San Lorenzo in Lucina, vi è una cappella a lui dedicata, e proprio qui operò una delle confraternite che portarono il suo nome e che sorsero dopo la sua canonizzazione, sia in Italia che in Germania e in Cecoslovacchia.

È una storia poco nota quella di Giovanni Nepomuceno, ricca di testimonianze certe ma anche di varie discordanze circa gli eventi della sua vita e della sua morte; ma una cosa può essere affermata senza dubbio, ossia che Giovanni di Nepomuk è, sì, patrono della Boemia, ma il suo culto si è diffuso ben al di là dei confini della terra boema, tanto che è possibile sostenere che la sua figura e la sua testimonianza costituiscono un patrimonio dell’intera Europa.

 

Questo testo di Maurizio Schoepflin è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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