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San Francesco da Paola. Il grande calabrese eremita e taumaturgo

Santi: ritratti di fede06 Aprile 2022
Testo dell'audio

La vita di san Francesco da Paola fu costellata di fenomeni soprannaturali, dalla nascita alla morte. La sua memoria liturgica cade il 2 di aprile, ma non potendosi spesso celebrare in quanto a volte ricorre in Quaresima, la si festeggia ogni anno a Paola nell’anniversario della sua canonizzazione, il 1º di maggio. 

San Francesco nacque a Paola, in Calabria Citeriore (oggi in provincia di Cosenza), il 27 marzo 1416 da Giacomo Martolilla, e Vienna da Fuscaldo. La famiglia del padre proveniva da Cosenza, ma era originaria di Messina. Il nome di battesimo del figlio venne assegnato in onore di san Francesco d’Assisi, per l’intercessione del quale arrivò il piccolo nonostante la loro età avanzata e alcuni anni dopo nacque anche Brigida.

Poiché Francesco contrasse una grave infezione ad un occhio, suo padre e sua madre supplicarono ancora l’intercessione di san Francesco, esprimendo un voto: promisero che se il loro bambino fosse guarito, avrebbe indossato per un anno l’abito dell’ordine francescano e il peggio venne scongiurato.

Umile, mite e docile, Francesco crebbe nella pia pratica religiosa. Quando aveva tredici anni raccontò di aver visto un frate francescano che gli ricordava il voto fatto dai genitori, così entrò per un anno nel convento francescano di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza. In questo periodo, Francesco dimostrò non solo la sua aperta attitudine alla vita conventuale, al rigore nel rispettare la Regola francescana e alla facilità che aveva nell’obbedire e nello svolgere anche i lavori più umili, ma la comunità si accorse dei fenomeni soprannaturali che si manifestavano apertamente in lui, che era pure avvezzo a pratiche di digiuno e di astinenza. 

Tutti i frati rimanevano allibiti, per esempio, nel vedere che il tredicenne era in grado di tenere i carboni ancora ardenti fra le mani per accendere il fuoco e non subisse conseguenze: né dolore, né scottature. Egli era uso meditare in una grotta che si trovava nel convento. In una di queste circostanze ebbe la visione di san Francesco d’Assisi. Questo sito è divenuto luogo di pellegrinaggio e di devozione sotto il nome di «La Benedetta». 

Concluso l’anno del voto, i frati di San Marco Argentano avrebbero voluto trattenerlo, ma Francesco desiderava discernere altrove la sua scelta religiosa. Dopo aver compiuto, nel 1430, un lungo pellegrinaggio con la famiglia, percorso che lo portò innanzitutto ad Assisi con tappe a Loreto, Roma, Monte Cassino e i romitori del Monte Luco, rientrò a Paola, dando avvio ad un periodo di vita eremitica, utilizzando un luogo impervio compreso nelle proprietà di famiglia. Nel 1435, altri si associarono a questa esperienza, riconoscendolo come guida spirituale. I monaci costruirono una cappella e tre dormitori, fondando così l’Ordine dei Minimi, che predilige la spiritualità penitenziale, vissuta attraverso l’osservanza di un quarto voto di vita quaresimale, dedicandosi soprattutto alla predicazione e alla confessione. Il 31 agosto 1452 l’arcivescovo di Cosenza, monsignor Pirro Caracciolo, concesse l’approvazione diocesana, atto che comportava la facoltà di istituire un oratorio, un monastero ed una chiesa.

Nel 1467 papa Paolo II inviò a Paola un suo emissario per raccogliere informazioni sull’eremita calabrese. Rientrato a Roma, l’inviato pontificio, monsignor Baldassarre De Gutrossis, presentò un rapporto decisamente positivo sulla vita di preghiera e di austerità del monastero, tanto che pure lui si associò alla comunità dei Minimi, prendendo il nome di Baldassarre da Spigno. Il 17 maggio 1474, Papa Sisto IV riconobbe ufficialmente il nuovo ordine con la denominazione di Congregazione eremitica paolana di San Francesco d’Assisi. Papa Alessandro VI riconobbe, invece, la Regola di estrema austerità, in concomitanza con il mutamento del nome in Ordine dei Minimi. Con l’approvazione, gli eremitaggi, sul modello di quello di Paola, fiorirono in Calabria e Sicilia, mentre frate Francesco iniziò a risiedere stabilmente a Paterno Calabro, divenendo un punto di riferimento per la popolazione di quel territorio.

Molteplici furono i miracoli che ottenne da Dio san Francesco da Paola. L’acqua della «Cucchiarella» (meta di pellegrinaggi) scaturì perché san Francesco colpì con il suo bastone una roccia presso il convento da Paola. A Napoli, di fronte al Re che lo tentava con un vassoio pieno di monete d’oro che gli offriva per la costruzione di un nuovo convento, san Francesco rifiutò: prese una moneta, la spezzò e ne fece uscire sangue, che rappresentava il sangue dei sudditi vessati dalla corte aragonese. Un giorno, invece, alcuni operai al lavoro nel convento di Paola per mangiare decisero di cucinarsi l’agnellino di frate Francesco che si chiamava Martinello, al quale il santo era molto affezionato. Dopo averlo cotto e consumato, gettarono le ossa e i resti nella fornace dove lavoravano. San Francesco iniziò subito a cercarlo e chiese loro se avessero visto il suo Martinello; ma essi negarono. Allora, quando cominciò a chiamarlo, l’agnellino uscì dalle fiamme vivo e vegeto, lasciando i muratori allibiti e in grande imbarazzo.

Un giorno, di fronte al diniego del barcaiolo Pietro Coloso di traghettarlo gratuitamente insieme ad alcuni suoi confratelli sullo stretto di Messina, il santo utilizzò il suo mantello, che stese sul mare per compiere l’attraversamento, per tale eccezionale miracolo san Francesco da Paola è considerato il patrono dei naviganti e dei pescatori. 

Ricordiamo ancora che il santo calabrese profetizzò che la città di Otranto sarebbe caduta in mano ai turchi nel 1480 e poi sarebbe stata riconquistata dal Re di Napoli.

La fama di santità del taumaturgo Francesco da Paola giunse fino in Francia, attraverso i mercanti napoletani. Re Luigi XI lo mandò a chiamare nel 1482 poiché si era gravemente ammalato. Tuttavia, san Francesco non voleva lasciare la sua gente, quindi il sovrano francese inviò un’ambasciata presso papa Sisto IV affinché ordinasse a Francesco di recarsi da lui. Per il Papa ed il re di Napoli fu l’occasione per cercare di rinsaldare i fragili rapporti con la Francia, intravedendo, in prospettiva, la possibilità di raggiungere un accordo per abolire la Prammatica Sanzione di Bourges del 7 luglio 1438 (ordinanza di Carlo VII, nella quale il Re si dichiarava guardiano dei diritti della Chiesa di Francia: primo passo verso il gallicanesimo e la secolarizzazione del diritto canonico). Tuttavia, furono necessari alcuni mesi per convincere Francesco, che aveva quasi 67 anni, a lasciare la sua terra per attraversare le Alpi ed essere accolto tra i fasti del palazzo reale di Francia. Alla fine, dovette obbedire al Papa e partì il 2 febbraio 1483, insieme ai confratelli Bernardino Otranto di Cropalati, Giovanni Cadurio da Roccabernarda e Nicola d’Alessio, suo nipote.

Al suo arrivo, nel Castello di Plessis-lez-Tours, Luigi XI s’inginocchiò di fronte a lui. L’eremita non lo guarì dal male, ma la sua azione portò ad un miglioramento dei rapporti fra la Francia e il Pontefice. Il santo visse in Francia per ben 24 anni e venne ammirato e stimato sia dal popolo semplice che dalle autorità e persino dai docenti della Sorbona di Parigi. Molti religiosi francescani, benedettini ed eremiti, affascinati dal suo stile di vita, si aggregarono a lui anche in Francia, contribuendo all’universalizzazione del suo ordine. Questo comportò gradualmente il passaggio da un puro eremitismo a un vero e proprio cenobitismo, con la fondazione di un secondo ordine per le suore e un terzo per i laici. Le rispettive Regole furono approvate da papa Giulio II il 28 luglio 1506. Il re Carlo VIII, successore di Luigi XI, stimò molto Francesco e contribuì alla fondazione di due monasteri dell’Ordine dei Minimi, uno a Plessis-lez-Tours e uno sul monte Pincio a Roma. Nel 1498, alla morte di Carlo VIII, salì al trono Luigi XII che non permise a san Francesco di farlo tornare in Italia come egli desiderava.

Dopo aver trascorso gli ultimi anni in serena solitudine, morì a Plessis-lez-Tours il Venerdì Santo, era il 2 aprile 1507, mentre si faceva leggere la Passione secondo san Giovanni. Aveva 91 anni e fu sepolto nella chiesa dei Minimi di Plessis-lez-Tours, oggi La Riche. Nella sacra iconografia san Francesco da Paola viene rappresentato in più modi: vestito di un saio, con un bastone in mano e una barba bianca fluente; mentre attraversa lo Stretto di Messina sul suo mantello che funge da scafo e da vela, sostenuta dal suo bastone, in compagnia di un fraticello; vestito di un saio, mentre regge un teschio con una mano e un flagello con l’altra e ancora mentre levita sopra una folla con accanto il suo motto Charitas.

San Francesco da Paola è stato canonizzato solo dopo dodici anni dal suo dies natalis, il 1º maggio 1519 da papa Leone X, al quale il fondatore dei Paolotti predisse, quando Giovanni di Lorenzo de’ Medici era ancora un bambino, la sua elezione al soglio pontificio. 

Il 13 aprile 1562, alcuni ugonotti profanarono il suo sepolcro, trovarono la salma di san Francesco incorrotta e le diedero fuoco. Rimasero, quindi, solo alcune reliquie a causa di quel barbaro atto, le quali sono custodite per la maggior parte nei conventi dei Minimi, fra cui Palermo, Milazzo e Paola. 

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