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San Bruno e la vita di solitudine in comunità

Arte e Cultura21 Gennaio 2019
Testo dell'audio

Per i certosini la clausura è segno e strumento del primo passo verso l’incontro con Dio, ben sapendo che ciò che va lasciato come ostacolo principale all’unione con Dio è in realtà soprattutto l’attaccamento a se stessi: «Abbandonare ciò che è fuggevole».

Questa è la vita dettata da Bruno per i certosini in questa concisa formula:

«Abito nel deserto con dei fratelli» (a Rodolfo, n.4).

Non è quindi la ricerca del Dio della giustizia, o del Dio dei filosofi che insegue il certosino, perché il certosino sa che è solo l’amore che conduce nella solitudine e l’unione con Dio è, per lui, essenzialmente opera dell’amore; è un’unione nell’amore quella che il certosino cerca con tutto se stesso, perché egli sa che il Dio che lo ha sedotto, è il Dio di Gesù Cristo, Colui che si è rivelato come Amore (cf. 1Gv 4,16).

La vita di solitudine

Bruno ha iniziato una particolare forma di ricerca di Dio, ancora oggi vissuta nella certosa. Si attua in un’armoniosa unione di solitudine e vita fraterna, di preghiera e di lavoro. Ogni certosa è un “deserto” dove la solitudine è il clima in cui tutta la vita quotidiana del monaco è immersa per prendervi realtà e forma concreta nella custodia della cella.

«Il nostro impegno e la nostra vocazione consistono principalmente nel dedicarci al silenzio e alla solitudine della cella. Questa è la terra santa e il luogo dove il Signore e il suo servo conversano spesso insieme, come un amico col suo amico. In essa frequentemente l’anima fedele si unisce al Verbo divino, la sposa si congiunge con lo Sposo» (St 4.1).

È dunque tra le pareti bianche e spoglie della cella che avviene il lungo pellegrinaggio del certosino, ovvero il suo ritorno dalla “regione della similitudine” alla terra promessa della visione di Dio, quando un giorno l’ha attirato nel deserto per parlargli al cuore.

Nella solitudine delle loro celle, disposte lungo il grande chiostro del monastero, che è un vero eremo, composto da più vani e da un piccolo giardino, i monaci trascorrono la giornata occupandosi nella preghiera, nella lettura e nel lavoro; in cella al suono della campana recitano le Ore minori dell’Ufficio e prendono i pasti, tranne le domeniche e le feste, quando la vita in certosa assume una dimensione più cenobitica.

Ma, più in profondità, l’unica occupazione del monaco nella solitudine è il Signore. È attendere la sua visita, il suo ritorno.

«È un vigilare con la perseveranza per aspettare il ritorno del Signore, per aprirgli immediatamente appena busserà» (S. Bruno).

È questa attesa quieta e immobile del cuore il più dolce e il più austero aspetto dell’ascesi certosina: è la “quiete faticosa” di cui parla tutta la tradizione del deserto. È lo sforzo laborioso di conservare quieto il cuore perché sia totalmente disponibile per Dio.

Ciò faceva scrivere a Giugo: «Riteniamo che nulla sia più faticoso, negli esercizi della vita religiosa, della quiete, del silenzio e della solitudine».

Tuttavia questa solitudine, che porta il certosino anche a non svolgere alcun ministero esterno all’Ordine, «non lo pone ai margini della Chiesa, ma lo colloca nel suo stesso cuore» (papa Giovanni Paolo II ai certosini). Separato da tutti, è unito a tutti, per stare in nome di tutti al cospetto del Dio vivente. Con questa sua vita egli pone «sotto gli occhi del mondo d’oggi “la provocazione” di un modo di vivere che, pur intriso di sofferenza, di solitudine e di silenzio, fa zampillare in lui la sorgente di una gioia sempre nuova» (ivi).

Padri e fratelli

Nella vita certosina esistono da sempre due cammini che sono complementari, quello dei Padri e quello dei Fratelli. Sono due forme diverse che dipendono dal dono gratuito di grazia dato a ciascun’anima, per condividere la solitudine pasquale del Signore.

I Padri, solitamente ordinati sacerdoti, sono chiamati alla celebrazione dei sacramenti e a una solitudine più profonda e rigorosa e trascorrono in cella l’intera giornata, uscendo solo per la celebrazione comunitaria della liturgia, tre volte il giorno. I Fratelli invece, oltre che per la liturgia, escono di cella per dedicarsi, sempre in silenzio, ai servizi indispensabili alla vita comunitaria.

Il modello è sempre quello evangelico, Sulla croce, pregare e donarsi si identificano. Il donare la sua vita, per Gesù, ovvero presentare la sua Pasqua, è un atto di servizio. «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc, 22,27). Infatti la solitudine sia dei Padri che dei Fratelli conversi, non si chiude su se stessa, perché se assomiglia a quella di Gesù, necessariamente si fa servizio, secondo le caratteristiche proprie di ciascuno.

Questa armonia e complementarietà di grazie diverse donate, consente al carisma confidato dallo Spirito Santo al padre fondatore san Bruno, di giungere alla sua pienezza (St 11,5).

La vita fraterna

I molteplici e profondi legami tra Padri e Fratelli conversi costituiscono la trama della vita fraterna in certosa. La loro unione si manifesta pienamente nella vita liturgica che in certosa ha uno spazio importante ed è inoltre la parte più nobile della vita di comunità (St 22,2).

La celebrazione segue un rito proprio dell’Ordine, notevole per sobrietà e semplicità insieme e si articola attorno a tre momenti principali: la lunga veglia nel cuore della notte; l’Eucarestia celebrata al mattino e la celebrazione dei Vespri al tramonto. Questi sono momenti di vita condivisa tra i monaci vissuti in chiesa.

La vita fraterna nasce e si approfondisce esprimendosi anche in forme di semplice gioiosità: si incontrano ogni domenica e ogni solennità nel refettorio per consumare insieme un pasto prevedendo un colloquio fraterno di condivisione al fine di conoscersi.

Il lunedì pomeriggio i monaci dedicano qualche ora per la passeggiata settimanale fuori dal monastero, ore dedicate all’espansione libera della gioia di stare insieme nella contemplazione della natura. I monaci camminano due a due, scambiandosi nella compagnia per conoscersi tutti.

 

Questo testo di Rosanna Raffaeli Ghedina è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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