Quando la Scandinavia divenne cristiana

Non se ne conoscono i nomi, né da quale paese provenissero. Si sa solo che arrivarono a Roma negli anni Trenta dell’XI secolo, a piedi e che erano molto anziani. Volevano incontrare il Papa, parlargli e chiedere a lui in persona il perdono del Signore perché, chissà quanti anni prima, si erano sposati con un rito pagano. Erano partiti dalla Svezia e volevano morire in pace, da cristiani.
La loro storia è una tessera nel grande mosaico dei rapporti fra la città di Pietro e i popoli del nord, che brilla di entusiasmi personali, viaggi estenuanti, alti disegni istituzionali, e si dilata in silenzi, incomprensioni, pause.
È rappresentativa sia della lunga durata del processo di cristianizzazione della Scandinavia, sia del legame con la Sede di Pietro sentito come forte e fondante, fin dall’origine dalle comunità di Svezia e Norvegia.
I primi pacifici ma stentati contatti
Nei secoli dell’Alto Medioevo, la distanza dai porti della Britannia e da quelli della Germania settentrionale, la scarsità della popolazione e l’isolamento degli insediamenti hanno reso dubbio – se non nullo – l’effetto delle missioni, tanto che la penisola è stata una delle ultime aree d’Europa a essere cristianizzata.
Eppure i contatti con chi annunciava il Vangelo non sono mancati: in area germanica, l’esperienza dei prigionieri di guerra, gli scambi dei mercanti e alcuni legami matrimoniali fra aristocratici hanno messo in comunicazione il contesto nordico con i valori e le forme di organizzazione della Chiesa, in una lunga e rada tessitura culturale sviluppata all’esterno della civiltà latina, in aree che non erano state romanizzate.
Il polo geografico di riferimento è stata, infatti, la Sassonia, a sua volta protagonista di una problematica e stentata cristianizzazione, conclusa solo nominalmente sullo scorcio del IX secolo. Da lì, dai centri monastici e per impulso di singoli vescovi, partirono, a più riprese, missionari e predicatori che iniziarono la loro opera nella parte più meridionale dell’attuale Svezia.
Vi incontrarono un ambiente che già, almeno in parte, conosceva il racconto evangelico e forse alcune pratiche devozionali cristiane, ma restava legato ai propri culti e al proprio patrimonio mitologico, anche se non si registrano episodi di ostilità o di violenza.
L’inizio della conversione
Uno degli artefici di una graduale conversione fu proprio un sassone, Oscar (801-865), la cui spiritualità e intensa azione è un frutto maturo della riforma monastica carolingia.
Nato ad Amiens in Piccardia, entrò come monaco nell’abbazia di Corbie dove ricevette un’educazione ampia, su base scritturistica e patristica: venne poi inviato come abate a Corvey, fondata dai monaci di Corbie in un’operazione di espansione dell’abbazia madre.
Nell’826 partì per evangelizzare la Danimarca, ma con scarsi risultati. Per questo iniziò una serie di viaggi, invece, verso la Scandinavia. Fu nominato vescovo di Amburgo e di Brema, diocesi impegnate direttamente nell’evangelizzazione della Germania settentrionale e delle popolazioni del Mare del Nord.
Gregorio IV lo nominò legato apostolico per la Svezia e la Danimarca. In questo ruolo riuscì a collegare le prime comunità cristiane strutturate intorno a centri di culto e a mantenerle unite con la Chiesa di Roma.
Furono create, così, soltanto le premesse per la diffusione e istituzionalizzazione del Cristianesimo. Il processo si concluse soltanto alla fine del XII secolo. Fra le ragioni di questa lunga durata è stata individuata l’assenza di conversioni regali, diversamente da quanto si era verificato per alcuni popoli germanici e per i franchi.
Va aggiunto che i popoli scandinavi avevano elaborato una concezione condivisa e “democratica” della regalità: il sovrano era eletto da un’assemblea di pari che poteva destituirlo. Per di più non gli si attribuiva un ruolo sacrale, ma, piuttosto, un’importanza militare e politica.
Quando Re Olof III Skotkonung (986-1022) di Svezia si convertì favorendo la cristianizzazione e la istituzione della prima diocesi a Skara (1014), vi fu una netta reazione della componente pagana del popolo, che lo detronizzò e lo sostituì col figlio Anund, in una pesante situazione di calo dei commerci dovuta alla guerra ingaggiata con i norvegesi.
La conversione dei Re
Tuttavia, nel secolo successivo le monarchie scandinave – che nel frattempo si erano rafforzate – ebbero un ruolo nella diffusione del Cristianesimo, all’interno di un ampio sistema di interazioni politico territoriali, che includeva tutta la penisola scandinava, la Finlandia, la Danimarca e le isole britanniche.
Erik IX il Santo di Svezia (1120-1160), con la finalità di cristianizzare i popoli finlandesi, nel 1155 fu il promotore di una sorta di crociata che diede inizio al dominio svedese della Finlandia, protrattosi fino all’inizio del XIX secolo.
In Norvegia, dopo che il Cristianesimo era penetrato ad opera del Re Olaf I Tryggvason (995-1000), la popolazione si convertì con il contributo di Re Olaf II Haraldsson (1015-1030). Questi successe a Sweyn I Barbaforcuta (re fino al 1014) che fu re di Danimarca, Inghilterra e di gran parte della Norvegia.
Sembra che il padre di questi, Harold Dente Azzurro (911-986), sia stato il primo sovrano scandinavo ad accettare ufficialmente il Cristianesimo, facendosi battezzare attorno al 960. Il figlio di Sweyn, Canuto il Grande (994-1035), attorno al 1000 acquistò il controllo di gran parte della Norvegia e attorno al 1013 divenne sovrano d’Inghilterra, dando vita per un breve periodo al dominio danese nel Mare del Nord.
L’appartenenza alla Chiesa fu un elemento della sua politica. Si recò in pellegrinaggio a Roma (1027) quale segno della sua devozione alla fede cristiana, occasione che sfruttò anche per raggiungere accordi fiscali a favore dell’episcopato inglese e dei pellegrini in viaggio verso la tomba di Pietro. Del suo pellegrinaggio e delle devozioni praticate nei vari santuari in cui si fermò restano ampi resoconti celebrativi.
La cristianizzazione della Svezia si considera completata molto più tardi, nel 1167, con l’incoronazione di Erik Knutsson, figlio di Canuto I e nipote di Erik IX il Santo. Un secolo dopo la distruzione del tempio pagano di Uppsala ad opera di Re Ingold I e la successione di sovrani cristiani, l’autorità reale veniva consacrata – per la prima volta – con una cerimonia di incoronazione celebrata dall’arcivescovo di quella città.
Questo testo di Renata Salvarani è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it