Preparazione al Santo Sacrificio della Messa – Osservazioni preliminari – Cap. 25 Parte III

Il Re della Gloria, che è infinitamente ricco sul Suo trono celeste, scende ogni giorno nelle povere e semplici apparenze di pane, per arricchirci di grazie e benedirci con tutti i Suoi doni: non dovrebbe, allora, la gratitudine spingerci a dedicare tutta la ricchezza che la nostra povertà può raccogliere, per offrirgli un adeguato culto nella sua povertà eucaristica?
Tutto l’oro, tutta la magnificenza dei campi, la terra e la sua pienezza sono proprietà del Signore, che Egli ha donato per l’uso dell’uomo; perciò è giusto che l’uomo riponga ai piedi del Signore i doni più ricchi e più splendidi, come fecero i santi Re (Magi) che con liberalità principesca gli offrirono oro, incenso e mirra. –
Dio, il Creatore di tutte le cose, non ha certamente bisogno dei doni che la creatura fa o può offrirGli (Sal 15, 2); ma per noi è necessario e proficuo consacrare di nuovo a Lui ciò che Egli ci ha dato per primo, al fine di rendere così omaggio d’onore alla Sua maestà e supremo dominio, di dichiararGli la nostra assoluta dipendenza da Lui e la nostra sottomissione a Lui, per dimostrare il nostro amore e gratitudine, per aumentare il nostro merito e di lavorare per la nostra salvezza; poichè “Agli occhi della misericordia divina tutto ciò che è dedicato e offerto a Dio ha il valore dell’oro più puro, che Egli, a suo tempo, ricompenserà con gioie eterne”. La devozione e lo spirito di sacrificio sono evidenziati nel ricco ornamento del culto divino; Dio vi si compiace.
Quando Maria Maddalena unse i piedi di nostro Signore, nella casa del fariseo, con il più delicato nardo, Egli la lodò per questo: “Ella ha compiuto una buona opera su di Me” (Mt 26, 10). Dopo la sua morte il suo corpo fu imbalsamato con preziosi unguenti. Nostro Signore, pertanto, volle che il Suo corpo durante la Sua vita mortale fosse onorato; di conseguenza, ora desidera che il Suo santissimo corpo nell’Eucaristia sia trattato con riverenza, che la Sua dimora eucaristica sia adornata e magnificamente preparata, che la chiesa e l’altare siano vistosi per il loro splendore e bellezza.
Il Signore stesso promise che nella Nuova Legge avrebbe riempito la casa di Dio con la Sua gloria, e con una gloria molto più grande di quella del vecchio Tempio di Gerusalemme (Ag 2, 8-10); ora se il popolo di Israele “con gioia e nella semplicità del suo cuore ha offerto tutte queste cose” (1 Par 29, 9-17), per costruire al Signore degli eserciti un magnifico tempio, quanto di più i prediletti figli della Chiesa dovrebbero fare ogni sforzo e fatica per onorare il Dio e Salvatore nascosto nel Sacramento, poiché Egli, per amore loro, si abbassa così benevolmente sull’altare.