Perchè la guerra?

La guerra esplosa nel cuore dell’Europa solleva una domanda di fondo: qual è la causa reale e profonda delle guerre, di tutte le guerre che l’umanità ha conosciuto e conoscerà nella sua storia? Perchè la guerra?
In un celebre carteggio, il fondatore della fisica moderna Albert Einstein pose questa domanda nel 1932 al fondatore della psicanalisi Sigmund Freud. Freud gli rispose che tutto doveva essere ricondotto alla competizione tra Thanatos, l’impulso alla morte ed Eros, il principio della vita. “La propensione alla guerra – scrisse – è un prodotto della pulsione distruttiva; contro di essa è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione: l’Eros”. In ogni uomo per Freud esistono queste due tendenze: la “pulsione alla morte” che va repressa e la “pulsione erotica” che va liberata.
La tesi di Freud è assolutamente fuorviante. E’ vero che in ogni uomo esiste una pulsione distruttiva che il cristiano chiama inclinazione al male ed è vero che essa va repressa. Ma l’Eros di cui parla Freud come principio opposto a Thanatos, non è l’amore cristiano ma è l’amore fisico, sessuale. La liberazione della sessualità di Freud è la violazione di ogni regola morale che, secondo lui, opprime l’uomo. Freud si oppone alla morale repressiva, ma non comprende che Thanatos, il demone della guerra, è una conseguenza della trasgressione morale che egli esalta.
Sigmund Freud morì il 23 settembre 1939. Venti giorni prima, il 20 settembre, era scoppiata la seconda guerra mondiale. Nella prima enciclica del suo pontificato, la Summi Pontificatus del 20 ottobre 1939 papa Pio XII afferma: “Nel momento in cui, venerabili fratelli, scriviamo queste righe, Ci giunge la spaventosa notizia, che il terribile uragano della guerra, nonostante tutti i Nostri tentativi di deprecarlo, si è già scatenato. La Nostra penna vorrebbe arrestarsi, quando pensiamo all’abisso di sofferenze di innumerevoli persone, a cui ancora ieri nell’ambiente familiare sorrideva un raggio di modesto benessere. Il Nostro cuore paterno è preso da angoscia, quando prevediamo tutto ciò che potrà maturare dal tenebroso seme della violenza e dell’odio, a cui oggi la spada apre i solchi sanguinosi. Ma proprio davanti a queste apocalittiche previsioni di sventure imminenti e future, consideriamo Nostro dovere elevare con crescente insistenza gli occhi e i cuori di coloro, in cui resta ancora un sentimento di buona volontà verso l’Unico da cui deriva la salvezza del mondo, verso l’Unico, la cui mano onnipotente e misericordiosa può imporre fine a questa tempesta, verso l’Unico, la cui verità e il cui amore possono illuminare le intelligenze e accendere gli animi di tanta parte dell’umanità, immersa nell’errore nell’egoismo, nei contrasti e nella lotta, per riordinarla nello spirito della regalità di Cristo […]
Il tempo presente, venerabili fratelli, aggiungendo alle deviazioni dottrinali del passato nuovi errori, li ha spinti a estremi, dai quali non poteva seguire se non smarrimento e rovina. Innanzitutto è certo che la radice profonda e ultima dei mali che deploriamo nella società moderna sta nella negazione e nel rifiuto di una norma di moralità universale, sia della vita individuale, sia della vita sociale e delle relazioni internazionali; il misconoscimento cioè, così diffuso ai nostri tempi, e l’oblio della stessa legge naturale.
Questa legge naturale trova il suo fondamento in Dio, creatore onnipotente e padre di tutti, supremo e assoluto legislatore, onnisciente e giusto vindice delle azioni umane. Quando Dio viene rinnegato, rimane anche scossa ogni base di moralità, si soffoca, o almeno si affievolisce di molto, la voce della natura, che insegna, persino agli indotti e alle tribù non pervenute a civiltà, ciò che è bene e ciò che è male, il lecito e l’illecito, e fa sentire la responsabilità delle proprie azioni davanti a un Giudice supremo.
Orbene, la negazione della base fondamentale della moralità ebbe in Europa la sua originaria radice nel distacco da quella dottrina di Cristo, di cui la cattedra di Pietro è depositaria e maestra; dottrina che un tempo aveva dato coesione spirituale all’Europa, la quale, educata, nobilitata e ingentilita dalla croce, era pervenuta a tal grado di progresso civile da diventare maestra di altri popoli e di altri continenti. Distaccatisi invece dal magistero infallibile della chiesa, non pochi fratelli separati sono arrivati fino a sovvertire il dogma centrale del cristianesimo, la divinità del Salvatore, accelerando così il processo di spirituale dissolvimento.”
Pio XII ricordava dunque e ammonisce ancora che la radice della guerra sta negli errori dottrinali e nelle deviazioni morali dell’umanità. Questi errori hanno a loro volta origine nella natura umana, ferita dal peccato originale.
La risposta all’interrogativo di Einstein e a quello di tanti uomini che oggi ripropongono la domanda, “Perché la guerra” è sempre quella della Fede cattolica: non c’è male al di fuori del peccato e il peccato è l’origine di ogni male. Dice San Paolo: “Per un uomo entrò nel mondo il peccato e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini perché in lui tutti hanno peccato” (Rom. 5, 12). Tutto il disordine e tutti i mali del mondo hanno la loro sorgente nel peccato originale trasmesso da Adamo all’umanità. Morte, malattie, sofferenze, angosce, errori, dubbi, conflitti: tutto questo conseguì al peccato originale.
Un grande pensatore spagnolo, Juan Donoso Cortés, che purtoppo né Einstein né Freud hanno mai letto, lo esprime efficacemente in una bella pagina del suo Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo “Il peccato coprì il cielo di lutti, l’inferno di fiamme e la terra di sterpi; portò al mondo l’infermità e la pestilenza, la fame e la morte; scavò la tomba alle città più illustri e popolose, presiedette alle esequie di Babilonia, la città dai sontuosi giardini, e di Ninive la superba, di Persepoli figlia del sole, di Menfi dai profondi misteri, di Sodoma la lasciva, di Atene culla della arte, di Gerusalemme l’ingrata, di Roma la grande; Dio infatti se ha voluto queste cose, le ha volute soltanto come castigo e rimedio del peccato. Il peccato è responsabile dei gemiti che salgono dal petto degli uomini e delle lacrime che, a goccia a goccia, sgorgano dagli occhi degli uomini. Ma l’aspetto ancor più grave del peccato, che nessun intelletto può concepire e nessun vocabolo esprimere, è che esso ha potuto strappare lacrime dai santissimi occhi del Figlio di Dio, mite agnello che salì sulla croce carico dei peccati del mondo. Né i cieli, né la terra, né gli uomini lo videro sorridere, ma lo videro piangere; e piangeva perché aveva fissato i suoi occhi sul peccato. Pianse sul sepolcro di Lazzaro, e nella morte dell’amico pianse null’altro che la morte dell’anima peccatrice. Versò lacrime su Gerusalemme, e la causa del suo pianto stava nel peccato abominevole del popolo deicida. Conobbe nell’Orto tristezza e turbamento, e l’orrore del peccato era la causa di quello insolito turbamento e di quell’inconsueta tristezza. La sua fronte sudò sangue, e lo spettro del peccato era la causa di quello strano sudore”.
Oggi la Madonna piange sui peccati del mondo e a Fatima nel 1917, ci ha indicato la via per asciugare le sue lacrime ma anche per impedire il castigo che incombe su di noi: il pentimento dei nostri peccati, individuali e pubblici e il ricorso al Suo Cuore Immacolato che alla fine- ci ha assicurato – trionferà.
Confidiamo che la Consacrazione in San Pietro del 25 marzo sia un passo verso questo Trionfo.