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Padre Felice Cappello

Storia23 Maggio 2018
Testo dell'audio

Padre Felice Cappello nacque l’8 ottobre 1879 a Caviola, frazione del Comune di Falcade (Belluno), un paese adagiato ai piedi dei contrafforti della Marmolada.

La famiglia di padre Cappello era imparentata con quella di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I.  Entrambi furono battezzati allo stesso fonte battesimale della Pieve di Canale d’Agordo, paese natale del pontefice.

Felice, col fratello Luigi, venne istruito da don Antonio Della Lucia, sacerdote prodigatosi per alleviare le difficili situazioni economiche dei piccoli allevatori montani, costituendo le prime latterie sociali d’Italia, la seconda delle quali fu proprio quella di Canale. Di lui si disse che la sua tonaca sapeva più di formaggio che d’incenso. A quel tempo le scuole superiori erano appannaggio dei ceti benestanti e per i più poveri e promettenti non restava che l’istruzione impartita nelle parrocchie.

Ammesso al seminario minore di Feltre, Felice Cappello si dimostrò subito uno scolaro attento e dalla prodigiosa memoria. Completò gli studi presso il seminario gregoriano di Belluno e divenne sacerdote il 20 aprile 1902 , appena un mese prima che sua madre morisse.

 

Nella Compagnia di Gesù

Ben presto le autorità diocesane si resero conto del valore del giovane sacerdote, già fattosi notare nel 1904 con un opuscolo dal titolo La questione dei cattolici alle urne, divenuto noto in tutta Italia grazie anche all’apprezzamento de La Civiltà cattolica, la prestigiosa rivista dei gesuiti. Il testo aveva sollevato critiche sui media laicisti del tempo e nella Curia di Belluno si temevano censure da parte della Santa Sede. Ma fu proprio la Santa Sede a fugare ogni timore affermando che l’opuscolo aveva anticipato le idee del pontefice regnante Pio X.

I problemi giunsero nel 1909, quando il seminario di Belluno patì infiltrazioni di stampo modernista. Ne fece le spese anche padre Felice, che si ritrovò di punto in bianco senza incarico, nonostante avesse pubblicato poco prima un volumetto della più specchiata ortodossia dal titolo Nuova legislazione circa gli sponsali e il matrimonio. Di lì a poco sarebbe uscito il ponderoso suo volume Chiesa e Stato.

In cerca di un incarico si recò a Roma, trovando ottima accoglienza nel Collegio di Civiltà Cattolica in via di Ripetta. Ma si trattava di un incarico precario. L’incertezza sul futuro lo spinse a Lourdes, ove restò un’intera notte inginocchiato ai piedi della Grotta, raccolto in preghiera. Si levò soltanto quando era certo che fosse aperto l’ufficio postale, dal quale inviò un telegramma al Provinciale dei Gesuiti di Roma, chiedendo di essere ammesso nella Compagnia di S. Ignazio. Si adatterà, lui già sacerdote, al previsto praticantato quadriennale, durante il quale dette prova della sua vocazione al confessionale presso il Carcere di Albano Laziale, ov’era stato inviato in aiuto del cappellano.

Divenne quindi insegnante presso il Collegio leoniano di Anagni, ma i suoi meriti lo portarono nel 1920 ad insegnare all’Università Gregoriana di Roma. Il 2 febbraio 1924 fece la sua solenne professione di fede all’altare di S. Ignazio. Diventò un indiscusso maestro canonista ricercato da tutti i dicasteri vaticani per pareri e consulenze. Tutta la sua vita non fu che preghiera e penitenza. In un suo quaderno di appunti si trova scritto «l’essenza dello stato religioso consiste nello spirito di continua e generosa preghiera, in un’intima e soave unione con Dio».

 

Un triste presagio

Lavorò per Dio instancabilmente sino all’ultimo giorno della sua vita, allorché fu visto sedersi per la prima volta in chiesa – ove amava trattenersi a lungo sempre inginocchiato – suscitando nei suoi confratelli tristi presagi. Morì infatti nella notte – era il 25 marzo 1962 – serenamente, lasciando un gran vuoto in Roma ove era visto come un rifugio per tanti peccatori che trovavano nel suo confessionale la liberazione dai loro tormenti spirituali. Ai suoi funerali, celebrati nella chiesa di S. Ignazio, parteciparono migliaia di persone.

La pratica di beatificazione di padre Cappello attende ancora negli uffici vaticani. Le sue spoglie sono custodite nella grande chiesa romana di S. Ignazio, ove svolse il suo ministero al confessionale e dove può essere invocato, sicuri di essere ascoltati.

 

Questo testo di Cesaremaria Glori è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

 

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