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Padre Domenico di Gesù Maria, l’“artefice” della vittoria

Storia04 Dicembre 2020
Testo dell'audio

Furono in molti ad attribuire la vittoria riportata dai cattolici l’8 novembre 1620 nella battaglia della Montagna Bianca, presso Praga – quella che segnò la fine del governo protestante in Boemia – al venerabile Domenico di Gesù Maria, al secolo Domenico Ruzzola, nato a Calatayud il 16 maggio 1559, nella provincia di Saragozza, in Spagna.

Nel 1574 era entrato nel convento dei Carmelitani dell’Antica Osservanza di Calatayud e qui fece la sua professione religiosa l’8 dicembre 1578. Nel 1589 aderì alla Regola dei Carmelitani Scalzi, ai quali si legò con i voti a Pastrana il 22 novembre 1590. Durante la sua permanenza in Spagna fu priore di Toledo (1598) e superiore di Madrid (1600), ma ricoprì anche la carica di maestro dei novizi. Le sue notevoli capacità e competenze richiamarono l’attenzione di Roma, dove venne chiamato da padre Pietro della Madre di Dio, nel 1604, per essere aggregato alla compagine dell’Ordine Carmelitano d’Italia, nella quale esercitò l’ufficio di Definitore generale per più mandati (dal 1608 al 1629), di Procuratore generale (1614) e di Preposito generale (1617).

Fondò numerosi conventi a Roma, Palermo, Genova, Firenze e nei territori del Sacro Romano Impero, guidato da Ferdinando II d’Asburgo (1578-1637), le cui vicende connesse alla sua ascesa al trono imperiale determinarono l’inizio della guerra dei trent’anni. Fu Maestro dei novizi a Roma, a Santa Maria della Scala, Priore dello stesso convento, fondatore del convento della Conversione di San Paolo – intitolato con la sua chiesa, dopo la vittoria nella battaglia della Montagna Bianca, a Santa Maria della Vittoria –, nonché prezioso collaboratore nella fondazione dei conventi di Terni e Caprarola. Fu attivissimo in Italia, ma anche in Europa con proficue missioni sia quanto a conversioni, sia nel rafforzamento e consolidamento della presenza cattolica, in particolare in un tempo in cui l’autorità dell’Imperatore, tradizionalmente legato alla Cattolicità, fu messa in crisi.

Proprio nel 1620, Massimiliano di Baviera (1573–1651) chiese a papa Paolo V (1552 -1621) l’invio di padre Domenico di Gesù Maria come cappellano del suo esercito, poiché erano ormai note in tutta Europa la sua santità e le sue qualità taumaturgiche. Il santo carmelitano, attraverso la preghiera, l’assistenza spirituale dei soldati ed il fervore mariano, fu sprone fondamentale per il successo cattolico, che determinò la prima importante sconfitta per i protestanti nella Guerra dei Trent’anni, scoppiata tra le forze dell’Imperatore e della Lega Cattolica contro le truppe della Confederazione boema di Federico V (1596-1632) del Palatinato.

Padre Domenico, in virtù del suo prodigarsi in favore dei cattolici, della sua lotta all’eresia protestante e della sua opera spirituale nell’esercito imperiale, fu invitato a Vienna da Ferdinando II, che ancor più prese ad apprezzare le sue doti, anche di consigliere e ciò permise l’ingresso dei Carmelitani Scalzi nei suoi territori per l’urgenza di avere religiosi riformati per restaurare la religione cattolica. Nacquero così le fondazioni di Vienna e di Praga. Padre Domenico di Gesù Maria rimase nel Palazzo imperiale di Vienna fino alla morte, che sopraggiunse il 16 febbraio 1630. La sua causa di beatificazione si aprì già nel 1676.

 

Questo testo di Cristina Siccardi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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