Ostacoli immediati e remoti: l’ignoranza e la violenza, il temperamento e gli stati patologici

Con questo podcast concluderemo la trattazione relativa agli ostacoli immediati vedendo gli ultimi due, l’ignoranza e la violenza, per poi passare a quelli remoti, il temperamento e gli stati patologici.
L’IGNORANZA – L’ignoranza consiste nel non avere quelle conoscenze che si dovrebbero possedere. Essa ha valore e significato diverso se verte su uno stato de iure o de facto a seconda che vi sia ignoranza della legge stessa o della estensione della legge a quest’atto e a quello.
L’ignoranza è detta vincibile, quando può essere eliminata, ed invincibile nel caso contrario. La stessa ignoranza invincibile può essere fisicamente (o materialmente) invincibile – se non può essere assolutamente eliminata – e moralmente invincibile, quando potrebbe essere soppressa, ma a costo di sforzi che superano quello che le persone sagge sono solite fare in un simile caso. L’ignoranza sopprime, dunque, o diminuisce la volontà libera nella misura in cui ci defrauda della conoscenza richiesta affinché la volontà possa esercitarsi. Da ciò derivano le varie conseguenze.
- L’ignoranza invincibile. L’ignoranza attualmente invincibile sopprime la libertà relativamente a ciò che è ignorato. Essa può tuttavia essere indirettamente volontaria e allora, in quanto tale, rende indirettamente volontari gli atti che ne procedono. È il caso del farmacista condotto a commettere un errore fatale (o, materialmente inevitabile) nella preparazione di un medicinale, a causa del disordine che, per pura negligenza, regna nel suo laboratorio.
In questo caso, osserva il Mausbach, la libertà viene soppressa solo nella misura in cui si estende l’ignoranza. Chi uccide una persona, senza sapere che è suo padre, commette un omicidio, ma non un parricidio.
- L’ignoranza vincibile. L’ignoranza vincibile rende l’atto indirettamente volontario, nella misura in cui essa era moralmente vincibile. Quando l’ignoranza è effetto di una negligenza sistematica (ignorantia affectata), gli atti che ne procedono sono pienamente volontari e comportano una completa responsabilità.
Circa l’ignoranza, sulla base di quanto afferma S. Alfonso Maria de Liguori, bisogna fare più distinzioni.
La prima è tra ignoranza negativa; ovvero la mancanza della scienza in un soggetto non atto a sapere; privativa, ovvero la mancanza in un soggetto capace di sapere e la positiva, ossia l’inganno, o errore volontario.
La seconda distinzione è tra ignoranza iuris cioè del precetto e altra facti, cioè della cosa che è oggetto di precetto (es. ignoranza del precetto generale di andare a Messa nelle feste oppure ignoranza del fatto che in un determinato giorno si dovrebbe andare a Messa pur conoscendo la norma sul precetto festivo).
La terza distinzione è tra ignoranza antecedente o invincibile, ovvero quella che precede ogni avvertenza della mente, e la conseguente o vincibile, ossia quella la quale è stata già avvertita almeno virtualmente, oppure in maniera confusa, e la concomitante, che concomita l’atto, ma né è la causa, né vi influisce in alcun modo, poiché l’atto si farebbe nello stesso modo, anche nel caso in cui non vi fosse ignoranza; tale è, ad esempio, l’ignoranza di colui che uccide il nemico, pensando che in realtà sia una fiera, ma è talmente determinato nel suo animo di uccidere il suo nemico, che se lo avesse riconosciuto lo avrebbe ugualmente ucciso.
La quarta distinzione è quella che divide l’ignoranza conseguente o vincibile in crassa o supina, ed in affettata. La crassa è quando l’uomo trascura di sapere ciò che può e deve sapere; l’affettata è quando qualcuno trascura di sapere la verità, al fine di peccare più liberamente.
Quindi si conclude, che l’ignoranza antecedente (invincibile) impedisce e toglie all’atto il carattere di volontarietà. La conseguente (vincibile) non lo toglie, ma solamente lo diminuisce. La concomitante né lo toglie, né lo diminuisce, poiché (come si è detto) non influisce nell’atto.
Osserva Mausbach: quanto più è complicata la vita con le sue esigenze e con i suoi compiti tanto meno essa si può scrutare e conoscere. Se a questo si aggiunge ancora il predominare di una concezione di vita mondana, lontana da Dio e dalla sua Chiesa, insieme ad un decadere dei costumi, delle tradizioni, delle leggi, dei mezzi che formano l’opinione pubblica, allora si capisce che la ignoranza invincibile può avere un ambito molto vasto. L’uomo è irretito in un ginepraio di questioni. Ciò che tutti fanno, lo faccio anch’io. Inoltre nei problemi di coscienza, oggi così difficili, partendo dai principii fondamentali si dovrebbero premettere meditazioni e riflessioni per stabilire l’obbligazione morale in una determinata situazione, motivo per cui spesso è difficile conoscere il giusto orientamento morale. A ciò può essere di molto aiuto il ritorno ai principii solidi della moralità, alla loro applicazione casistica ai problemi della vita, all’istruzione morale corrispondente nonché alla pratica fedele degli insegnamenti della Chiesa.
Per ciò che riguarda l’ignoranza iuris bisogna tener sempre presente che il principio fondamentale “fa il bene ed evita il male” è noto a tutti, e che rispetto ai dieci comandamenti non si dà ordinariamente una ignoranza invincibile che duri a lungo.
E Mausbach scriveva queste parole nel 1950, figuriamoci oggi.
LA VIOLENZA – C’è violenza quando un atto è imposto o impedito dal di fuori. La violenza non può pertanto esercitarsi sugli atti eliciti della volontà, essenzialmente interiori e perciò inaccessibili alla violenza. La violenza può invece, investire gli atti esterni che servono ad eseguire l’atto di volontà (atti imperati), rendendoli involontari nella misura della resistenza che la volontà oppone ad essi.
Si aggiungono spesso alle cause precedenti l’abitudine e l’educazione, le quali hanno senza dubbio un’efficacia considerevole sulla condotta, ma praticamente si riducono all’uno o all’altro degl’impedimenti da noi analizzati, in quanto ingenerano l’ignoranza o le passioni.
OSTACOLI REMOTI
Quando si parla, invece, di ostacoli remoti all’esercizio della volontà, non si vuol dire affatto che questi ostacoli sono più o meno sprovvisti di efficacia, perché in realtà si verifica piuttosto il contrario; ma si vuole soltanto notare che questi ostacoli, temperamento e stati patologici, hanno la funzione di cause prime e determinano quegli effetti diversi (passione, timore, ignoranza) or ora studiati.
IL TEMPERAMENTO – il temperamento, o individualità fisica, esercita una influenza importante sulle nostre determinazioni. Tuttavia il temperamento, in via ordinaria, non sopprime la libertà morale; la diminuisce in una misura più o meno grande per gli effetti che produce sull’intelligenza, che viene obnubilata, e sulla volontà, che viene inibita. La «logica delle passioni», non è, assai spesso, che l’espressione del determinismo del temperamento. Il quale, in certi casi, può manifestarsi anche con una violenza tale da produrre una specie di delirio o di vertigine che non lascia più campo alla volontà libera.
È importante però sottolineare che noi possiamo agire sul temperamento e sul carattere, e che è nostro dovere lavorare a liberarci dai determinismi che ostacolano l’esercizio della libertà morale. È evidente che gli atti che procedono dal temperamento e dal carattere possono esser più o meno indirettamente volontari.
GLI STATI PATOLOGICI – Gli stati patologici hanno per base un temperamento patologico e si definiscono, in generale dal punto di vista psicologico, come un automatismo mentale, escludendo, in una misura variabile, secondo la loro natura e intensità, la libertà e la responsabilità. Essi alterano la funzione intellettuale (demenza, ipnotismo, isterismo); turbano l’esercizio della volontà, paralizzando l’attività normale mediante inibizioni interne (ossessioni, manie, malinconie, depressioni nervose, neurastenie), o, inversamente, a causa di una insufficienza delle funzioni d’inibizione e di controllo (abulia).