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«Niente fede senza battaglia»

Religione21 Marzo 2018
Testo dell'audio

La Dottrina della Chiesa è «espressione di una vita, è la coscienza di una vita, è la comunicazione di una vita» e «fonda la missione» in essa: ha esordito così mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara, in chiusura dei lavori del convegno dal titolo Humanae Vitae cinquant’anni dopo, promosso da «Voice of the Family» e svoltosi a Roma presso la Pontificia Università «San Tommaso d’Aquino» o «Angelicum» lo scorso 28 ottobre.

 

Sacramento e presenza di Cristo

«L’Humanae Vitae esprime una stagione aurea della Chiesa e del suo Magistero», ha proseguito, una stagione in cui si è proclamato con certezza e senza mezzi termini come l’unione coniugale tra un uomo e una donna, descritta dalla Dottrina della Chiesa, sia «Sacramento di Cristo, presenza di Cristo, realizzazione di una profondità nuova sul piano dell’ontologia», poiché gli sposi «sono una cosa sola in nome di Cristo e insieme assumono la grande responsabilità della comunione nella missione: questa è la famiglia, ma questa è anche la Chiesa», ha affermato.

La stagione dell’Humanae Vitae coincide così con «la stagione di quelle centinaia, migliaia di famiglie cattoliche, che hanno vissuto questo ethos, questa consapevolezza di avere un compito», che le ha rese protagoniste «della grande, unica missione di propagare la vita di generazione in generazione, vivendo quella straordinaria responsabilità che Dio ha dato all’uomo e alla donna, quella di diventare i primi collaboratori della Sua azione creatrice». Splendida responsabilità, che ha costituito sempre il collante, il mastice, con cui «migliaia e migliaia di famiglie hanno dato testimonianza» e consentito la resistenza della Chiesa ai grandi sistemi totalitari, comunismo e nazionalsocialismo, affidata a loro «prima e più ancora che negli uomini cattolici di cultura», che pure hanno dato il proprio importante contributo.

 

L’unico, reale ideale di vita

«Il matrimonio è un ideale di vita – ha proseguito mons. Negri – È l’unico, reale ideale di vita nel rapporto tra uomo e donna, è un’esperienza e può essere comunicato come tale». Un’esperienza, cui possono guardare tante esistenze «imperfette, segnate dagli equivoci e dagli errori» di una convivenza segnata dal peccato, sulla quale non solo è possibile, ma anche doveroso esprimere «un punto di vista e un giudizio chiari». «Questa è la Tradizione, che ci parla attraverso l’Humanae Vitae – ha aggiunto l’arcivescovo – Noi non affermiamo un ideale strano, astratto, lontano, noi siamo nel mondo testimoni di una novità di vita, di cui la famiglia rappresenta il punto più alto».

Mons. Negri non ha nascosto come si stia affermando, di contro, «nella Chiesa e perfino in alcune espressioni di questa “magisterialità ordinaria” l’idea che il matrimonio sia un ideale irrealizzabile per l’uomo comune», in quanto «punta su di un eroismo cui egli non è abituato»: questa è ultimativamente una forma di «qualunquismo», che tenta di giustificare la ricerca di «nuove forme di convivenza», identificate «non a partire dalla Parola di Dio o dal Magistero, bensì da una disamina di tipo psicosociale». Il pensiero dominante, “politicamente corretto”, vorrebbe impedire di esprimere su tali forme di convivenza «un giudizio definitivo», assegnando arbitrariamente il primato alla «coscienza», cui tutto sarebbe dovuto ed in base alla quale tutto verrebbe giustificato. In realtà, non è così, ha osservato mons. Negri, poiché la coscienza «non fa entrare in tutte le porte», essendo essa anzi «vincolante, se rettamente formata» dalla e nella «Legge di Dio, mantenuta e comunicata attraverso la Chiesa».

 

Indipendentemente dalle conseguenze…

Eppure su tutti questi temi «oggi il mondo cattolico», lungi dall’esercitare il proprio ruolo di annuncio, «vive in un clima di singolare e grande confusione, poiché non si ha il coraggio di entrare nel vivo della nostra esperienza umana e di dare un giudizio». Ma la Chiesa non può esimersi «dal suo compito di annunziare e di proclamare l’ideale adeguato della vita, ideale che non si desume da una serie di analisi psicologiche, sociali, culturali e antropologiche»: in realtà, «la vita vera, l’immagine vera dell’uomo si desume dall’incontro con Cristo». Ciò rende urgente per la Chiesa vivere una nuova stagione di testimonianza e di protagonismo: infatti, «è necessario uscire da questo equivoco: abbiamo una grande ricchezza e la stiamo sciupando». Ricchezza, per la quale si deve essere pronti anche a combattere la Buona Battaglia cui Cristo ci chiama ed a sacrificarsi: d’altra parte, «non è possibile la fede senza battaglia: il problema non sta nella vittoria, bensì nel testimoniare Cristo senza paure, quali che siano le conseguenze».

Da qui l’esortazione, forte, esplicita, rivolta da mons. Negri non solo ai presenti, bensì a tutti i battezzati: «Si deve andare nel mondo come testimoni di Cristo», annunciando con la forza della certezza la verità sul matrimonio tra un uomo e una donna, che «non stanno insieme per interessi particolari, per convenienze particolari o per un benessere particolare, stanno invece insieme per un mistero, che collega la loro unità direttamente a Cristo». Non si deve aver paura o rispetto umano, anzi «dobbiamo uscire dal torpore problematicista e relativista – ha affermato l’arcivescovo – Le grandi convinzioni del passato sono come inerti nella nostra coscienza. Salviamoci dalle analisi sociopsicologiche: non hanno mai capito in profondità la realtà, ma soprattutto non hanno creato mai alcuna novità. La novità è piuttosto qua nel nostro cuore e si collega al gesto misterioso con cui Cristo ha attirato a Sé la nostra vita tanto nel gesto del Battesimo quanto nelle responsabilità che ci ha dato».

 

 

Questo testo di Francesco Corradi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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