< Torna alla categoria

News del 21/09/2018: Figli surrogati a coppie Lgbt, ora c’è chi dice no

In questa puntata:

Gender: vi sono timidi segnali che qualcosa stia silenziosamente cambiando. O, quanto meno, che possa cambiare. O almeno che si possa sperare che cambi presto. Niente di trascendentale, non illudiamoci. Ma il fatto stesso che si possano registrare sintomi di una frenata rispetto all’ubriacatura ideologica prima galoppante rappresenta già una buona notizia.

Di che si tratta? Del fatto che i pm della Procura di Roma hanno presentato un ricorso contro la decisione del Campidoglio di registrare all’anagrafe una bimba – per così dire – con due “padri”, nata in Canada tramite madre “surrogata”. Quella registrazione è illegale, secondo la magistratura, che ha precisato come la norma italiana preveda per i figli un padre ed una madre e non due “genitori” dello stesso sesso (anche perché genitori naturali non possono evidentemente esserlo entrambi): «Non è sostenibile che una condotta illecita per il nostro ordinamento e gravemente punita, soltanto in quanto compiuta all’estero, possa produrre nel nostro ordinamento giuridico conseguenze vietate», si legge nelle motivazioni del ricorso, una chiara presa di posizione non solo contro la maternità surrogata, bensì anche contro la pretesa dei due “padri” o delle due “madri”, assolutamente contraria ed inammissibile per l’ordinamento italiano: «Le norme del nostro sistema in materia di filiazione – si legge ancora – trovano fondamento sulla “bigenitorialità” fondata sulla diversità di genere. Non esiste, in rerum natura, la possibilità di una filiazione biologica tra persone dello stesso sesso. Non esiste, per espresso divieto di legge, la possibilità di accedere alla filiazione adottiva o medicalmente assistita e, quindi, senza legame biologico, tra persone dello stesso sesso».

Ma c’è di più: un mese fa anche un Sindaco di Centrosinistra, quello di Cremona, Gianluca Galimberti, si è rifiutato di registrare all’anagrafe i figli, anche in questo caso frutto ovviamente di un utero “affittato” all’estero da due coppie di lesbiche, peraltro non residenti nemmeno in città. Le due coppie avevano inviato, in prossimità del parto, altrettante lettere, in un caso anche con la firma del legale di riferimento, con le singolari richieste, mirate esclusivamente a verificare la disponibilità o meno dell’ente a riconoscere la “doppia maternità”. Ma il primo cittadino, approfondita la questione dal punto di vista tecnico con lo Stato Civile e con l’avvocatura, ha respinto le loro domande, spiegando le motivazioni giuridiche ed anche personali alla base del diniego.

Specifica, ad esempio, di ritenere, in base alla sua «esperienza, anche di educatore», «un valore importante la presenza di un padre e di una madre». Non è, il suo, un “no” alle “nozze” gay, che anzi ha sempre caldeggiato, intendiamoci: «Penso che il riconoscimento delle unioni civili sia giusto», afferma. È piuttosto un “no” alla fecondazione eterologa: «È un uso del corpo della donna che non ritengo giusto ed è una pratica che trascura legami profondi e intimi connaturati alla maternità, determinando un’idea di relazione più improntata alla strumentalità che alla gratuità del rapporto», si legge nella sua risposta. Oltre tutto, «anche se anonimo, un padre esiste – precisa il Sindaco – e penso che sia corretto considerarlo».

Furibonda l’Arcigay, il che è un buon segno e conferma come su queste tematiche si stia acquisendo la consapevolezza di non poter lasciare all’ideologia l’ultima parola.

Da Facebook