< Torna alla categoria

L’esempio degli ucraini per l’Occidente

Analisi e commenti05 Marzo 2022
Testo dell'audio

Meglio rossi che morti” fu, negli anni Ottanta, uno degli slogan della sinistra europea, quando i movimenti pacifisti si opponevano ai missili Pershing 2 americani, installati per rispondere ai missili  SS20 che i russi avevano schierato per colpire obiettivi nell’Europa occidentale. 

Oggi, di fronte alla minaccia dell’espandersi della guerra in Ucraina, questo slogan viene riproposto da alcuni con la variante “meglio russi che morti”; meglio la sconfitta che la guerra. Il giornalista Vittorio Feltri, ad esempio, conclude un suo articolo sul quotidiano “Libero” del 2 marzo con queste parole: “Vorremmo suggerire a Zelensky di non fare il bullo, lasci perdere. Meglio sconfitti che morti“. 

“Meglio sconfitti che morti”. Ecco queste parole, che a me sembrano scandalose, esprimono una filosofia di vita, che, nel lontano 1984, ricordo di aver denunciato in una conferenza con queste parole:

Qual è il significato ultimo del principio “Meglio rossi che morti” ? Il senso è questo: la vita, beninteso, la vita materiale, è il bene supremo dell’uomo. Vivere, costi quel che costi. Vivere più a lungo possibile, più comodamente possibile. Non esistono valori, per quanto alti, per i quali valga la pena di morire. Non esistono principi, non esistono beni spirituali superiori alla vita materiale. Se questi beni esistessero, meriterebbero di essere anteposti alla vita. Se non meritano di essere anteposti alla vita, se per salvare la vita è lecito rinunciare ad essi, se è lecito preferire l’invasione russa alla morte, vuol dire che la vita è tutto, vuol dire che la materia è l’essenziale.

Ebbene, nessuno slogan come questo, “meglio rossi che morti”, nega radicalmente i principi e lo spirito della civiltà occidentale e cristiana. Qual’ è stata infatti l’anima della civiltà occidentale, nel corso dei secoli? Lo spirito di sacrificio. Che cosa è lo spirito di sacrificio? E’ il saper rinunciare ad un diritto o ad un bene, anche grande, in vista di un bene più alto. Spirito di sacrificio significa avere alti ideali e tendere ad essi con sforzo, tendere verso ciò che è meglio, a costo di dolori, di lotte, di rinunce. La ricchezza materiale e spirituale delle famiglie e dei popoli è figlia di questo spirito di sacrificio. Il vero progresso, il vero sviluppo nella vita degli uomini è intimamente legato a questo spirito di sacrificio. Da qui nascono i vertici della santità e dell’eroismo. Su cosa si fonda lo spirito di sacrificio? Sull’amore. Tanto più si ama un bene, tanto maggiori saranno le rinunzie e gli sforzi che ci imporremo per conseguirlo. E tanto più alto sarà un bene, tanto più questo bene meriterà di essere amato.” (Intervento del 14 aprile 1984 al Convegno della Fondazione Volpe dedicato al tema Pace, sì; pacifismo, no).

Gli uomini ucraini che non lasciano il loro paese, o vi ritornano per combattere, dopo aver messo al sicuro la propria famiglia in Occidente, esprimono con la loro scelta una filosofia di vita abbandonata dall’Europa relativista e senza radici.

Il buon cittadino infatti non teme di affrontare la morte per la sua patria. Il buon cittadino non dice “meglio rossi che morti”, “meglio sconfitti che morti”, ma è disposto a sacrificare la vita per amore della propria fede, per amore della libertà e dell’indipendenza della propria patria, per amore al proprio onore e alla propria dignità personale.

Lo slogan “meglio russi che morti”, o quello analogo “meglio sconfitti che morti”, significa no alla morte, no al sacrificio, no all’eroismo, e dunque no al vero amore, no alla grandezza, no alla gloria. Sì alla vita materiale, sì alla vita lunga, alla vita comoda, ad una vita indegna di essere vissuta. Sciocchi tutti coloro che nei secoli diedero la vita per un bene superiore, la Patria. Sciocchi non solo gli eroi, ma anche i martiri, che sacrificarono la propria vita per un bene superiore, la Fede. Mai come in questo slogan si sono negati secoli di civiltà.

Dove porta questo slogan, dove conduce questo principio? Alla schiavitù. Le catene della schiavitù pagana furono infrante dallo spirito di amore e di sacrificio del Cristianesimo. Su questo spirito di amore e di sacrificio il Cristianesimo edificò una nuova civiltà. La negazione degli ideali occidentali e cristiani ricondurrà il mondo a una schiavitù ben peggiore dell’antica. Ma i combattenti ucraini indicano una strada diversa, la strada della rinascita dell’eroismo e dello spirito di sacrificio, che non è altro che la strada del Vangelo, che ci ricorda “Chi ama la propria vita, questi la perderà” (Gv, 12, 25) e anche “Che serve all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde la propria anima?” (Mt, 16, 20). 

Gli ucraini che si difendono costituiscono un esempio per tutti coloro che vorrebbero  arrendersi.

 

Da Facebook