Meditazioni sull’ Apparecchio alla Morte di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori Introduzione

E quel giovane allegro ed attraente, anima della compagnia, tanto ricercato per il suo spirito e il suo umorismo, per l’eleganza delle sue maniere e la vivacità delle sue conversazioni -ora dov’è? Se entri nella sua camera, non c’è . Il suo letto è stato preso da un altro. Se guardi nell’armadio vedrai che le sue armi e i suoi vestiti sono passati in mano d’altri.
Appena ventiquattro ore sono trascorse dalla sua morte e già il suo volto, tanto amato dalla famiglia, dagli amici, e da tutti per il fascino e il bell’ aspetto giovane, è divenuto del colore delle ceneri, gonfio e sfigurato; il suo corpo, una volta così viziato ed accontentato in ogni suo desiderio e capriccio, emana allora un odore offensivo. Le finestra e’ stata spalancata ed una quantità di gigli e procurata, il cui profumo malaticcio pende pesantemente nell’aria. Tra poco la bara sarà chiusa, portata via attraverso la chiesa fino alla tomba, e gettato nella terra per divenire preda dei vermi e poi dei topi; in modo che alla fine tutto ciò che rimarrà di lui saranno ossa secche, putrefazione e un po’ di polvere.
E sappi, cristiano benamato, che così sarà anche per te. E nella stanza in cui avrai esalato l’ultimo respiro e sarai stato giudicato da Gesù Cristo, danzeranno, giocheranno e rideranno come prima. E la tua anima – allora dove sarà?
“L’uomo se ne va nella dimora eterna” (Eccl. 12,5): la sua dimora eterna perché sarà l’eternità che avrà meritato grazie ad ogni pensiero, parola e azione durante tutta la sua vita, a differenza dell’eternità che ogni altro avrà meritato.
E nella casa di questa eternità dimorerà per sempre: in possesso della ricompensa perpetua per questa vita terrena, secondo il grado di meriti o demeriti che avrà acquisito: o il grado di gloria e felicità o il grado di vergogna e sofferenza che dovrà vivere per sempre: o una gioia così grande e abbondante che in ogni istante per tutta l’eternità sembrerà nuova; o un dolore ed una disperazione che non avranno mai fine, in modo che anche dopo cento o mille milioni di anni il suo inferno non sarà ancora cominciato.
Eternità! “Il Grande Pensiero”! (Sant’Agostino). “Quanti giovani uomini e donne”, dice Sant’ Alfonso, “quanti giovani uomini e donne non hanno abbandonato il mondo al pensiero dell’Eternità, per vivere nella solitudine e nel deserto, per dedicarsi esclusivamente alla cura delle anime e alla salvezza. Un monaco si è chiuso in una grotta e non faceva altro che non esclamare: ‘Eternità! Eternità!’ Padre Avila disse a una donna lontana da Dio di riflettere continuamente su queste due parole: ‘Sempre! Mai!’ E Santa Teresa di Avila ripeteva spesso alle sue suore: ‘Un’anima! Un’Eternità!'”
“Ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che venga il tempo dell’afflizione e giungano gli anni di cui dovrai dire: “Non mi piacciono”; prima che si oscurino il sole,
la luce, la luna e le stelle; e ritornino le nubi dopo la pioggia;… prima che si rompa il cordone d’argento, e la lucerna d’oro s’infranga, e si rompa l’anfora alla fonte, e la carrucola cada nel pozzo, e ritorni la polvere alla terra dalla quale e’venuta, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice l’Ecclesiastico, e tutto è vanità.“(Eccl.12, 6-8).
Quindi anche le nostre menti siano rivolte all’Eternità, affinché, alla morte, possiamo essere considerati degni di entrare nel Regno Celeste. “Ricordiamo i novissimi per non peccare nell’Eternità” (Eccl. 7; 12). Chi sa, infatti, se queste riflessioni che stiamo facendo adesso non siano l’ultima chiamata che Voi, o mio Dio, mi darete, e l’ultima Vostra misericordia che mi concederete? “Tendetemi la Vostra mano, allora, o mio Amore”, dice Sant’Alfonso, “e liberatemi dalla melma della mia tiepidezza. Datemi fervore e permettetemi di amarVi come dovrei, almeno per i giorni che mi restano su questa terra, affinché d’ora in poi possa compiere con grande amore tutto ciò che Voi mi richiederete”.