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L’oriente cristiano: una costellazione di testimoni di Cristo

Storia02 Novembre 2018
Testo dell'audio

Nell’antichità con il termine Oriente si indicavano le province dell’Impero Romano di cultura greca, in cui la lingua predominante era appunto quella greca. Nella letteratura cristiana con Padri orientali si indicano non solo quei Padri che provengono dalle suddette province dell’Impero, ma anche quelli originari di quei Paesi che erano oltre il confine ad est dell’Impero, ossia la Mesopotamia, l’Assiria, la Media, l’Armenia.

In questa sede desideriamo offrire solo qualche “pennellata” sui personaggi più rinomati del Cristianesimo antico provenienti da quelle aree, per dare un’idea sommaria della profondità e della bellezza del Cristianesimo orientale. Alcuni fra costoro saranno in questo articolo solo accennati, perché poi trattati nei seguenti articoli.

La scuola alessandrina

Di solito, nei manuali di patrologia i Padri orientali iniziano con i rappresentanti della “scuola alessandrina”, ovvero Clemente e Origene. Non conosciamo le origini del Cristianesimo ad Alessandria, anche se una tradizione ben attestata stabilisce che l’evangelista Marco fu uno dei primi evangelizzatori della città.

Ad Alessandria sorse una scuola catechetica (didaskaleion), i cui primi maestri sarebbero stati un tale Panteno, di cui sappiamo molto poco, successivamente Clemente e, poi, Origene di cui abbiamo una documentazione più precisa.

Tito Flavio Clemente, detto Clemente Alessandrino (150-215), era probabilmente di origine romana con un’elevata formazione ellenistica che conservò anche quando si convertì dal paganesimo al cristianesimo, per cui egli si preoccupò di far passare il messaggio cristiano anche negli ambienti colti della sua città, dove svolse il ministero di presbitero.

Nella persecuzione degli anni 202-203 sotto l’Imperatore Settimio Severo, lasciò Alessandria per rifugiarsi in Cappadocia, dove morì nel 215. Tra le sue opere ricordiamo il Protrettico, il Pedagogo, gli Stromati, che in un certo senso costituiscono una trilogia; è poi degna di menzione un’operetta sul distacco dalle ricchezze, dal titolo C’è salvezza per i ricchi?

Clemente si trovò a fronteggiare gli gnostici le cui dottrine tentavano di inquinare il vero “deposito” della fede cristiana; secondo lui, infatti, solo il cristiano è il vero “gnostico”, cioè l’uomo spirituale che si contraddistingue per la contemplazione del piano salvifico di Dio in Cristo, per l’adempimento dei precetti dati dal Signore e per l’istruzione degli altri, poiché l’esperienza della “sapienza” rende “padri” nella fede.

Il pioniere dell’esegesi cristiana è stato Origene (185-253) che dopo la morte del padre durante la persecuzione di Settimio Severo fu incaricato dal vescovo Demetrio di Alessandria di guidare la scuola catechetica della città.

Dopo circa dieci anni, in seguito a un viaggio compiuto in Palestina, fu ordinato presbitero e accolto da Teoctisto, vescovo di Cesarea di Palestina, dove trascorse il resto della sua vita insegnando e predicando. Durante la persecuzione di Decio (249-51) fu imprigionato e torturato: morì di stenti nel 253.

Dopo la morte Origene fu al centro di aspre polemiche, specie nel IV e nel VI secolo, quando nell’anno 543 l’Imperatore Giustiniano condannò tutta una serie di proposizioni ritenute origeniste, la cui ratifica avvenne al Concilio Costantinopolitano dell’anno 553.

Tra le sue numerose opere esegetiche va ricordata l’Esapla, una sinossi dell’Antico Testamento (Pentateuco) disposta su sei colonne, in parte in ebraico in parte in greco.

L’opera esegetica di Origene si può suddividere in Scholia, ovvero note esegetiche in margine ai testi biblici, Omelie, e cioè discorsi allegorico-morali su varie parti o pericopi particolarmente difficili, e poi veri e propri Commentari di interi libri biblici, come quelli della Genesi, Esodo, Numeri, Levitico, Salmi, Cantico dei Cantici, Matteo e Giovanni.

Da un punto di vista teologico ricordiamo l’opera Sui principi, in cui tratta di Dio Padre, Figlio e Spirito, dell’anima umana, del mondo e del suo metodo esegetico fondato sul duplice livello di interpretazione: letterale e spirituale.

Origene è stato un pioniere della ricerca teologica e ha aperto diverse strade alla riflessione teologica, alcune anche pericolose, per cui si deve essere consapevoli del valore ipotetico, provvisorio e personale di alcune sue ardite costruzioni concettuali.

In tal senso sono ovviamente in contrasto con la dottrina tradizionale cattolica, la teoria dell’apocatastasi finale dell’universo che lede la dottrina dell’eternità delle pene, la preesistenza delle anime, la duplice incarnazione di Cristo, il subordinazionismo nella Trinità.

Più tardi, nel IV secolo, l’eresia propagandata da Ario, un sacerdote alessandrino, che riteneva il Verbo inferiore al Padre, si andava propagando nell’Impero e nella Chiesa; per questo si era resa necessaria la convocazione di un concilio a Nicea nell’anno 325, che aveva proclamato come dogma di fede la “consustanzialità” del Figlio con il Padre nella Trinità.

Fu proprio allora che fiorì il campione dell’ortodossia cattolica, Atanasio di Alessandria (295-373), di cui si parla in un successivo articolo di questo dossier.

Eusebio di Cesarea, primo storico della Cristianità

Tra gli scrittori ecclesiastici orientali ha un posto di rilievo Eusebio di Cesarea (263-339), lo storico del Cristianesimo più importante dell’antichità. Fu un uomo dalla cultura vastissima e scrisse molte opere, tra le quali menzioniamo soltanto quelle di carattere apologetico, come la Preparazione evangelica e la Dimostrazione evangelica, e quelle di carattere storico, come la famosissima Storia ecclesiastica, in cui confluì molto materiale raccolto da Eusebio nell’archivio di Gerusalemme e nella biblioteca di Cesarea.

I criteri che hanno guidato Eusebio nella compilazione della Storia sono stati i seguenti: l’indicazione della successione dei vescovi nelle sedi principali; presentazione degli scrittori e dottori cristiani più importanti; mostrare il cammino della Chiesa fra le persecuzioni, gli eretici e i giudei sotto la guida della Provvidenza (St. eccl. I, I, 1-2). Altre opere di natura storica sono il Chronicon e Sui martiri della Palestina.

Nonostante i limiti di questi lavori, senza di essi la nostra conoscenza della cultura antica e della storia della Chiesa dei primi tre secoli sarebbe molto lacunosa.

I Padri cappadoci

Al vertice della riflessione teologica e dell’azione pastorale del IV secolo in Oriente abbiamo i Padri cappadoci, così detti dalla Cappadocia, regione centrale dell’attuale Turchia, da dove essi provenivano. Si tratta di Basilio di Cesarea (330-379), Gregorio di Nazianzo (330-390) e Gregorio di Nissa (335-394). Tutt’e tre seppero unire nella migliore armonia scienza e ascesi, avendo una solida formazione nelle lettere, filosofia e teologia unitamente a una profonda conoscenza delle Sacre Scritture.

Sebbene simili per formazione, ebbero caratteri molto differenti: Basilio vescovo energico, uomo di governo e di azione; il Nazianzeno, intimo amico del precedente, maestro della parola e grande teologo e pensatore; il Nisseno, fratello minore di Basilio, profondo speculatore e sognatore.

Delle loro opere menzioniamo solo alcune che hanno segnato la storia della teologia e del pensiero cristiano; di Basilio: Contro Eunomio, Sullo Spirito Santo, Sul battesimo, Sui sei giorni della creazione; di Gregorio di Nazianzo ricordiamo: I cinque discorsi teologici, Le tre lettere teologiche (101-102 al presbitero Cledonio; 103 a Nettario di Costantinopoli); di Gregorio di Nissa vanno ricordate, oltre alle sue omelie sui testi scritturistici, le opere dogmatiche Contro Eunomio, Contro Apollinare, Contro gli pneumatomachi e la Grande catechesi che è una summa della teologia cappadoce del IV secolo rivolta ai catechisti. Tra le opere ascetiche abbiamo Sulla verginità, Vita di Macrina e Vita di Mosè.

San Cirillo di Alessandria

Un altro uomo di azione di governo è stato Cirillo di Alessandria (378-444), nipote del patriarca Teofilo del quale fu successore nel 412. Gran parte del suo episcopato fu contrassegnato dalla disputa dottrinale con il patriarca di Costantinopoli, Nestorio, in materia cristologica, dal momento che Cirillo difendeva il titolo di Theotokos, ovvero di Maria “madre di Dio”, in opposizione al titolo Christotokos proposto da Nestorio.

In verità, la disputa fu l’apice di una contrapposizione tra le due scuole teologiche di Alessandria e di Antiochia; infatti la prima sottolineava l’unità e l’immutabilità della Persona del Verbo secondo lo schema Logos/sarx in favore di una visione fortemente unitiva della cristologia; mentre la seconda insisteva maggiormente sulla distinzione delle due nature di Cristo secondo lo schema Logos/anthropos in favore di una visione cristologica piuttosto divisiva.

La contrapposizione tra i due personaggi e i due orientamenti teologici fu tale da richiedere la celebrazione di un concilio che si svolse ad Efeso nell’anno 431, dove prevalse la posizione di Cirillo, tant’è vero che Maria venne solennemente proclamata “Madre di Dio”.

Tra le diverse opere di Cirillo menzioniamo due trattati Sulla Trinità e le seguenti opere esegetiche: L’adorazione in spirito e verità, Cesellature, Commento al vangelo di Giovanni. Al periodo della disputa con Nestorio appartengono le opere: Tre lettere a Nestorio, dove si trovano i 12 anatematismi; cinque libri Contro Nestorio e Perché Cristo è uno. Di Cirillo abbiamo anche le Lettere festali.

La scuola di Antiochia e quella siriana

In Oriente ebbero un grande influsso anche gli esponenti della scuola antiochena che provenivano dall’area circostante ad Antiochia di Siria, la città menzionata negli Atti degli Apostoli come sede di una viva comunità cristiana, dove per la prima volta i discepoli furono detti “cristiani” (At. 11,26).

Questa città, che era una delle più importanti dell’Impero, tra il IV e V secolo vide operare alcuni pensatori e scrittori ecclesiastici fra i quali Diodoro di Tarso, Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia e Teodoreto di Cirro.

Le opere di costoro sono andate in buona parte perdute, perché essi furono coinvolti nella disputa nestoriana e condannati, ad eccezione di Giovanni Crisostomo.

Nell’Oriente cristiano oltre al greco si parlavano anche altre lingue, come la siriaca, l’araba, l’armena, la copta, la georgiana e l’etiopica. Tra queste merita una particolare attenzione la letteratura cristiana scritta in siriaco, che espresse due personaggi di rilievo: Afraate ed Efrem il Siro.

Afraate è il primo padre della Chiesa siriaca vissuto tra il III e il IV secolo e faceva parte di un gruppo di asceti chiamati “figli del patto” che non erano veri e propri monaci, ma asceti che restavano nel mondo scegliendo il celibato sancito con il battesimo.

Le sue opere sono una raccolta di 23 Trattati che nei manoscritti portano il titolo di Dimostrazioni e che attestano una teologia di carattere esclusivamente scritturistico.

Efrem è stato il massimo poeta dell’era patristica. Nacque a Nisibi verso l’anno 306, fu ordinato diacono e rimase sempre tale. Fondò la scuola teologica di Nisibi, ma quando nel 363 la città fu ceduta dall’Imperatore Gioviano ai Sassanidi, si trasferì a Edessa, dove continuò la sua opera di predicazione e insegnamento fino alla sua morte avvenuta nel 373.

Ha scritto commenti scritturistici in prosa a Genesi, Esodo, Diatessaron di Taziano e alle lettere di Paolo, ma soprattutto ha composto omelie metriche e inni teologici e liturgici, ancora oggi in uso nelle liturgie orientali.

Dopo Calcedonia

Dopo il Concilio di Calcedonia (451) che aveva definito l’ortodossia cristologica con la formula delle due nature in un’unica persona, erano sorte ancora nuove dispute in Oriente. Nel VII secolo si verificò la crisi monoenergita e monotelita, ovvero alcuni vescovi e teologi orientali avevano sostenuto la presenza di un’unica energia/attività e di un’unica volontà in Cristo.

Con le vicende di questa disputa si intreccia la vita e l’opera di Massimo il confessore (580-662), al quale è dedicato un successivo articolo nel dossier, come anche a san Giovanni Damasceno, con il quale tradizionalmente si usa far terminare la patristica orientale.

Questi nostri brevi cenni sulla patristica orientale rivelano che l’Oriente cristiano ha prodotto una costellazione di teologi, mistici, filosofi cristiani che hanno brillato fino all’invasione islamica, imprimendo un’impronta indelebile nel Cristianesimo per quel che riguarda la fede, la spiritualità e la morale.

 

Questo testo di Don Carlo Dell’Osso è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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