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L’influsso morale dello stato di Grazia

Teologia Morale01 Novembre 2023
Testo dell'audio

 

In questo nuovo podcast vedremo come la giustificazione conferisce una nuova esistenza, che non è rigida e chiusa in sé, ma capace di sviluppo e di accrescimento. In poche parole, vedremo insieme cos’è lo “stato di grazia” di cui si parla a catechismo.

Si tratta della vita divina dell’anima, che attraverso le sue forze vitali vuole esprimersi e manifestarsi fecondamente in buone opere.

Poiché la giustificazione si compie in un solo istante, si è pensato dai falsi maestri che essa sia la stessa in tutti gli uomini, e immutabile. Alcuni giunsero a questa concezione per aver sopravvalutato il principio mistico e sacramentale: la Grazia dovrebbe portare gli uomini, come a fine suo proprio, a una comunione che non si può perdere con Dio. Altri, come Lutero, sottovalutarono l’importanza dell’elemento mistico dell’anima: la Grazia lascerebbe tutto immutato nell’anima, solo che questa riceverebbe una “imputazione giuridica” dei meriti redentori del Cristo. Tale imputazione sarebbe per sua natura uguale in tutti gli uomini e per tutti i gradi. In entrambe le concezioni si annulla la forza morale del nuovo principio di vita soprannaturale.

Secondo la dottrina cattolica, invece, il cristiano deve non solo ricevere la Grazia santificante, ma anche accrescerla. Questo insegnamento si fonda sulla Sacra Scrittura, sulla Liturgia e sulla testimonianza della prassi perenne della Chiesa.

Dal fatto che la Chiesa respinge la dottrina luterana dell’imputazione e afferma una positiva elevazione dell’essere operata dallo Spirito Santo, appare chiaro che è anche possibile un accrescimento della Grazia.

L’accrescimento della nuova vita in Cristo è duplice: una progressiva somiglianza con Lui per mezzo del carattere e un aumento della Grazia santificante.

L’elemento sacramentale consiste nel fatto che il battezzato riceve il carattere indelebile della confermazione, e, se Dio lo chiama, anche quello del Sacerdozio. L’elemento morale consiste nel fatto che il giustificato deve mostrare la crescente somiglianza con Cristo, cioè la sua nuova esistenza umana nel mondo e nella Chiesa, in viva testimonianza al Cristo. Rassomigliare a Cristo è la legge di conformazione della nuova vita, il fine proprio è la perfetta rassomiglianza col Cristo.

Il battezzato, partecipando alla figliolanza divina, deve, in qualità di figlio del Padre Celeste, conformare la sua vita secondo il modello e l’esempio del Signore. Egli è chiamato ad esercitare attivamente e passivamente il culto del Signore nella sua Chiesa.

Il confermato, divenuto simile al Cristo nella sua missione di salvatore, sarà ugualmente reso abile ad eseguire tale compito e sentirà il dovere di partecipare alla edificazione del Regno di Dio nella Chiesa e nel mondo. Dopo l’avvento pentecostale del Signore nella sua anima, egli deve partecipare all’apostolato nella Chiesa, come membro di essa, sotto la guida dei successori degli apostoli (il Papa e i vescovi).

Il sacerdote soprattutto è in maniera tutta speciale immagine del Signore, del gran Sacerdote, Maestro e buon Pastore. Egli organizza la rinascita sacramentale del Corpo mistico di Cristo, deve essere egli stesso di esempio, e deve organizzare i laici a collaborare al Regno di Dio.

Così ogni membro di Cristo, in qualità di battezzato, confermato e sacerdote, deve presentare l’immagine di Cristo, per la gloria di Dio e per la sua stessa salvezza, cooperando al Regno di Dio nella Chiesa e nel mondo.

Il cristiano deve tener presente soprattutto che la sua comunione di grazia col Cristo è la fonte della sua comune azione con Lui. Siccome egli è membro del Cristo fatto uomo, crocifisso e risorto, anche l’essere e l’operare del cristiano deve costituire una partecipazione conforme a questi misteri del Signore.

La grazia santificante non è una qualità morta, ma vita divina. Ciò significa che essa:

  1. Solo da Dio viene donata e accresciuta,
  2. Deve permeare e santificare tutto l’uomo e inoltre essere feconda in opere buone,
  3. Può andare perduta col libero disprezzo e rifiuto, così come liberamente è accolta,
  4. Come viene diffusa nei sacramenti della Chiesa, così può aumentare solo attraverso una pratica della vita sacramentale nel corpo mistico di Cristo.

Solo la Chiesa, come una madre, genera, nutre, educa e accompagna i suoi figli fino all’eterna casa del Padre.

Cristo è la legge di conformazione e di vita dell’esistenza soprannaturale e fondamento vitale dei singoli membri e della comunione col Capo della Chiesa. Perciò la vita cristiana e la vita di comunione nella Chiesa sono cose indissolubili.

La Grazia, secondo la S. Scrittura, è una rinascita dell’anima, essa immerge nell’anima il seme della vita divina. Perciò bisogna procurare uno sviluppo di questa vita divina.

La grazia santificante è in stretta, essenziale connessione con “la carità infusa” e con le altre virtù. Anche questo dimostra che si tratta non di un dono passivo riposante, ma di una perfezione attiva, vitale.

Importante è il fatto che le forze della vita soprannaturale che provengono dalla conformazione al Cristo, dalla vita propria caratteristica del Cristo, e ad essa servono, recano anche l’impronta del Cristo.

Il nuovo amore è, come la nuova vita del Cristo, amore nei suoi membri. Anche le virtù morali, infuse assieme alle teologiche, prudenza, giustizia, temperanza e fortezza, hanno un’impronta di Cristo, un sugello di Cristo, che non proviene ad esse dalla natura.

 

L’aumento della Grazia dipende sia da Dio che dall’attività morale dell’uomo.

 

Poiché Dio da sé ha donato la Grazia, la può anche aumentare mediante libera, gratuita partecipazione, come di fatto si verifica per esempio nel ricevere i sacramenti dei vivi. La via più ordinaria e comune per l’aumento della Grazia santificante è l’attività morale del giustificato: “Se viviamo nello spirito, progrediamo anche nello Spirito” (Gal. 5, 25). L’essenza dell’attività morale si riassume in tre punti:

Primo punto: un frutto interiore sempre crescente della santità soprannaturale. Nella S. Scrittura si parla spesso del “portar frutto” del tralcio nella vita, dello splendere e del ricevere la “luce”, del progressivo sviluppo dell’“immagine di Dio”.

Il vero amore a Dio porta al lavoro e alle opere buone, la dignità di figli di Dio ricorda di accrescere l’eredità del Cielo. Le buone opere del giustificato acquistano come premio la beatitudine celeste; esse sono “seme” per il raccolto dell’aldilà.

La Grazia produce i frutti della nuova vita, ma solo se il cristiano si sviluppa nella conveniente maniera, ciò che non può avvenire senza la sua cooperazione. Perciò egli deve agevolare lo sviluppo della Grazia, ponendo atti morali corrispondenti alla nuova vita e evitando tutto ciò che gli impedisce la fecondità della vita divina o l’annulla. È essenziale che il cristiano abbia gli stessi sentimenti di Cristo, cioè che assuma atteggiamenti il più possibile conformi al Cristo come oggetto della propria volontà. Non solo non deve nutrire pensieri mondani, ma deve anche affermare e realizzare i pensieri di Dio soprannaturali e naturali, dell’ordine della creazione e della redenzione su Cristo e la sua opera.

Secondo punto: questa attività morale è stretto dovere per il giustificato. Non “la sola fede”, ma “la fede che con la carità è efficace” (Gal. 5,6) assicura la vita eterna; la fede senza le opere è morta.

Le opere della legge non producono la giustificazione, l’antica legge è pienamente superata, ma la nuova “legge dello spirito” racchiusa nella giustificazione richiede rigorosamente l’osservanza dei Comandamenti di Dio dall’interno.

Cristo è la perfezione della legge cui ogni suo membro vien fatto degno di partecipare, al fine di poter adempiere, nello Spirito Santo ed in Cristo, la legge stessa. Pertanto la volontà d’amore e di salvezza del Padre, la dottrina dei doveri morali – come definizione normativa della nuova vita – raggiungono una profondità e grandezza che non hanno nulla a che spartire con una mera osservanza di regole convenzionali.

Cristo come norma esemplare della vita cristiana è anche la legge fondamentale dell’agire morale, della imitazione del Cristo, che deve derivare dalla conformità dell’essere come da sua causa e fine.

Cristo stesso è il compimento della legge, il Padre è il legislatore, lo Spirito Santo l’anima e l’operatore del compimento della legge.

Così la domanda della coscienza e della risoluzione del cristiano può avere solo questa forma: “Che cosa vuole il Cristo che io faccia? Che cosa vuole da me, per mio mezzo operare nello Spirito Santo, per la glorificazione del Padre, nella instaurazione del Regno di Cristo nella Chiesa e nel mondo?”

Terzo punto: l’osservanza dei precetti morali è condizione indispensabile per la perseveranza nello stato di Grazia. Il peccatore giustificato può perdere di nuovo la Grazia, non solo col peccato d’incredulità, ma anche con altri peccati mortali. Questo dimostrano chiaramente la descrizione dell’ultimo giudizio nel Vangelo, le esortazioni degli apostoli e tutta la prassi penitenziale della Chiesa. La vita soprannaturale suppone tanto necessariamente la moralità naturale, così come la vita spirituale suppone un organismo sostanzialmente perfetto e sano.

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