Le radici teologiche dell’ateismo

II. Le radici teologiche dell’Ateismo
Le radici teologiche dell’ateismo sono due: il pessimismo ed il panteismo.
1. Il Pessimismo
Il pessimista sostiene che l’esistenza del male sia incompatibile con l’esistenza di Dio, cioè di un Dio infinitamente potente e buono. Sant’Agostino risponde che Dio è così potente e buono che può anche trarre il bene dal male. Ciò illustreremo prima a riguardo del male morale e poi del male fisico.
La possibilità del male morale deriva dalla facoltà umana del libero arbitrio, ma questa facoltà è allo stesso tempo la fonte, e l’unica fonte, di un bene più grande, che è, cioè, il bene morale.
Quanto al male morale di per se stesso, esso è la condizione necessaria per il pentimento, per la manifestazione della misericordia di Dio per i peccatori e le loro vittime, e per la manifestazione della Sua giustizia.
Quanto al male fisico, offre l’occasione all’uomo per progredire nelle virtù morali di docilità, pazienza, perseveranza, integrità morale, distacco, umiltà, saggezza, e infine per trionfare su tutte le sue sofferenze e tutti i suoi oppressori.
Questa è dunque la risposta filosofica al pessimismo.
La risposta teologica è come segue: Dio ha di fatto voluto l’universo senza male e lo ha creato come tale nel giardino dell’Eden, il Paradiso Terrestre. Il male fu introdotto dal demonio in collaborazione con l’uomo.
Più in dettaglio si può dire che Dio ha voluto, e vuole, l’amore delle Sue creature. Dio difatti è la Somma di tutte le perfezioni e ha creato l’universo per rifletterle. Tra queste perfezioni in primo luogo sta l’amore, che Lui desidera che sia riflettuto nelle Sue creature razionali. Ma per amare, occorre il libero arbitrio. Il libero arbitrio, però, può essere abusato per fare il male. Questo è avvenuto nel giardino dell’Eden, ciò che ha condotto al male fisico e ha reso l’uomo incline al male morale.
2. Il Panteismo
Il termine “Panteismo” deriva dalle due parole greche pan (tutto) e theos (Dio), e denota la teoria che l’universo e Dio sono una sola cosa. Possiamo distinguere tra tre forme di panteismo: una forma realista, una forma emanativa ed una forma evolutiva.
La forma realista sostiene una stretta identità tra Dio e l’universo (vide per esempio la filosofia di Spinoza, nella foto); la forma emanativa pretende che l’universo emani da Dio (vide per esempio la corrente panteista di Plotino); la forma evolutiva che l’universo evolva verso Dio (vide per esempio Hegel).
Possiamo descrivere queste posizioni rispettivamente ed in modo generico così: Dio è l’universo; Dio diviene l’universo; l’universo diviene Dio.
La forma del panteismo più netta è senza alcun dubbio quella realista, che sostiene l’identità stretta tra Dio e l’universo. Vogliamo guardare un esempio di questa teoria nella filosofia di Spinoza.
Spinoza identifica Dio con l’universo, che chiama “Sostanza“. Secondo lui la Sostanza è infinita, perfetta, eterna, unica. Dio, o Sostanza, ha due aspetti: un aspetto mentale ed un aspetto materiale, che sono come due mondi diversi. Tutto ciò che esiste appartiene perciò o al mondo mentale o al mondo materiale o a tutti e due.
L’uomo appartiene a tutti e due i mondi: in virtù del suo corpo appartiene al mondo materiale; in virtù della sua anima al mondo mentale. La sua anima fa parte dell’anima infinita di Dio, i suoi pensieri sono tutti pensieri di Dio. Questo deve bastare per evocare la sua filosofia, che, come possiamo già vedere, è radicalmente sbagliata.
Cosa possiamo dire sul panteismo di Spinoza e sul panteismo in genere?
Innanzitutto osserviamo che una qualsiasi teologia coerente deve spiegare il rapporto tra Dio e l’universo: la sua unione all’universo e la sua distinzione dall’universo. Per Spinoza l’unione di Dio all’universo è unione di stretta identità; la sua distinzione dall’universo è una distinzione solo apparente. Prendiamo l’esempio di una pietra. Secondo la filosofia di Spinoza, la pietra è Dio; è distinta da Dio solo in apparenza.
Ma come può darsi che una pietra, finita, contingente ed imperfetta possa essere Dio che è infinito, necessario e perfetto? Come può essere Dio? O come può essere un’apparenza o aspetto di Dio?
Prendiamo un altro esempio, quello di un’anima. Come può darsi che un’anima, che, secondo l’esperienza di autocoscienza, è un soggetto individuale, sia Dio? O come può darsi che il suo pensiero sia il pensiero di Dio? – io so che il mio pensiero è il mio pensiero. O come può darsi che il mio pensiero, se è cattivo, sia il pensiero di Dio, Che è per definizione buono?
Vediamo che l’errore del panteismo è, tentando di identificare l’universo con Dio, di tentare di identificare il finito, l’imperfetto, il contingente, il male con l’infinito, il perfetto, il necessario, il bene e di identificare un soggetto con un altro soggetto.
Abbiamo detto che una qualsiasi teologia coerente deve spiegare il rapporto tra Dio e l’universo. Come spiega questo rapporto la teologia cattolica perenne? Come spiega l’unione e come spiega la distinzione tra Dio e l’universo?
Spiega l’unione di Dio con l’universo in termini di Immanenza: tutto ciò che esiste, esiste in Dio partecipando alla Sua esistenza e alle Sue perfezioni. Dio è immanente ad ogni cosa, avvolgendola, contenendola, dominandola ed essendo presente a ciò che è di più intimo ad ogni cosa, cioè al suo stesso essere.
La teologia cattolica perenne spiega la distinzione di Dio dall’universo in termini della Trascendenza. La Trascendenza significa l’assoluta indipendenza dall’universo. Questa indipendenza deriva dall’aseità di Dio: aseitas – il fatto che Lui esiste di per Sé Stesso.
Il fatto della Trascendenza di Dio implica che Dio ha una natura completamente diversa da quella dell’universo ossia una natura divina; implica che l’universo non si può identificare con Dio, che non può emanare da Dio, che non può divenire Dio. Implica piuttosto che l’universo è stato creato da Dio, cioè liberamente ed ex nihilo. Ne consegue che Dio possiede l’intelletto e la volontà ed è dunque anche un essere personale.
Possiamo esprimere il rapporto tra universo e Dio nei termini seguenti: l’universo è assolutamente dipendente da Dio (Immanenza) e Dio è assolutamente indipendente dall’universo (Trascendenza). Possiamo identificare l’errore del panteismo nella negazione della Trascendenza di Dio o, in altre parole, nella dottrina dell’immanenza assoluta di Dio (4).
In questa maniera la ragione dimostra la falsità del panteismo. La Fede la dimostra invece con il dogma della creazione.
Nel Credo professiamo: Credo in unum Deum, creatorem coeli et terrae. Se Dio è Creatore dell’universo, non può essere una sola cosa con esso.
Nell’analisi finale il panteismo è il tentativo di ridurre Dio all’universo e in quanto tale è una forma di ateismo, benché un ateismo travestito e glorificato.
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4. Sant’Agostino dice a riguardo del sistema panteista del manicheismo (Confessioni V 14.25): “Allora però tesi tutte le forze del mio spirito nella ricerca di un argomento inconfutabile, con cui dimostrare la falsità della dottrine manichee. Se solo avessi potuto pensare di una sostana spirituale, tutte le loro macchinose costruzioni si sarebbero instantaneamente sfasciate e dileguate dalla mia mente“.