Le preziose carte dell’Archivio Segreto Vaticano

Nel 1471 Papa Sisto IV della Rovere (1471-1484) donò al popolo romano alcuni dei più preziosi tesori dell’antichità presenti nell’Urbe, fra cui la famosa lupa in bronzo, simbolo delle origini di Roma, e ordinò che fossero raccolti e conservati in quello che divenne il primo museo pubblico della storia. Da quell’iniziale nucleo sono nati gli attuali Musei Capitolini nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, grazie alla volontà munifica del pontefice.
Solo qualche anno più tardi, nel 1475, ancora Sisto IV patrocinò la fondazione istituzionale della Biblioteca Apostolica Vaticana nelle cui sale secretae (si intende private) furono depositati numerosi diplomi, privilegi e registri dei papi precedenti. Questo gruppo di documenti costituiva la prima formazione di quello che nel tempo sarebbe divenuto noto come l’Archivio Segreto. Più tardi, nel 1612, esattamente quattrocento anni fa, il colto Papa Paolo V Borghese (1605-1621) fondò quello che ci è pervenuto oggi come l’archivio più prezioso al mondo: vi sono raccolti più di dodici secoli di storia (dall’VIII al XX secolo d.C.).
Attraverso il patrimonio raccolto e conservato nelle sale dell’Archivio Segreto si dipana la storia della Chiesa e dell’Occidente. E qui entriamo in contatto con i documenti stessi: la vera comprensione di questo luogo misterioso e suggestivo non deriva dall’acquisizione di dati sulla sistemazione del materiale negli ambienti vaticani e dalla storia di questi ultimi, bensì dal diretto contatto con i documenti, con i faldoni polverosi legati da lacci ammuffiti, deriva dagli indici, dalle filze e dai registri, dai codici, dalle antiche pergamene su cui permane un odore indescrivibile che sembra connettere l’uomo contemporaneo con mondi tanto lontani nel passato eppure così costitutivi di ciò che egli è divenuto oggi.
Da queste carte vetuste emergono notizie e verità talvolta sconvolgenti, talvolta più banali nella semplice cronaca dei fatti, che tuttavia richiedono un più lungo tempo di meditazione e apprendimento; un bel modo insomma per ricordare agli uomini cosa siamo diventati, in questi tempi frenetici in cui tutto ci è offerto a velocità elevatissima, che il momento della riflessione ci deve ancora appartenere e ci può molto insegnare.
Nella faticosa lettura del documento antico, lo studioso si riconnette alla propria specifica natura, che sarebbe poi la natura di ogni uomo: l’attività speculativa che lo riconduce in un ininterrotto viaggio dalla materia al trascendente e viceversa. Dovendo compiere una selezione per la mostra ai Musei Capitolini, sono stati raccolti documenti di differente natura che possono raccontare alcuni dei momenti considerati imprescindibili per la conoscenza della nostra Storia: per la prima volta questo materiale abbandona i luoghi misteriosi dell’Archivio dei papi.
Sono perciò esposti 12 documenti nella sezione dedicata al secolare confronto fra Chiesa e Impero, potere spirituale e potere temporale; seguono i documenti relativi alla fondamentale attività del Conclave dei cardinali, in cui si elegge il nuovo pontefice (è qui esposta la lettera inviata a Pietro del Morrone, il futuro Celestino V). Sono presenti alcune carte che riferiscono in merito all’evoluzione interna della Chiesa, come alcuni canoni del Concilio di Trento e alcuni dei più recenti decreti del Vaticano II.
Una sezione è dedicata alle donne “sante, regine e cortigiane” in cui è inserita la bolla papale sulla “Donna vestita di sole”, la Vergine Maria, e poi figurano la carte e le lettere più intime di Teresa d’Avila, di Bernadette Soubirous, di Lucrezia Borgia e di regine quali Maria Stuart e Maria Antonietta, oltre agli atti dell’abdicazione di Cristina di Svezia. Uno degli argomenti più spinosi è quello costituito dalla documentazione inerente le scoperte e gli studi scientifici: in questa sezione incontriamo le tracce di scienziati e filosofi quali Niccolò Copernico, Voltaire, Erasmo da Rotterdam.
La sezione dedicata agli eretici, crociati e cavalieri è certamente una delle più suggestive: vi sono raccontate attraverso le carte antiche la scomunica di Martin Lutero, il processo a Giordano Bruno, gli statuti di Gregorio IX contro gli eretici (1231), ma anche le eroiche imprese dei nostri cavalieri, ad esempio nella sconfitta dei Turchi a Vienna, nella lettera di Giovanni Sobieski a Innocenzo XI del 14 settembre 1683 in cui il sovrano commosso scrive: «Venimus, vidimus et Deus vicit» (Siamo venuti, abbiamo visto e Dio ha vinto).
In una delle ultime sezioni, intitolata “L’oro e l’inchiostro”, compaiono invece i ricchi manoscritti e codici miniati impreziositi da meravigliose decorazioni aggiunte dagli esperti copisti papali. Per concludere con le parole ispirate del Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, il vescovo Sergio Pagano: «l’Archivio del papa si rivela per quello che è: il custode della memoria storica millenaria della Chiesa, quando la Chiesa era il mondo e anche dopo».
Questo testo di Michela Gianfranceschi è tratto da Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it