Le due donne simbolo di questi anni Asia Bibi e Aisha Silvia Romano: eroe e vittima di un mondo scristianizzato

Ogni tempo ha i suoi eroi e le sue vittime. Silvia è stata la protagonista di un pericoloso show mediatico che ha funto da sponsor per i jihadisti somali e che ha regalato immagini per la loro propaganda. Silvia è il nuovo simbolo, tra gli applausi e gl’inchini, della più grande umiliazioni per la libertà e dignità di una donna. Della violenza e della discriminazione che vengono celebrate. Aisha sarà pure stata incoronata dai media, dalla politica e dalle gerarchie cattoliche, ma è una vittima.
Asia Bibi, che sarebbe dovuta stare sotto i riflettori per nove anni, ha invece avuto solo silenzio, quello che spetta di solito agli eroi. Per un destino che avrebbe dovuto riguardare la dignità e la libertà di ognuno di noi. Forse Asia è stata colpevole di essere rimasta cristiana, di non aver abiurato la propria fede in carcere e ha vinto grazie alla propria volontà e all’aiuto di pochissimi. Sta di fatto che per Asia hanno taciuto tutti i gli organismi internazionali, quasi tutti i capi di Stato, il mondo cattolico a cui è rimasta fedele.
Naturalmente hanno taciuto le femministe e le Ong che non potevano proprio correre in suo aiuto e scomodare ministri degli interni. Per Asia la cattolica andava bene una lurida prigione, le sofferenze, la solitudine, la morte. Ma Asia è riuscita a conservare la sua anima, il suo ruolo di donna che per i cattolici ha pari dignità con quello dell’uomo, per gli islamici è di sottomissione e basta. Aisha, purtroppo, ha venduto la sua anima, tra la morte e la sottomissione ha scelto l’ultima. Non c’interessa giudicare o dire, con presunzione, noi cosa avremmo fatto al loro posto. E’ certo però che, tra le due donne simbolo di questi anni, una è rimasta libera, l’altra, no.