Le “camerette di Don Bosco” alla chiesa del Sacro Cuore

San Giovanni Bosco (1815-1888) durante la sua ventesima e ultima permanenza nell’Urbe, dal 30 aprile al 18 maggio 1887, in occasione della dedicazione del Tempio del Sacro Cuore di Gesù, risiedette in alcune piccole stanze site al di dietro della basilica, nell’attuale zona Termini, affettuosamente chiamate “Camerette di Don Bosco”.
Il 30 aprile Don Bosco entrò in casa dall’ingresso di via Magenta. I parrocchiani, felici di ricevere il loro amato sacerdote, scrissero sul frontone: «Roma si allieta e si esalta nell’accogliere fra le sue mura il nuovo Filippo Neri, Don Giovanni Bosco!».
Oggi si può visitare un locale unico, recentemente sistemato, anche se all’epoca era suddiviso in due parti: lo studio e la camera da letto. La parete divisoria è stata abbattuta nel 1969, in modo tale da poter facilitare le visite dei numerosi pellegrini alle “camerette” aperte al pubblico dal 1934, dopo la sua canonizzazione.
Entrando si possono ammirare diversi oggetti: è presente un quadro del Sacro Cuore di Gesù sotto il quale c’è un tavolo con alcune sedie e un divano, suppellettili utili per ricevere i visitatori che volevano parlare con lui. Più avanti si può vedere il letto in ferro battuto, accompagnato da un piccolo comodino, su cui sono appoggiati due cuscini ricamati con il nome “D. Bosco”. Sopra il giaciglio del santo c’è un’immagine di Maria onorata con il titolo Nostra Signora del Sacro Cuore, immagine approvata dal Papa Pio IX, suo amico intimo, che fu lo stesso ad approvare le costituzioni della Società Salesiana, il 3 aprile 1874.
Il Papa, proprio in virtù dell’amicizia che lo legava al santo, gli regalò un quadro raffigurante se stesso mentre dorme ai piedi del Padre Eterno, in compagnia di alcuni angeli, su una barca che attraversa il mare, simbolo della chiesa nel mondo, e la Basilica di San Pietro che traspare sullo sfondo.
Accanto si può vedere l’altare-armadio foderato di velluto verde, ornato con una candida tovaglia, su cui sono appoggiate le carte glorie e su cui troneggia una piccola icona risalente al IX secolo, raffigurante la Vergine che tiene in braccio il Figlio, regalata a Don Bosco da una sua devota.
Qui Don Bosco era solito celebrare la Santa Messa in forma privata, dal momento che la salute cagionevole non gli permetteva fatiche e spostamenti, nemmeno per scendere in Basilica. Ogni giorno il Santo sostava un quarto d’ora in ginocchio pregando davanti a un quadro di Cristo crocifisso, regalatogli da alcuni benefattori, e dipinto dal pittore Guido Reni, davanti al quale è tuttora possibile pregare. In questo luogo avvennero due miracoli.
Accanto alle stanze si può visitare il museo, in cui sono conservati diversi oggetti utilizzati dal Santo mentre si trovava a Roma. Qui si può venerare la preziosa reliquia del sangue raccolto con un batuffolo di cotone durante gli ultimi momenti di vita terrena.
Il 18 maggio lasciò Roma, per morire nel gennaio 1888 a Valdocco, all’età di 74 anni. Questi luoghi, le stanze dei santi, rispecchiano la semplicità e l’umiltà di questo e degli altri eroi cristiani e ci fanno comprendere come la chiamata alla santità, propria per ciascuno di noi, non sia così lontana e complicata come spesso può sembrare.
Questo testo di Melissa Maioni è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it