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Laus Tibi Christe!

Liturgia23 Luglio 2020
Testo dell'audio

Anche l’incensazione del Vangelo possiede un ricco simbolismo. In primo luogo essa va intesa come dimostrazione di sacra reverenza, come religioso omaggio “alle parole di vita eterna”, che il Signore ci rivolge. Le nubi profumate che avvolgono il libro, inoltre, fanno ricordare che attraverso la proclamazione del Vangelo viene diffusa l’impareggiabile fragranza della conoscenza di Gesù Cristo. “Siano rese grazie a Dio, il Quale ci fa partecipi del Suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della Sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano… un odore di vita per la vita (Cor. 2,14-16). L’incenso, inoltre, spinge i fedeli ad ascoltare le parole “della Buona Novella” – proclamate dal diacono ovvero dal sacerdote – rivolti al Cielo con ardente devozione e, uditele, a conservarle nel proprio cuore.

Come il chiaro riflesso della luce simboleggia la purezza della vita, così anche il dolce profumo dell’incenso manifesta quanto sia accetta a Dio una condotta virtuosa. L’insegnamento e la grazia di Cristo ci deve trasformare in un profumo soave per Dio e per gli uomini. Ciò avviene quando, con innocenza e integrità, con mitezza e misericordia, con umiltà e mansuetudine, con fermezza e pazienza, tramite la mortificazione e la severa penitenza, da una parte ci riconciliamo con Dio e piacciamo a Lui, dall’altra edifichiamo il prossimo e lo incitiamo al bene.

Condurre una tale vita di sacrificio e di purezza è per i figli della Chiesa un dovere ancora più severo quanto più l’odore pestifero dell’impurità, il tanfo della corruzione e putrefazione dei costumi, il fumo infernale di vizi abominevoli esce giorno e notte dal sepolcro imbiancato di un mondo depravato che si attira i fulmini dei castighi divini.

Sì, la virtù emana un profumo dolce e rinfrescante; e per dimostrarlo il Signore ha permesso, in maniera prodigiosa, che i santi, già in questa vita, o dopo la loro morte, spandessero profumi paradisiaci. Il corpo di san Pietro di Alcantara, dopo che la sua anima beata l’aveva lasciato, rimase inginocchiato, sostenuto dai confratelli, con le mani rivolte al Cielo; la cella si riempì di un soave profumo, una luce celeste circondava la sua venerabile salma, e soavi melodie angeliche risuonavano delle più splendide armonie. Il suo corpo già magro, emaciato da continue penitenze, abbrunato dall’aria e dalle calure, ad un tratto si colorì di un bianco abbagliante, leggermente arrossato, da cui usciva una luce vivida: in particolare i suoi occhi – che in vita aveva severamente custodito – scintillavano come due pietre preziose di rara bellezza. Possa il nostro cuore e comportamento diventare sempre più adornato di splendide e profumate virtù!

Quando la lettura del Vangelo è terminata, il chierichetto risponde a nome dei fedeli: Laus Tibi Christe!Lode a Te, o Cristo!” Il sacerdote bacia invece le prime parole del brano appena letto dicendo: Per evangelica dicta deleantur nostra delicta. “Per le parole del Vangelo siano cancellati i nostri peccati”. Perciò la lettura del santo Vangelo non si conclude solamente con la lode di ringraziamento, ma anche con il bacio e la preghiera. Gesù Cristo insegna la sapienza della salvezza e mostra le vie della vita; da una parte tramite la parola e l’esempio che il Vangelo ci rivela, dall’altra attraverso l’intima voce della Grazia che con tanta dolcezza e potenza parla al cuore.

Mossi gioiosamente dai sentimenti più intimi di riconoscenza per la beata verità e grazia del Vangelo, i fedeli erompono con le parole di lode e glorificazione: “Lode a Te, o Cristo!” Questa formula conclusiva corrisponde a quella iniziale: “Lode a Te, o Cristo!”, così come anche in parallelo si ripetono il bacio e il segno di croce sul Libro Che cosa significa il santo bacio del Vangelo? Dopo che il sacerdote ha sentito e gustato quanto dolce è il Signore, quanto impeccabile sia la Sua dottrina, quanto benefiche e salutari le Sue consolazioni e promesse, il cuore trabocca di beata delizia; egli bacia pertanto le parole di vita eterna per palesare la sua profonda venerazione, il suo intimo amore ed entusiasmo.

Questo bacio liturgico dunque, esprime bene quanto dicono i versi del Salmo: “I giudizi di Dio sono veri e tutti quanti giusti; sono più preziosi dell’oro e dell’oro sopraffino, più dolci del miele che cola dai favi. Il Tuo servo ne è pure istruito, e grande è la riconoscenza nell’osservarli. Sì, io amo i Tuoi comandamenti più dell’oro e della pietra preziosa: essi sono la mia delizia; sono un canto nel luogo del mio peregrinare. Apro la mia bocca e prendo fiato, perché ho nostalgia dei Tuoi comandamenti” (Sal. 18 e 118).

Tre sono le cose che il mondo soprattutto apprezza: la ricchezza, il cui fondamento e simbolo è l’oro; la bellezza, simboleggiata dalla pietra preziosa; e l’aria, rappresentata dal miele vergine. Ma non vi è nulla di ciò che la terra offre che si possa paragonare al tesoro, alla delizia e al ristoro che la parola di Dio assicura” (Neischl).

Il Vangelo conferisce quella divina sapienza della quale Salomone dice: “La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento. L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana. Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni” (Sap. 7,8-11).

Se il Vangelo viene accolto e conservato nel cuore con una così grande stima, amore e gioia, come lascia intendere il bacio del libro, allora potrà anche “rimettere i nostri peccati”. Ovviamente alle parole evangeliche non si possono attribuire il potere di cancellare i peccati, poiché ciò è proprio dei sacramenti del battesimo e della penitenza. Esse hanno però un carattere sacramentale e possiedono quindi una particolare virtù nel suscitare e favorire quel moto sopranaturale dell’anima, tramite cui vengono cancellati i peccati veniali. Inoltre ci guidano e ci rendono degni di ricevere i sacramenti. La parola di Dio, a cui è associata l’azione interiore della Grazia, esercita un effetto liberatore, salutare e santificante sulla persona predisposta, in quanto suscita fede, speranza, carità, timore e compunzione, conversione ed emendamento di vita.

Essa, tuttavia, non è solo un potente mezzo per purificare l’anima dalle aberrazioni del peccato e delle imperfezioni, ma ha anche altre benefiche virtù. “Non sono le mie parole come il fuoco – dice il Signore – e come un martello che frantuma le rocce?” (Ger. 23,29). Sì, le parole del Signore sono spirito e vita; sono potenti, a doppio taglio, penetranti. Mentre Cristo sulla strada di Emmaus rivelava ai due discepoli il senso delle Scritture, questi sentivano ardere il cuore dentro di sé (Luc. 24,32).

La parola di Dio ha una forza meravigliosa per illuminare gli occhi, conferire ai piccoli e agli umili la sapienza, letizia al cuore e rifocillare l’anima. Così voglia la viva e vivificante parola di Dio, che rimane in eterno, concedere “salute e protezione”, purificare, consacrare e santificare sempre più l’anima nostra! Perché il Vangelo, con la sua verità e grazia, è una forza salvifica di Dio per chi l’accoglie con fede (Rom. 1,16).

Le Tue Scritture siano la mia santa gioia: che io in esse non m’inganni e che non abbia mai ad ingannare chiunque in esse! Guarda dall’alto e abbi pietà di me, o Signore, mio Dio, luce dei ciechi e forza dei deboli, ma anche luce dei vedenti e forza dei forti. Tuo è il giorno e Tua è la notte. Ad un Tuo cenno fuggono via i momenti. Dacci tempo di penetrare nei misteri del Tuo regno e non chiudere quando bussiamo. O Signore, rivelami i Tuoi misteri! Guarda come la Tua voce è la mia gioia, la Tua voce supera ogni sentimento terreno. I senzadio mi hanno promesso meraviglie, ma non era come la Tua legge: questo è il motivo del mio anelito. Padre, guardami e ascoltami affinché mi sia aperto il significato intrinseco della Tua parola. T’imploro per nostro Signore Gesù Cristo, figlio Tuo, tramite Cui ci hai cercato, mentre noi non Ti cercavamo, e ci hai cercato affinché noi Ti cercassimo. Tramite Lui, Che siede alla Tua destra e intercede, in Cui sono celati tutti i tesori della sapienza e della scienza, Ti prego. È Lui Che cerco nei Tuoi libri” (S. Agostino).

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