L’atto sacrificale del Servizio eucaristico (Parte II)

La misteriosa oscurità, in cui il mistero dell’Eucaristia è avvolto dalla nostra debole visione, si estende in particolare alla domanda in che misura Cristo sia realmente ed effettivamente sacrificato nell’atto della doppia consacrazione. Secondo l’insegnamento della nostra santa fede, dobbiamo tenere fermamente che l’Eucaristia non è solamente una semplice oblazione o un dono consacrato, ma molto di più, veramente e propriamente un Sacrificio. Ora per questo è necessariamente richiesta un’azione sacrificale, cioè un sacrificio (sacrificatio), e non una semplice offerta (oblatio), – un’azione sacrificale, in cui siano prese in considerazione e distinte sia una qualità interiore che una qualità esteriore.
L’interiore consiste nella disposizione del cuore al sacrificio, nell’intenzione nascosta della volontà di sacrificio, da parte del sacerdote che celebra; l’esteriore, per la quale il vero sacrificio differisce essenzialmente dalla semplice oblazione, consiste in questo, che l’offerta a Dio dell’oggetto sacrificale, anche nella sua forma visibile, è compiuta da un cambiamento o trasformazione, corrispondente anche al significato del sacrificio. –Risposte contrastanti sono state date alla domanda, se e fino a che punto ci sia un cambiamento o una trasformazione della materia del Sacrificio Eucaristico mediante la doppia consacrazione, come è essenzialmente il caso in ogni sacrificio. Per gettare un po’ di luce su questa tanto controversa questione – sotto quale aspetto la consacrazione eucaristica sia un vero e proprio atto sacrificale – faremo qui alcune osservazioni.
L’Eucaristia è un sacrificio del tutto particolare e singolare (sacrificium singulare), e di ordine superiore e misterioso. L’essenza del Sacrificio Eucaristico è di istituzione divina e, quindi, non deve essere pensato o giudicato in maniera indiscriminata con gli stessi standard di altri sacrifici noti. Innanzitutto e soprattutto la peculiarità del Sacrificio Eucaristico consiste in questo, che l’oggetto sacrificato è offerto sotto specie estranee o sacramentali, mentre in altri sacrifici gli oggetti sensibili sono sempre offerti nelle proprie forme naturali. Un’altra particolarità è che nell’Eucaristia il vivente, glorioso Dio-uomo è la materia o oggetto del sacrificio incruento, anche se gli esseri viventi possono essere sacrificati sempre e ovunque solo con l’effettivo spargimento del loro sangue e con la loro immolazione. Secondo la corretta concezione della transustanziazione eucaristica, non si può parlare di distruzione del pane e del vino, né di produzione del corpo e del sangue di Cristo, cosicché evidentemente la spiegazione dell’essenza del nostro sacrificio non può essere basata su nessuna di queste supposizioni. Allo stesso modo, ogni tentativo di dimostrare un vero cambiamento nel sacrificio del corpo eucaristico è destinato a fallire.
Quantitativamente lo stesso Cristo glorioso, regnante in cielo, è infatti presente sull’altare, senza subire alcun cambiamento in Se Stesso; è diversa solo la relazione esteriore della Sua umanità con lo spazio e l’ambiente circostante. Sull’altare, poi, abbiamo un vero e proprio sacrificio senza alcun reale cambiamento nella vittima eucaristica. Un così peculiare sacrificio è reso possibile solo dal Cristo che viene offerto come una vittima vivente, non nella Sua sembianza naturale, ma sotto l’involucro simbolico della specie sacramentale. Il Sacrificio Eucaristico avviene semplicemente e solamente per il fatto che Gesù Cristo diventa presente, in virtù delle parole della consacrazione, sotto le specie separate in uno stato di immolazione o di morte, cioè di sacrificio, per quanto riguarda le apparenze esteriori.
Sacramentalmente, cioè secondo i segni esteriori, il sangue di Gesù Cristo è separato dal Suo corpo, e quindi versato, dal momento che con le parole di consacrazione è designata ed effettuata, da un lato, la presenza del corpo di Cristo sotto la specie solida del pane, e, dall’altro lato, la presenza del Suo sangue sotto la specie fluida del vino. Questa separazione sacramentale del sangue di Cristo dal Suo corpo, o questa immolazione mistica di Cristo, è pienamente sufficiente per l’effettiva e simbolica espressione dell’intenzione interiore del Salvatore di sacrificare Se stesso, cioè, per la consumazione di un vero sacrificio. Il sacrificio è, infatti, un segno simbolico esteriore del sacrificio interiore; stando a questo, il mistico spargimento di sangue sull’altare svolge la stessa funzione che fece il vero spargimento di sangue sulla croce. L’immolazione incruenta della vittima eucaristica attraverso lo spargimento sacramentale di sangue dimostra la realtà del sacrificio di Cristo sotto specie sacramentali estranee. L’Eucaristia è un sacrificio mistico, cioè sacramentale e, allo stesso tempo, reale o effettivo. – Mystica nobis, Domine, prosit oblatio (Missale Romanum).