< Torna alla categoria

L’apostasia silenziosa rende l’Occidente sordo alla sofferenza dei cattolici nel mondo

Zoom: una notizia alla settimana20 Luglio 2023
Testo dell'audio

Mentre in Occidente avanza l’apostasia silenziosa, divenuta ormai persecutoria con quanti si “ostinino” a seguire la Dottrina cattolica, complice il silenzio delle gerarchie a tutti i livelli, sempre nell’indifferenza generale prosegue in molte regioni del mondo il martirio dei cristiani, chiamati a testimoniare col sangue la propria fede.

Mentre il primo ministro indiano, Narendra Modi, veniva ricevuto dal presidente francese Macron, che gli ha anche conferito la Gran Croce della Legion d’Onore, nel suo Paese i cristiani continuano ad essere vittime dei fondamentalisti indù, con la complicità peraltro delle forze dell’ordine. Solo nella prima metà dell’anno in 23 Stati sui 28 aderenti alla federazione si sono verificati ben 400 episodi di violenza contro i 274 registrati l’anno scorso nello stesso periodo. Su di essi non sono nemmeno state avviate regolari indagini.

Il triste record spetta allo Stato dell’Uttar Pradesh con 155 casi, seguito dal Chhattisgarh con 84. Secondo quanto dichiarato dall’UCF-Forum Cristiano Unito, il picco sarebbe stato toccato nel giugno scorso con 88 episodi, quasi tre al giorno. Ciò nonostante, son proprio i cristiani a subire il maggior numero di denunce per conversione illegale, ai sensi della legge-capestro sulla libertà di religione: le accuse sono tutte rigorosamente false. In merito è stata presentata una petizione alla Corte Suprema indiana, tesa alla creazione di una squadra investigativa speciale, per registrare e perseguire questo tipo specifico di reati, ma il governo si è incredibilmente opposto.

L’odio verso i cristiani però inizia già sui banchi di scuola: Priyank Kanoongo, presidente dell’NCPC-Commissione nazionale indiana per la Protezione dell’Infanzia, da alcuni mesi ha avviato una propria battaglia personale contro le istituzioni educative cattoliche del Madhya Pradesh. L’ultimo in ordine di tempo, nel giugno scorso, è stato l’Asha Kiran Children’s Care Institute, un ostello gestito dalle Suore siro-malabaresi della Congregazione della Madre del Carmelo, nella città di Katni, diocesi di Jabalpur. Il copione è sempre lo stesso: Kanoongo ordina un’ispezione a sorpresa, dalla quale emergerebbero “prove” di frode e conversioni forzate di bambini, “prove” regolarmente destinate a cadere in tribunale. Persino il vescovo di Jabalpur, mons. Gerald Almeida, è stato minacciato di arresto. Da notarsi che Kanoongo è membro del BJP, lo stesso partito nazionalista indù, di cui fa parte il primo ministro Narendra Modi, ricevuto con tutti gli onori da Macron.

Anche in Pakistan, a Bahawalpur, lo scorso 30 maggio un 24enne cristiano, Nouman Asghar, è stato condannato in primo grado a morte per blasfemia: secondo l’accusa, sarebbero stati trovati sul suo cellulare alcuni disegni offensivi nei confronti di Maometto, inviatigli in realtà tramite WhatsApp da un musulmano, Bilal Ahmad, neppure processato per questo. Secondo la difesa, ricorsa in appello, il magistrato avrebbe ignorato tutte le procedure e respinto tutte le prove a favore del suo assistito.

Prosegue la persecuzione della Chiesa cattolica anche nel Nicaragua comunista con continue azioni di controllo da parte della polizia su parrocchie, comunità religiose e case di singoli sacerdoti, che, dal canto loro, denunciano vessazioni, pestaggi e confische di proprietà. Alcune omelie vengono registrate dalle forze dell’ordine, per criminalizzare il clero. Annullate le processioni, proibite le visite ai malati e la consegna di cibo ai poveri. Secondo l’avv. Martha Patricia Molina, ricercatrice in esilio, quest’anno sono già stati espulsi quattro sacerdoti dal Paese, sei sono fuggiti e a due è stato negato il rientro.

Non solo. Lo scorso 9 luglio agenti della Polizia nazionale hanno arrestato don Fernando Israel Zamora Silva, cancelliere della Diocesi di Siuna, nei Caraibi del Nicaragua. Aveva da poco partecipato ad una Santa Messa celebrata dal card. Leopoldo Brenes nella parrocchia di San Luis Gonzaga, a Managua. Le autorità non hanno ancora confermato ufficialmente la notizia, trapelata comunque da fonti ecclesiali. La Fondazione per la Libertà del Nicaragua, presieduta dal leader dell’opposizione Felix Maradiaga, da poco scarcerato e privato della nazionalità, ha chiesto il rilascio del sacerdote.

Don Zamora Silva è l’ottavo prete finito in manette dopo l’instaurazione del regime comunista di Daniel Ortega: dell’elenco fa parte, come noto, anche il vescovo nicaraguense mons. Rolando Álvarez, condannato ad oltre 26 anni di galera per «tradimento».

Anche in Nigeria il sequestro dei sacerdoti è purtroppo divenuto pratica diffusa: lo scorso 10 luglio è stato rapito nei pressi della sua parrocchia, a Mgbalaeze Isu, e poi rilasciato Padre Joseph Azubuike, fermato assieme ad altri tre uomini in viaggio con lui, pure liberati, come confermato da Padre Donatus Chukwu, vicario generale della diocesi di Abakaliki, nello Stato di Ebonyi. I sequestratori avevano chiesto un riscatto di 50 milioni di naira pari a circa 66 mila dollari, tuttavia l’intervento delle forze dell’ordine ha evitato di pagare la somma. Ora è caccia ai malviventi in fuga. Padre Azubuike e gli altri tre individui con lui sono incolumi ed in buona salute.

Secondo le autorità ecclesiastiche, tuttavia, quest’ennesimo sequestro non sarebbe un episodio isolato: il rapimento di sacerdoti, soprattutto nel sud-est della Nigeria, è divenuto un fenomeno comune in grado di garantire introiti multimilionari con i riscatti. Secondo un rapporto intitolato «The Economics of the Kidnapping Industry in Nigeria», elaborato dalla società di ricerca SBM Intelligence, tra il luglio del 2021 ed il giugno del 2022 sarebbero state rapite almeno 3.420 persone in tutto il Paese, mentre altre 564 sarebbero state uccise in atti di violenza associati ai sequestri. In quello stesso periodo sarebbero stati richiesti riscatti per 6,531 miliardi di naira pari a circa 9,9 milioni di dollari e, di questi, sono stati pagati in tutto 653,7 milioni di naira pari a 1,2 milioni di dollari.

Tra gli obiettivi preferiti dai rapitori v’è proprio il clero cattolico, benché i vescovi nigeriani abbiano già chiarito di non voler pagare alcun riscatto. Dal canto suo il governo sembra essere del tutto incapace ed impotente di far fronte a tale piaga. Né sul piano internazionale si odono voci, neppure all’interno della gerarchia della Chiesa, pronte a condannare le violenze patite dai fedeli e dal clero cattolici in ogni angolo del mondo, lasciati soli a sé stessi nel silenzio e nell’indifferenza generale. Qui in Occidente, del resto, vengono profuse enormi energie nel picconare le fondamenta della Dottrina cattolica dall’interno e dall’esterno, non v’è tempo, né alcuna voglia evidentemente di occuparsi dei fratelli che soffrono per Cristo…

Da Facebook