L’Adorazione (Parte III)

+ In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Noi che assistiamo alla santa Messa siamo chiamati ad unirci al Sacrificio del Figlio divino al Suo Padre divino, col dono completo di noi stessi. All’Offertorio offriamo a Dio tutte le nostre azioni, le nostre gioie, le nostre sofferenze, la nostra persona e persino la nostra vita intera. Alla Consacrazione ci immoliamo completamente a Lui nello spirito, come i santi Martiri si sono immolati completamente a Lui nel corpo.
Alla santa Comunione, come riscambio per il Suo dono intero di se a noi, ci diamo interamente a Lui, e nel ringraziamento che raccomando a tutti, almeno per qualche minuto dopo la santa Messa, prolunghiamo questo dono di noi stessi a Lui per la gloria del Suo santissimo Nome. Così partecipiamo al santo Sacrificio della Messa, sacrificandoci con l’Ostia Divina all’Offertorio, alla Consacrazione e dandoci a Lui nella santa Comunione.
Questo sacrificio che facciamo di noi alla santa Messa in modo diretto ed esplicito, lo dobbiamo fare anche in ogni momento della nostra vita, cioè, in modo indiretto ed implicito: tutte le nostre azioni, tutte le nostre gioie e pene vengono offerte, quando sono compiute o sentite, a Dio, così la nostra persona e la nostra vita viene trasformata in un olocausto alla Maestà Divina, viene santificata e divinizzata.
Le pene e le difficoltà non ci conducono più all’impazienza, al risentimento, alle lamentele in pensiero o parola, ad un atteggiamento nichilista che la vita non abbia senso, che Dio non esista, che non si occupi di me, ad un atteggiamento, in una parola, di sfiducia in Dio, ma nella luce della fede divengono occasioni per un atto di offerta, un atto di amore verso Dio, per guadagnare meriti per l’eternità. Questo Sacrificio, questo atto principale dell’adorazione che compiamo con tutta la nostra vita e in particolar modo alla santa Messa, è un sacrificio totale, di noi stessi.
Il Signore disse: se uno non avrà rinunciato a tutto, non potrà essere il Mio discepolo.
Voglio concludere in questo riguardo con un passo di Tommaso a Kempis nel suo libro L’Imitazione di Cristo. “Parola del diletto. Con le braccia stese sulla Croce, tutto nudo il corpo, Io offersi liberamente Me Stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in Me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a Me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso Io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a Me interamente?
Qualunque cosa tu Mi dia, fuor che te stesso, l’ho per un nulla, perché Io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all’infuori di Me, così neppure a Me potrebbe piacere qualunque cosa tu Mi dessi, senza l’offerta di te. Offriti a Me; dà te stesso totalmente a Dio: così l’oblazione sarà gradita. Ecco, Io Mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il Mio Corpo e il Mio Sangue in cibo, perché Io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con Me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la Mia volontà, l’offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta”
(Imitazione di Cristo Libro IV cap.VIII)
+ In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.