La vera riforma costituzionale

Un primo commento a caldo sulle elezioni del 21 settembre, che hanno visto due voti: il primo sul referendum voluto dai Cinque Stelle, per tagliare il numero dei parlamentari in Italia; il secondo sui nuovi presidenti delle regioni. Sono state elezioni che hanno voluto dare il segno di un cambiamento, ma che poco cambieranno, perché il vero cambiamento non lo fa il numero dei parlamentari o il ricambio dei presidenti delle regioni: lo fa il ricambio della classe politica che ci governa.
La verità è che la politica italiana è ormai ridotta a un terreno paludoso, che inghiotte chiunque voglia avventurarcisi. Le ragioni di questa situazione sono profonde e non possono essere risolte da un voto politico. Ciò che mancano sono gli uomini, e prima ancora, le buone idee a cui gli uomini dovrebbero richiamarsi. Una classe politica cattolica dovrebbe porsi come fine una sola riforma costituzionale: quella dell’articolo 1 che oggi recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Quest’articolo dovrebbe essere cambiato, in “L’Italia è uno Stato fondato sul rispetto della religione cattolica e dell’ordine naturale e cristiano”, con tutte le conseguenze che deriverebbero da questo cambiamento. Una riforma costituzionale che dovrebbe essere il coronamento di una riforma culturale e morale. Può sembrare irrealizzabile, ma un uomo è grande quando si pone grandi fini, grandi ideali, come quello della restaurazione culturale e morale della nostra società. Ciò non avviene perché manca una classe politica autenticamente cattolica, manca una dirigenza episcopale autenticamente cattolica, manca, con tutto il rispetto per la persona e per l’istituzione, un Papa profondamente cattolico. Come può essere definito tale un Papa che si accorda con il regime comunista cinese, sulla pelle dei cattolici che continuano ad essere perseguitati in Cina?
E’ in arrivo a Roma, il 29 settembre, il segretario di Stato americano Pompeo, che incontrerà papa Francesco, al fine di convincerlo ad annullare lo sciagurato accordo tra il Vaticano e la Cina comunista. “Il Vaticano – ha detto Pompeo – metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo”. Se Pompeo si è deciso a questo viaggio vuol dire che ha buone ragioni da fare pesare nei colloqui con la Santa Sede. Tra queste ragioni, chissà, ci potrebbero essere anche le prove che il coronavirus, sia un agente patogeno artificiale, creato artificialmente a Wuhan e uscito dal laboratorio, forse deliberatamente, forse incidentalmente, ma in ogni caso con pesanti responsabilità di quel governo immorale con cui papa Francesco ha un rapporto idilliaco.
Ma concludo con una buona notizia. La notizia politica più importante di questi giorni è la possibilità che ha il presidente americano Donald Trump di nominare un nuovo giudice alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg. Se fosse eletto un candidato conservatore, la bilancia della Corte Suprema americana – che oggi è ferma su 4 giudici liberal e 5 giudici conservatori – si sposterebbe 6-3. Donald Trump, che ha già nominato due giudici, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, ne nominerà certamente un terzo, o una terza, perché ha già annunciato di voler nominare una donna. Bisognerà vedere chi sceglierà. Non basta che sia conservatrice: solo se sarà fortemente pro-life potremmo sperare di veder ribaltata la situazione negli Stati Uniti, per esempio sul grave tema dell’aborto. E poiché negli Stati Uniti la Corte Suprema svolge un ruolo più importante di quello di un presidente, anche per l’inamovibilità dei suoi giudici, eletti a vita, potremmo assistere a grandi colpi di scena nei tempi futuri. Ma la situazione confusa in cui ci troviamo, ci impone di vivere giorno per giorno e guardare avanti con una fiducia sempre crescente nell’aiuto della Dina Provvidenza, l’unica vera regista della storia.