< Torna alla categoria

La vera battaglia oggi in corso

Analisi e commenti08 Giugno 2020
Testo dell'audio

Il coronavirus, secondo il “Corriere della Sera” dell’8 giugno, avrebbe fatto, fino a questa data, 400.000 vittime nel mondo e un totale di 7 milioni di contagiati. Una cifra impressionante se si tiene conto che ci si è arrivati in tre mesi, e non in uno o più anni. C’è però un altro dato di fatto da tenere sempre presente. Secondo il sito Worldometers, le vittime dell’aborto nel mondo, sono 125.000 al giorno, cioè più o meno undici milioni e quattrocentomila ogni tre mesi. Quasi trenta volte di più delle vittime del coronavirus.

L’aborto però non è una malattia infettiva, ma l’interruzione violenta di una gravidanza ottenuta con un atto omicida. Contro il coronavirus si sono impegnati a fondo tutti i governi e sono scesi in campo battaglioni di scienziati e di medici, sostenuti da una massiccia campagna mediatica. Ma gran parte degli stessi politici, medici e giornalisti sono schierati a favore dell’aborto e coinvolti, direttamente o indirettamente, con la parola o con l’azione, nella distruzione di massa di esseri umani innocenti. E se del coronavirus, è ancora ignota l’origine e la natura, dell’aborto sono chiari i mandanti e gli esecutori. Nessuno esalta il coronavirus come un bene per l’umanità, mentre l’aborto è ancora considerato da tanti come un “diritto civile”.

I governi hanno reagito al coronavirus attraverso misure di distanziamento sociale, che hanno comportato un’oggettiva restrizione della libertà fisica dei cittadini. Contro questi “arresti domiciliari” si è sviluppata una protesta ampia e trasversale, che ha unito, in tutti paesi, uomini di destra e di sinistra, cattolici e laici, che hanno percepito il confinamento come la prova generale di un regime totalitario in fieri, o già in atto. Però una protesta altrettanto massiccia non si è ancora sviluppata contro l’aborto e soprattutto manca nei confronti di misure politiche e legislative, come quelle previste in Italia per sanzionare il cosiddetto delitto di omofobia. I veri regimi totalitari non si limitano infatti a sopprimere la libertà fisica dei cittadini. Essi vogliono distruggere la libertà morale, ben più importante di quella fisica. Ciò che rende totalitario un regime non è la negazione della libertà, ma la negazione dell’ordine di valori su cui quella libertà si fonda. E poiché non c’è ordine di valori autentico al di fuori di quello naturale e cristiano, l’unica vera libertà, e la prima negata dai regimi totalitari, è quella di vivere in conformità a quest’ordine e di difenderlo pubblicamente.

Nelle prossime settimane si discuterà in Italia un progetto di legge contro l’omofobia che prevede il carcere per chiunque diffonda l’insegnamento della morale naturale e cristiana in tema di sessualità, condannando, ad esempio l’omosessualità, o sodomia. I progetti di legge presentati in Parlamento dalle forze politiche di sinistra e di ultrasinistra, ma avallati anche da qualche esponente del centro-destra, si propongono di reprimere ogni voce che affermi la verità assoluta della legge naturale.

La cultura secolarista, che nega il diritto alla parola, è la stessa cultura di morte che esalta l’aborto. E, date le premesse, si può immaginare che, dopo l’eliminazione fisica dell’essere umano innocente nel grembo materno, qualcuno arrivi a chiedere punizioni esemplari per l’”omofobo”, o “fondamentalista”, che si ostini a difendere la legge naturale e divina, rifiutando ogni forma di rieducazione.

Contro questo processo rivoluzionario che sta arrivando alle sue ultime conseguenze, noi non rivendichiamo il diritto alla libertà di espressione; rivendichiamo il diritto irrinunciabile che ha la verità a manifestarsi, perché solo la verità ha dei diritti, il male non ne ha e va sempre combattuto e represso.

Questa è la vera battaglia di oggi. Tutto il resto è un diversivo.

Da Facebook