< Torna alla categoria

La testimonianza di orrori sugli Uiguri dalla Cina comunista

Pensieri e Voce30 Giugno 2021
Testo dell'audio

Troppo poco, e troppo di rado, il focus dell’opinione pubblica mondiale si concentra sulle politiche interne di repressione della Cina comunista. Ma di tanto in tanto qualche testimonianza squarcia un velo di silenzio su dei veri e proprio orrori.

È questo il caso della testimonianza di un’infermiera – e medico tradizionale di medicina uigura – al Tribunale Uiguro di Londra. Shemsinur Abdighafur ha lavorato come infermiera di sala operatoria in diversi ospedali dello Xinjiang. Afferma di aver assistito ad aborti e sterilizzazioni forzate e all’uccisione di neonati tramite iniezione letale nel corso della sua carriera.

Fuggita in Turchia nel 2010, Shemsinur si sente ora obbligata a farsi avanti con la sua testimonianza. Ciò che ha visto e di cui è stata costretta a far parte l’ha turbata per tutti questi anni, e nonostante le minacce alla sua famiglia in patria e le aggressioni alla sua figura da parte del governo cinese, sente di non avere alternative se non quella di parlare.

Il primo piccolo ospedale in cui ha prestato servizio eseguiva da tre a cinque aborti e procedure di sterilizzazione al giorno, in ossequio alla politica del figlio unico. In seguito in un ospedale distrettuale più grande, ha fatto un ulteriore training in un’unità ginecologica, assistendo a venti aborti forzati e sterilizzazioni al giorno. E poi lavorando in una serie di ospedali della provincia per fare esperienza, rimase inorridita da ciò di cui fu testimone. Non solo le veniva richiesto di partecipare ad aborti e sterilizzazioni, ma spesso nascevano bambini che venivano poi uccisi con un’iniezione.

“Nel periodo in cui lavoravo negli ospedali, a volte potevamo sentire che alcuni bambini nascevano, e cominciavano a piangere e da questo sapevamo che erano vivi. Ma sapevamo che a tutti i bambini sarebbe stata fatta l’iniezione, quindi sapevamo che sarebbero morti prima di arrivare a casa”, ha detto.

 Quando possibile, Shemsinur nascondeva le donne incinte in casa sua, o trovava altri disposti a rischiare la propria sicurezza per aiutarle, o organizzava le cose nel suo ospedale per proteggere i bambini non ancora nati.

Molti medici uiguri e alcuni ospedali privati hanno cercato di “sovvertire” la politica del governo intervenendo per salvare i bambini. Allora medici locali cinesi sono stati chiamati a sostituirli completamente. Somministrando una dose minore di Rivanol, il farmaco per l’aborto a medio termine, c’era una possibilità che il bambino potesse nascere vivo. “Abbiamo salvato molti bambini, così le autorità ci hanno impedito di farlo e ogni singolo caso dopo è stato fatto dalle autorità. Hanno smesso di fidarsi di noi”, ha detto.

Shemsinur lavorava ormai in un reparto post-natale e riusciva a malapena a tenere il conto dei numeri, ma sapeva che erano implacabili. Ha scoperto che venivano eseguiti almeno da tre a cinque aborti o sterilizzazioni forzate al giorno. Nel 2008, attraverso un’amara esperienza personale, Shemsinur è rimasta scioccata nello scoprire che c’era un sistema di quote applicato per le isterectomie. I medici le hanno detto di aver scoperto un tumore precanceroso nel suo utero. Le fu tolto l’utero. I rapporti patologici post-operatori non hanno trovato alcun cancro e lei ha capito che la sua isterectomia non era stata necessaria. Dopo le suppliche del medico, ha deciso di non fare causa quando il medico ha citato la sua tesi di master che richiedeva un campione di 2000 isterectomie. “Ogni medico deve rimuovere circa duemila uteri all’anno”, aveva detto. “Questo è il nostro lavoro, dobbiamo farlo”.

La sua conclusione scioccante, che non è ancora stata verificata o studiata, ma basata sull’esperienza personale di lavoro in diversi ospedali dello Xinjiang, è che il settanta per cento delle donne uigure nell’area di Hotan si sono fatte rimuovere l’utero. “Se le autorità trovavano qualcosa nell’utero, usavano qualsiasi scusa per rimuoverlo”, ha detto.

Indicando il suo periodo nell’unità di assistenza alle madri e ai bambini a Hotan, ha detto che tre donne su quattro le avevano detto di non avere l’utero.

Da Facebook