La spiritualita’ del Nuovo Testamento – Parte VII
Spiritualità16 Luglio 2022

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Amen.
La Spiritualita’ di san Paolo: la sua Ascesi
Avendo guardato il primo elemento dell’ascesi di san Paolo, ossia la
spoglianzione dell’uomo vecchio, procediamo considerandone il secondo
elemento: l’incorporazione a Cristo.
Il cristiano s’incorpora a Gesù Cristo e si riveste dell’uomo nuovo; onde l’uomo
nuovo è il cristiano rigenerato col battesimo, unito allo Spirito Santo ed
incorporato a Cristo, che si studia sotto l’azione della grazia di trasformarsi in
Gesù Cristo. A ben capir questa dottrina, conviene spiegare qual è la parte dello
Spirito Santo nell’anima rigenerata, e poi qual è la parte di Cristo.
1.
Lo Spirito Santo
, vale a dire tutta la SS. Trinità, abita nell’anima del giusto
trasformandola in tempio santo: “Di fatti il tempio di Dio e’ santo: ciò che siete
voi.’(I Corinzi 3.17). Ora lo Spirito Santo opera in quest’anima, la muove con la
grazia attuale, le dà una filiale confidenza nel Padre e la fa pregare con
singolare efficacia: “E’ Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare
secondo i suoi benevoli disegni… per mezzo del quale gridiamo: Abba, Pater…
Lo Spirito che aiuta la nostra infermità… intercede con insistenza per noi con
gemiti inesprimibili.’ (Filippesi 2.13, Ro 8.15-26).
2
. Gesù
è Capo d’un corpo mistico di cui noi siamo le membra e ci dà il
movimento, la direzione, la vita. Col battesimo veniamo incorporati a Lui; e
colla comunione ci uniamo alla Passione Sua che commemoriamo, al Suo
sacrifizio, alla Sua vita risuscitata a cui ci fa partecipare, aspettando di salire
con Lui al cielo, dove già stiamo con la speranza: “Poiché nella speranza siamo
stati salvati” (Ro 8.24).
La santa Comunione che poi si prolunga con una specie di comunione spirituale
onde, nel corso dell’intiera giornata, facciamo nostri i pensieri, gli affetti e i
voleri di Gesù: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù…
“non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal. 2.20). Cosicchè nulla ci
può separare da Colui che è il nostro tutto: “Chi ci separerà dalla carità di
Cristo? (Ro 8.35)
Ci corre quindi il dovere di tenerci strettamente uniti a Gesù, nostro capo,
principio della nostra vita, perfetto modello che dobbiamo continuamente
imitare fino a che non siamo trasformati in Lui.
1) Bisogna prima di tutto imitarne le disposizioni interne, l’umiltà e
l’obbedienza: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il
quale, pur essendo di natura divina… spogliò se stesso… facendosi ubbediente
fino alla morte” (Fil 2. 5-11); la carità che lo mosse a sacrificarsi per noi: “Ci ha
amati e si è sacrificato per noi” (Ef. 5.2).
2) Bisogna poi imitarne il contegno esterno, praticando la modestia, la
mortificazione corporale, la mortificazione dei vizi e delle passioni, coll’intento
di sottometterci più intieramente a Gesù e al suo Spirito: “Che la modestia
vostra sia nota a tutti gli uomini…” (Fil 4.5)
In questa imitazione di Cristo ci sono parecchi gradi: si è dapprima bambini,
pensando, parlando, operando da bambini; poi si cresce e si diviene uomini
perfetti “allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla maturità di
Cristo” (Ef 4.13); e finalmente uno si trasforma intieramente in Cristo: “Per me
vivere è Cristo”; “Cristo vive in me” (Fil 1.21; Gal 2.20). Si può allora dire ai
fedeli: “Siate imitatori di me come sono io imitatore di Cristo” (I Cor. 4.16).
La spiritualità di S. Paolo non differisce dunque sostanzialmente da quella dei
Sinottici: spogliarsi dell’uomo vecchio è praticar l’abnegazione; rivestirsi
dell’uomo nuovo è unirsi a Gesù Cristo e per lui a Dio: è amar Dio ed il
prossimo.
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Amen.