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La Spiritualita’ del Nuovo Testamento – Parte IV

Spiritualità25 Giugno 2022
Testo dell'audio

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

In questa trattamento avendo fin’ora presentato la spiritualita’ dei sinnotici, ci
rivolgiamo adesso a quella di san Paolo.
2. LA SPIRITUALITÀ DI S. PAOLO
S. Paolo giunge alle medesime conclusioni dei sinnotici, ma per altra via. L&#39;idea
centrale non è più quella del regno dei cieli, ma il disegno santificatore di Dio,
che vuol salvare e santificare tutti gli uomini, Giudei e Gentili, per mezzo del
Figliuol Suo Gesù Cristo, costituito capo dell&#39;umana stirpe, al quale tutti devono
essere incorporati: &quot;Benedetto Dio e Padre del Signor Nostro Gesù Cristo, che
ci benedisse con ogni benedizione spirituale, celeste, in Cristo… In cui abbiamo
la redenzione pel sangue suo… E lo diede capo sopra tutta la Chiesa, che è il
corpo di lui e il complemento di lui che compie tutto in tutti: &quot;Benedictus Deus
et Pater Domini nostri Jesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione
spirituali in caelestibus in Christo!… in quo habemus redemptionem per
sanguinem ejus… et ipsum dedit caput supra omnem ecclesiam, quae est corpus
ipsius et plenitudo ejus&quot;.
Dio dunque vuole da tutta l&#39;eternità santificarci e adottarci per figli. Ma c&#39;è un
ostacolo, il peccato: peccato di origine, commesso da Adamo, primo capo
dell&#39;umanità, e trasmesso ai discendenti colla concupiscenza, legge della carne
che ci rende schiavi della legge del peccato. Ma Dio ha pietà dell&#39;uomo e gli
manda un Redentore, un Salvatore, il proprio Figlio, Gesù Cristo, che sarà il
nuovo capo dell&#39;umanità, e ci riscatterà coll&#39;ubbidienza spinta fino alla morte e
morte di croce. Onde Gesù diverrà il centro della nostra vita: &quot;Per me infatti il
vivere è Cristo (Fil 1, 21).
I Suoi meriti e le Sue sodisfazioni ci sono applicati specialmente col battesimo e
con l&#39;Eucaristia. Il battesimo ci rigenera, c&#39;incorpora a Gesù Cristo, e ci rende
uomini nuovi, che, sotto la direzione e l&#39;azione dello Spirito Santo, devono
incessantemente combattere contro la carne o l&#39;uomo vecchio. L&#39;Eucaristia ci fa
partecipare più copiosamente alla morte e alla vita di nostro Signore Gesù
Cristo, agli interiori Suoi sentimenti e alle Sue virtù. Ma a fruttuosamente
ricevere questi sacramenti, a coltivar la vita divina da essi comunicataci,
bisogna vivere della vita di fede, &quot;il giusto vivra mediante la fede&quot; (Ro 1,1 7);

riporre ogni confidenza in Dio e in Gesù; e specialmente praticar la carità,
ottima fra le virtù, che ci accompagnerà anche in cielo, ma che richiede sulla
terra la crocifissione della guasta natura.
Tutta quest&#39;ascesi si compendia in una formola che ricorre spesso sotto la penna
dell&#39;Apostolo: incorporarsi ognor più a Cristo Gesù, e quindi spogliarsi
dell&#39;uomo vecchio colle cattive sue inclinazioni e rivestirsi dell&#39;uomo nuovo
&quot;che si rinnova per una piena coscienza ad immagine del suo Creatore.’ (Col 3,
10).
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

A) Bisogna prima di tutto spogliarsi dell&#39;uomo vecchio. a) L&#39;uomo vecchio,
detto pure la carne, è la nostra natura, non in se stessa ma in quanto viziata dalla
triplice concupiscenza. Onde opere della carne sono tutti i peccati, non solo i
peccati di sensualità e di lussuria, ma anche la superbia nelle varie sue forme
A1-38. b) È stretto obbligo per noi mortificare o crocifiggere la carne, fondato
su due principali ragioni: 1) il pericolo di acconsentire al peccato e andar
dannati; perchè la carne o la concupiscenza, che non viene distrutta dal
battesimo, ci porta violentemente al male e ci rende schiavi della legge del
peccato, se inesorabilmente non la combattiamo sorretti dalla grazia di Gesù
Cristo: &quot;Quis me liberabit de corpore mortis hujus? Gratia Dei per Jesum
Christum&quot; A1-39; 2) le promesse battesimali: morti e sepolti con Gesù Cristo
nel battesimo per vivere con lui vita novella, ci obbligammo a schivare il
peccato e quindi a vigorosamente combattere contro la carne e contro il
demonio A1-40; onde la vita sarà una lotta, la cui posta è la corona di gloria
tenutaci in serbo dal Dio d&#39;ogni giustizia e d&#39;ogni amore A1-41. c) A reggerci in
questa lotta e renderci la vittoria relativamente facile, non ostante la nostra
debolezza e la nostra incapacità, soccorre la grazia di Dio meritataci da Cristo;
cooperandovi, siamo sicuri della vittoria: &quot;Fidelis autem Deus est, qui non
patietur vos tentari supra id quod potestis; sed faciet etiam cum tentatione
proventum A1-42… Omnia possum in eo qui me confortat&quot;. d) In questa
mortificazione vi sono due gradi: 1) prima di tutto ciò che è essenziale a
schivare il peccato mortale e la dannazione: &quot;Castigo corpus meum et in
servitutem redigo, ne forte cum aliis praedicaverim, ipse reprobus efficiar&quot; A1-
43; 2) poi ciò che è utile alla perfezione come la verginità, l&#39;umiltà perfetta,

l&#39;assoluto disinteresse A1-44. — Sotto un altro aspetto S. Paolo distingue tre
gradi di mortificazione: la crocifissione della carne ancor ricalcitrante, poi una
specie di morte spirituale, finalmente il seppellimento A1-45. B) Spogliandosi
dell&#39;uomo vecchio, il cristiano s&#39;incorpora a Gesù Cristo e si riveste dell&#39;uomo
nuovo; onde l&#39;uomo nuovo è il cristiano rigenerato col battesimo, unito allo
Spirito Santo e incorporato a Cristo, che si studia sotto l&#39;azione della grazia di
trasformarsi in Gesù Cristo. A ben capir questa dottrina, 794 conviene spiegare
qual è la parte dello Spirito Santo nell&#39;anima rigenerata, la parte di Cristo e la
parte dell&#39;anima. a) Lo Spirito Santo, vale a dire tutta la SS. Trinità, abita
nell&#39;anima del giusto trasformandola in tempio santo: &quot;templum enim Dei
sanctum est: quod estis vos&quot; A1-46. b) Opera in quest&#39;anima, la muove con la
grazia attuale, le dà una filiale confidenza nel Padre e la fa pregare con singolare
efficacia: &quot;Operatur in nobis velle et perficere… In quo clamamus: Abba, Pater.
Spiritua est qui adjuvat infirmitatem nostram… postulat pro nobis gemitibus
inenarrabilibus&quot; A1-47. c) Gesù è capo d&#39;un corpo mistico di cui noi siamo le
membra e ci dà il movimento, la direzione, la vita. Col battesimo veniamo
incorporati a lui; e colla comunione ci uniamo alla Passione sua che
commemoriamo, al suo sacrifizio, alla sua vita risuscitata a cui ci fa partecipare,
aspettando di salire con lui al cielo, dove già stiamo con la speranza: &quot;spe enim
salvi facti sumus&quot; A1-48. Comunione che poi si prolunga con una specie di
comunione spirituale onde, nel corso dell&#39;intiera giornata, facciamo nostri i
pensieri, gli affetti e i voleri di Gesù: &quot;Hoc enim sentite in vobis quod et in
Christo Jesu… Vivo autem, jam non ego, vivit vero in me Christus&quot; A1-49.
Cosicchè nulla ci può separare da Colui che è il nostro tutto: &quot;Quis ergo nos
separabit a caritate Christi?&quot; A1-50. d) Ci corre quindi il dovere di tenerci
strettamente uniti a Gesù, nostro capo, principio della nostra vita, perfetto
modello che dobbiamo continuamente imitare fino a che non siamo trasformati
in Lui. 1) Dobbiamo primieramente imitarne le disposizioni interne, l&#39;umiltà e
l&#39;obbedienza: &quot;Hoc enim sentite in vobis quod et in Christo Jesu, qui cum in
forma^ Dei esset… exinanivit semetipsum… factus obediens usque ad mortem…
A1-51; la carità che lo mosse a sacrificarsi per noi: &quot;dilexit nos et tradidit
semetipsum pro nobis&quot; A1- 52; 2) poi il contegno esterno, praticando la
modestia, la mortificazione corporale, la mortificazione dei vizi e delle passioni,
coll&#39;intento di sottometterci più intieramente a Gesù e al suo Spirito: &quot;Modestia
vestra nota sit omnibus hominibus&quot; A1-53… In quest a imitazione di Cristo ci
sono parecchi gradi: si è dapprima bambini, pensando, parlando, operando da
bambini; poi si cresce e si diventa uomini perfetti &quot;in virum perfectum, in

mensuram aetatis plenitudinis Christi&quot; A1-54; e finalmente uno si trasforma
intieramente in Cristo: &quot;Mihi vivere Christus 795 est… vivit vero in me
Christus&quot; A1-55; si può allora dire ai fedeli: &quot;Imitatores mei estote sicut et ego
Christi&quot; A1-56. La spiritualità di S. Paolo non differisce dunque sostanzialmente
da quella dei Sinottici: spogliarsi dell&#39;uomo vecchio è praticar l&#39;abnegazione;
rivestirsi dell&#39;uomo nuovo è unirsi a Gesù Cristo e per lui a Dio, è amar Dio ed
il prossimo.
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

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