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La Santa Messa: un Sacrificio di Ringraziamento (Parte IV)

Liturgia27 Gennaio 2022
Testo dell'audio

Seguiamo fedelmente il Santo Sacrificio, per adempiere coscienziosamente al nostro dovere di gratitudine verso Dio, – o siamo come il servo pigro che seppellì nella terra il talento a lui affidato? Molto spesso si celebra e si ascolta la Santa Messa per implorare nuovi favori da Dio: ma ciò avviene con l’intento di estinguere un debito di gratitudine per i benefici ricevuti? Quanto seriamente e assiduamente dovremmo coltivare lo spirito orante di ringraziamento e di gratitudine a Dio, unendoci al Sacrificio Eucaristico, per fare espiazione, in qualche modo, davanti a Dio per la vile e vergognosa ingratitudine con cui il mondo così spesso offende la Sua bontà e irrita la Sua giustizia! “Che cosa c’è che dovrei fare di più per la mia vigna, che non ho fatto ad essa?” (Is 5, 4) – così interroga il Signore con ragione. Ma l’ingratitudine è la ricompensa del mondo; che non piace e che non darà onore a Dio. Non solo per insensibilità e indifferenza, ma anche per abuso, disprezzo e disdegno dei Suoi più nobili doni e grazie, il mondo ferisce il Suo Cuore paterno.

A moltissimi cristiani può essere applicato a maggior ragione ciò che Mosè lamentava amaramente nella condotta degli Israeliti: “Hanno peccato contro il loro Dio e sono una generazione malvagia e perversa. Questo dunque rendi al Signore, o popolo stolto e insipente? Il diletto, divenuto grasso, ha tirato calci; ingrassato, impinguato e impinzato, abbandonò Dio che lo aveva fatto, si allontanò da Dio suo Salvatore” (Dt. 32, 5, 6, 15). Come il mondo è, per la maggior parte, una terra dell’oblio (Sal 87, 13), un deserto sterile, in cui il veleno di ingratitudine prospera, abbiamo in questo pensiero un nuovo e potente incentivo a ringraziare ferventemente Dio, perché “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo Spirito che è da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state date da Dio” (1 Cor 2, 12).

Ecco l’esempio dei Santi: come il loro cuore e le loro labbra traboccavano di sentimenti riconoscenti! Quando il mortificato San Paolo della Croce, così severo con se stesso, camminava attraverso i boschi, i campi e i prati, tutto ciò che vedeva gli ricordava la bontà di Dio. Infiammato d’amore, gridava ai fiori e agli alberi: “Tacete! Tacete! Non predicate più!” Una volta, vedendo un fiore sul ciglio della strada, lo colse, e pieno di gioia, lo mostrò al suo compagno, dicendo: “Non vedi come i fiori esclamano: Ama Dio! Ama Dio!” E con un volto radioso, come se fosse in estasi, ripeteva più volte le parole: “E perché tu non ami Dio?” Se la vista di un fiore è sufficiente per infiammare l’anima di un santo d’amore estatico, il nostro cuore non dovrebbe bruciare (Lc 24, 32) con amore grato come incenso su carboni ardenti, o come un cero acceso consumando se stesso, quando, ai piedi dell’altare, devotamente riflettiamo su quali meravigliosi misteri di grazia divina, di misericordia e di condiscendenza si compiono nella celebrazione della Messa? Perché il Sacrificio Eucaristico non è solo il nostro migliore e perpetuo ringraziamento a Dio, ma, allo stesso tempo, è la fonte vivente, da cui possiamo e dobbiamo incessantemente trarre lo spirito di ringraziamento.

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