La rivoluzione di ottobre

Tra il 23 ed il 29 ottobre si discusse di insurrezione armata durante la seduta del Comitato Centrale del partito bolscevico, seduta cui prese parte anche Lenin. Pochi giorni dopo e nel giro di poche ore si impugnarono le armi: l’8 novembre 1917 vi furono cannonate, colpi di fucile, numerosi feriti. Distaccamenti di soldati fedeli al Comitato Militare Rivoluzionario si impossessarono della Centrale telefonica, della Banca di Stato, del Ministero del Tesoro, delle Poste e della Stazione ferroviaria di Pietrogrado.
L’incrociatore Aurora, agli ordini del Comitato Rivoluzionario dei Marinai, si fermò sulla Neva presso il ponte Nikolaevskij, poco distante dal Palazzo d’Inverno, per isolare il Governo provvisorio, abbandonato da Kerensky: era corso all’Alto Comando dell’Esercito in cerca di aiuti. Antonov Ovseyenko irruppe nella sala Malachitovaja e vi arrestò i ministri. Successivamente, Lenin ordinò di assaltare ed espugnare il Palazzo: fu a questo punto che la rivoluzione, da progetto, divenne tragica realtà.
Subito all’indomani, il 9 novembre, Lenin divenne il nuovo capo del governo. I bolscevichi avevano ormai assunto il potere ovunque ed avevano il Paese in pugno grazie ad un putsch di pochi uomini, 25 mila militanti circa, non di più, su una popolazione di 140 milioni di persone, come più volte ebbe a sottolineare Trotskij. Per questo furono subito poste in essere durissime misure repressive, per sradicare sul nascere qualsiasi forma di opposizione: così ecco nel 1918 l’abolizione dell’Assemblea costituente, nel 1921 la strage di centinaia di marinai insorti a Krondstad per ordine di Trotskij, tra il 1918 ed il 1921 le oltre 250 mila persone che, secondo una stima approssimativa, sarebbero state assassinate dai cekisti ovvero dalla Polizia segreta.
Sconfitto anche militarmente, Kerensky si diede alla fuga: si rifugiò negli Stati Uniti, dove scrisse una serie di opere a carattere antisovietico. Morì a New York nel 1970.
Un disegno mondialista
Tra il 1918 ed il 1921 Lenin si dedicò con pervicace zelo a consolidare la dittatura, servendosi dell’Armata Rossa, per piegare le resistenze dei russi “bianchi”. Sul fronte politico, nel marzo del 1919 sorse a Mosca l’Internazionale Comunista o Terza Internazionale. La sua struttura gerarchicamente centralizzata consentì di fissare l’agenda e la strategia della rivoluzione su scala mondiale.
Proprio qui, in occasione del terzo congresso, dopo le forti pressioni esercitate del Partito Socialista italiano, venne posta la questione “massoneria”, con valenza antifrancese: tra i “compagni” d’Oltralpe figuravano, infatti, molti “grembiulini”.
Alla fine e dopo molte insistenze, fu Trotskij a proporre che l’adesione alle logge fosse proibita, motivando così la richiesta: «Per i suoi statuti, la sua organizzazione e la maniera come sono scelti i suoi membri, la Massoneria non rappresenta altro che un processo d’infiltrazione della piccola borghesia in tutti gli strati sociali». Inoltre, «la solidarietà, principio basico della Massoneria, costituisce un serio ostacolo per l’azione proletaria», mentre «la Massoneria con i suoi riti, ricorda i costumi religiosi e sappiamo che tutte le religioni soggiogano il popolo».
Il Congresso approvò: di conseguenza, tutti i partiti aderenti alla Terza Internazionale proibirono ai propri membri di affiliarsi alle logge. Alla questione non parve appassionarsi Lenin, che non ebbe ad occuparsene: lasciò l’incombenza a Trotskij, pare interessato, al di là dei suoi vibrati proclami morali e ideologici, a destabilizzare il partito comunista francese, posto fortemente in difficoltà dalle nuove direttive.
A causa della carestia, Lenin, tra il 1921 ed il 1922, inaugurò la Nep, «Nuova Politica Economica», che comportò un parziale ritorno a metodi capitalistici. Il governo comunista in Russia rivelò subito la propria natura ed i propri scopi, colpendo al cuore la vita: fu il primo al mondo, infatti, a legalizzare l’aborto, su iniziativa del Commissario del Popolo agli Affari Familiari Goichberg, ma, in realtà, su forte pressione di Lenin.
Il 21 gennaio 1924 Lenin morì in una villa nei pressi di Mosca. La rivoluzione purtroppo ha proseguito però il proprio corso, provocando i guasti ed i morti, che ancora oggi abbiamo a conteggiare, laddove vi siano dittature comuniste, e di cui ancora oggi paghiamo a caro prezzo le conseguenze ideologiche.