La nuova alleanza della Grazia (Parte III)

Il Cristianesimo si fonda e ha le sue radici nel sacrificio della Croce: questa è la sorgente da cui è sorto il Nuovo Testamento con le sue benedizioni e le sue grazie. Così, come il Nuovo Testamento è stato creato e confermato tramite un sacrificio, altrettanto esso dev’essere sostenuto e mantenuto con un sacrificio perenne; infatti, conservare una cosa è una creazione continuata, per cui essa esiste e dipende dalla medesima causa della creazione. Non è pertanto sufficiente che la religione cristiana, e la Chiesa, abbia come base un sacrificio che è stato compiuto una sola volta: essa deve possedere, come pilastro maestro della sua permanenza, anche un sacrificio che venga sempre ripetuto.
Il Sacrificio del Nuovo Testamento non può e non deve essere disgiunto dal Sacrificio della Croce. Da esso sgorga tutta la redenzione per l’intera umanità, prima e dopo Cristo: costituisce il centro a cui si riferiscono tutti gli altri sacrifici. Il Sacrificio perenne del Nuovo Testamento non può avere la finalità di accumulare nuovi meriti o di dare nuova soddisfazione per i peccati degli uomini, ma può avere solamente lo scopo di applicare l’espiazione e il merito del sacrificio della Croce agli uomini bisognosi d’aiuto e di salvezza. Il Sacrificio costituisce il punto centrale della liturgia pubblica, la quale deve avere il suo stesso grado di perfezione. Poiché il Nuovo Testamento sovrasta l’Antico in misura eccelsa, esso deve perciò possedere un sacrificio di sorta incomparabilmente migliore in qualità e nobiltà.
La diversità dei due Testamenti si deve esprimere in particolare nel Sacrificio. Nella Legge antica primeggiava l’esteriorità e la carnalità, lo spirito del timore e della schiavitù; perciò, a buona ragione, erano opportuni i sacrifici cruenti, perché richiamavano alla coscienza dell’umanità non ancora redenta la propria colpa inespiata; essi indicavano Dio offeso e vendicatore che punisce i peccati con la morte. Al Nuovo Testamento però non si addice un sacrificio cruento, ma solamente uno incruento: qui infatti prevale l’interiorità e la spiritualità; qui abbiamo la grazia e la gioia della Redenzione, lo spirito dell’amore e della figliolanza di Dio.
Questo Sacrificio incruento deve corrispondere alla perfezione del Nuovo Testamento che possiede le impenetrabili ricchezze e i tesori di Cristo; cioè non deve rappresentare simbolicamente il sacrificio della Croce, come i sacrifici veterotestamentari lo prefiguravano, ma deve rendere presente il sacrificio stesso avvenuto allora sul Calvario. Ciò è possibile solamente quando l’offerta del Sacrificio del nostro altare non sta in secondo ordine rispetto al Sacrificio dell’Agnello che fu ucciso sulla Croce: cioè quando nel Santuario della Chiesa viene misteriosamente offerto in permanenza il sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo.