< Torna alla categoria

La “non-vita” di Alfie, tra biopolitica e eugenetica

Diario di bioetica30 Aprile 2021
Testo dell'audio

Tre anni fa moriva il piccolo Alfie Evans, perché la sua è stata considerata una “non vita” e “futile” il trattamento clinico nel suo stato.

Uno dei paradossi del sistema liberale consiste proprio nell’esaltare la libertà come autodeterminazione e al tempo stesso esercitare un biopotere sul singolo fino all’imposizione della morte, come nell’intenzione del giudice nei confronti di Alfie. Non bisogna dimenticare che una società votata all’utopia eugenetica, nella quale non sono ammessi gli individui malati o non produttivi, è permeata da una specie di discriminazione non meno condannabile della discriminazione razziale, su cui invece la retorica delle “memorie” si spreca, ma che, se a sua volta non si fonda sulla considerazione della verità dell’essere umano, è del tutto vacua e inconsistente.

In questa puntata, partendo dal caso di Alfie, approfondiremo il modo in cui l’attuale biopolitica incontra l’eugenetica a letto del malato.

Da Facebook